expand_lessAPRI WIDGET

La paura di volare e la paura di guidare (2016) – Recensione del libro

Il libro "La paura di volare e la paura di guidare" descrive i trattamenti attuali più efficaci per la cura della fobia del volo e della guida.

Di Silvia Carlucci

Pubblicato il 15 Dic. 2016

Il libro La paura di volare e la paura di guidare intende passare in rassegna i trattamenti attuali più efficaci per la cura della paura di volare e della paura di guidare, con l’obiettivo di proporre un modello integrato di trattamento.

 

Gli autori, Marco Giannini e Luca Napoli, partono da una definizione accurata di ansia, paura e fobie così da permettere anche ad un non addetto ai lavori di comprendere meglio cosa accade alla persona che, a causa di una forte ansia, evita le situazioni temute.

Nel DSM-5 le fobie di volare e di guidare sono inserite tra i disturbi d’ansia, in particolare tra le fobie specifiche di tipo situazionale. I sintomi somatici che si riscontrano più frequentemente sono tachicardia, sudorazione, nausea, vomito, crampi e cefalea, mentre i sintomi psicologici più diffusi sono la paura di morire, di impazzire o di perdere il controllo.

Oltre che sull’inquadramento diagnostico, ne La paura di volare e la paura di guidare gli autori si soffermano sul funzionamento di personalità dei soggetti fobici, riprendendo il modello dell’organizzazione fobica di personalità di Guidano (1988). Secondo tale modello, i soggetti che sviluppano fobie, hanno una personalità che si costruisce e che si muove in maniera polarizzata intorno a due bisogni fondamentali: il bisogno di autonomia/esplorazione e il bisogno di accudimento/protezione, unito ad un costante bisogno di ipercontrollo. Il soggetto tenderà ad oscillare continuamente tra questi due bisogni e a rispondere con intensa ansia e paura nel momento in cui questi vengono minacciati.

 

La paura di volare e la paura di guidare: i principali tipi di trattamento

Dopo una presentazione degli strumenti di valutazione al momento utilizzati, gli autori passano in rassegna i principali tipi di trattamento al momento esistenti. Tra questi sono brevemente illustrate le terapie farmacologiche (benzodiazepine, beta-bloccanti e SSRI) che possono essere utilizzate nella fase iniziale del trattamento, per poi dare ampio spazio ai principali trattamenti psicologici e a corsi e seminari.

Tra i trattamenti psicologici citati in La paura di volare e la paura di guidare, quello di elezione è il trattamento cognitivo-comportamentale, che si articola in diverse fasi: desensibilizzazione sistematica, esposizione agli stimoli temuti sia tramite immagini che in vivo, Virtual Reality Exposure Therapy (VRET) e tecniche di rilassamento.

Vengono poi presentati in maniera dettagliata corsi e seminari organizzati dalle principali compagnie aeree e dalle scuole guida, dove oltre ad una psicoeducazione sull’ansia, vengono fornite informazioni su aerodinamica, aspetti tecnici legati al funzionamento dell’automobile e sicurezza. Inoltre, dopo gli esercizi di rilassamento, sono previste delle esposizioni al volo (dapprima tramite simulatore) o alla guida per permettere alle persone di affrontare le situazioni temute.

L’ultima parte del libro presenta un protocollo di trattamento umanistico e bioenergetico applicato sia alla paura di volare che di guidare che prevede 8 passi, protocollo che deve essere necessariamente adattato al singolo caso:

  1. Sentirsi accolti. In un contesto in cui il terapeuta è empatico, autentico e accentante nei confronti del paziente, viene chiesto al soggetto di rappresentare in forma grafica la sua paura, dopo averla visualizzata.
  2. Imparