expand_lessAPRI WIDGET

La La Land: un film dallo stile onirico e gioiosamente malinconico – Cinema e Psicologia

La la land è un musical dallo stile onirico che racconta la frustrazione derivante dai sogni e dalle aspirazioni che spesso non trovano spazio nella realtà

Di Bruno Loiacono

Pubblicato il 24 Feb. 2017

Aggiornato il 03 Apr. 2017 12:40

Proclamato a gran voce il film dell’anno, dopo aver vinto 7 golden globe e guadagnato ben 14 nomination agli Oscar, La La Land è un film dallo stile onirico che intende omaggiare la tradizione del musical hollywoodiano senza cadere in uno sguardo meramente nostalgico, ma reinventandosi in una veste contemporanea che dà voce ad una storia semplice, appassionata e gioiosamente malinconica.

 

La la land: l’amore per l’arte e tra i due protagonisti

La la land: un musical gioiosamente nostalgico - Cinema e psicologiaDamien Chazelle mostra ammirazione nei confronti della tradizione, rispetto per i suoi canoni e linguaggi dimostrando di padroneggiarli abilmente per poter inserire le proprie personali variazioni, firmando un capolavoro destinato a costituire un riferimento imprescindibile per i musical che verranno. Il legame che nasce tra Sebastian e Mia accompagna lo spettatore in un vortice caleidoscopico di jazz, ballo e colori, accarezzando temi significativi come l’intransigenza della passione ed il desiderio dell’amante, la coerenza dell’agire e il rischio di tradire il Sé nel duro confronto con il Reale, la forza delle aspirazioni e la solitudine dell’artista.

Le esistenze dei protagonisti di La la land sono profondamente segnate dalla forza travolgente della passione artistica che, come il loro legame sentimentale, non nasce da un intento prestabilito ma si sprigiona come una forza naturale in grado di trascendere la loro volontà. L’impegno con cui Sebastian si rende paladino della difesa del jazz tradizionale lottando contro le resistenze del mercato del lavoro, la tenacia di Mia nel continuare imperterrita a coltivare l’aspirazione di diventare un’attrice nonostante le porte chiuse in faccia, provino dopo provino, esprimono la sofferenza di chi persegue una strada che non ha il sapore di una scelta ma della realizzazione di una vocazione.

La vocazione di cui parla Hillman, ne “Il Codice dell’Anima”, corrisponde al carattere, all’immagine, al genio, traduzioni differenti di un unico termine: daimon. Mia e Sebastian non avrebbero potuto rinunciare a ciò che domina le loro esistenze, ma si impegnano scontrandosi con la dura realtà di un mondo che sembra non riservi un posto per le loro passioni; il daimon nella mitologia greca e nella versione junghiana di Hillman rappresenta l’immagine affidata sin dalla nascita, per la realizzazione della quale è necessario vivere.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL VIDEO

La La Land (2016) Trailer

 

I sogni e le aspirazioni frustrate e il confronto con la realtà nel film La la land

La realtà del daimon può porsi in contrasto con l’esame di realtà, può generare sofferenza e frustrazione, ma sono egualmente necessari per raggiungere uno stato di benessere. I protagonisti si incontrano in un momento poco felice delle loro esistenze, entrambi appaiono fragili e logorati dai ripetuti rifiuti eppure tanto forti per la consapevolezza della verità della loro immagine. Nella Grecia antica l’eu-daimonia corrispondeva alla felicità, ovvero alla buona realizzazione del daimon, in altre parole: dar voce alla propria passione, realizzare il proprio destino.

Mia è l’unica nel locale che riconosce il valore delle note suonate da Ryan Gosling, nell’indifferenza di un’intera sala ristorante, ed il suo riconoscimento non è soltanto un interesse musicale, si scoprirà infatti che non apprezza il jazz, ma costituisce l’atto con cui Mia vede la forza della passione frustrata e dolorante di Sebastian, in una corrispondenza empatica che avvicina i protagonisti. Ciascuno costituisce il mentore dell’altro, restituisce quindi dignità al desiderio di realizzazione dell’altro così ripetutamente calpestato da un mondo sordo alla sincerità delle passioni.

Mia ad un certo punto decide di rinunciare a ripetere l’ennesimo provino, sicura che si sarebbe trattato dell’ulteriore fallimento, anticipando una previsione di insuccesso e avvertendo quindi di essere incapace di esercitare un controllo sugli eventi della sua vita: l’impotenza appresa viene confusa con l’esame di realtà, con quello che il contesto socio-culturale odierno chiamerebbe “buon senso”.

Come la psicologia positiva suggerisce, l’impotenza appresa costituisce una trappola rischiosa in grado di farci percepire un fallimento atteso pur essendo in grado di vincere, che porta a non dare il giusto valore alle abilità possedute in virtù delle aspettative frustrate. Eppure oggi, l’invito rivolto ai tanti ragazzi a rinunciare alle loro passioni se poco remunerative, se poco promettenti e redditizie, va in questa direzione, a fermarsi anzi ancor prima che si possa sperimentare la frustrazione per un traguardo non conseguito. Non c’è attenzione per la realtà del daimon ma un prevalere dell’esame di realtà che non tiene in considerazione il carattere individuale, in un adattamento unidirezionale dove la propria persona si piega al volere del mondo esterno.

Ciò che emoziona e fa sorridere dei protagonisti di La la land è la loro intransigenza verso la passione, questo imperterrito procedere oltre le bastonate con il sorriso dato dalla loro scoperta, dalla convinzione di ciò che il daimon di ciascuno voglia da loro. Mia cade nella tentazione di tradurre l’impotenza appresa in un pragmatismo realistico di buon senso; la tenacia di Sebastian le consentirà di procedere oltre le aspettative frustrate del passato riuscendo così ad ottenere quell’occasione agognata tutta la vita. Entrambi i protagonisti, però, si ritrovano a confrontarsi con l’ombra della vocazione, ovvero la dedizione assoluta, incontrastata, il suo carattere esigente e incorruttibile, che obbliga ad un isolamento forzato, talvolta anche affettivo.

Le parole del più influente pianista jazz vivente, Keith Jarrett, possono costituire un buon riferimento per avvicinarsi ad avvertire l’intransigenza del talento: “La solitudine di un artista creativo è sempre maggiore della fama che esso raggiunge. Non importa quanta gente gli sta attorno, un artista è sempre solo, che gli piaccia o no. Se nega questa solitudine, significa che non è un artista completo, perché non ha sperimentato l’unicità dell’arte. Più un artista diventa eccellente più solo si sentirà. Se non ti senti solo, vuol dire che la tua conoscenza è inferiore al tuo talento, e il talento non è tutto”.

La passione o la vocazione non ammette confini, richiede la rinuncia al limite e poco si concilia con le esigenze di un amore puro, onesto e sincero. Amore per il daimon e amore per l’amante, due amori non scelti, ma egualmente esigenti, che rifiutano compromessi, che esigono dedizione costante.

Per questo sembra necessario che entrambi debbano rinunciare a concedersi un simile legame pur amandosi, profondamente coinvolti. Nella scena finale, in quel sorriso appena abbozzato al Seb’s dopo aver assaporato in sogno ciò che avrebbe potuto essere, Mia e Sebastian riconoscono e accettano la scelta fatta, riescono a permanere nella malinconia accogliendola.

 

La gioiosa malinconia e la tenacia di chi continua a credere in un sogno

La forza di La la land potrebbe risiedere proprio nella maestria con la quale Chazelle coinvolge lo spettatore in un malinconico gioco di rimandi nostalgici chiedendo di provare ad abitarlo, di restarci e di provare a gustare il sapore comunque dolce che può avere la (gioiosa) malinconia. Anche la realizzazione della felicità (eu-daimonia) può serbare un nocciolo di nostalgica accettazione consapevole del sacrificio e della rinuncia. Ed ecco l’attualità del film, nella sua dedica: “ai folli e ai sognatori”. Chi sono i folli e i sognatori di oggi? Sono tutti i giovani che nonostante un mondo che sembra gridare che non ci sia spazio per loro, imperterriti non cadono nelle trappole del “buon senso” per non tradire il proprio destino. Chiunque scelga di assecondare una passione non scelta in un tempo in cui ciò si traduce in rischio, difficoltà e sacrificio è il folle, il sognatore di Chazelle, è l’intransigente che desidera perseguire e realizzare un disegno presente fin dai tempi più antichi, consapevole del costo che comporta la felicità.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Hillman, J. (2006) Il codice dell’anima. Milano: Adelphi.
  • Seligman, M.E.P. (2002). Authentic Happiness: Using the New Positive Psychology to Realize Your Potential for Lasting Fulfillment. New York: Free Press.
  • Ian Carr (1992) Keith Jarrett: l'uomo, la musica; traduzione di Franco Masotti. Milano: Arcana Editrice
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Il cinema come lente di ingrandimento sulla società
Il cinema come lente di ingrandimento sulla società: la Nouvelle Vague e “Fino all’ultimo respiro”

Le pellicole cinematografiche spesso costituiscono una lente di ingrandimento di ciò che accade nella società ed emerge il rapporto tra cinema e psicologia.

ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel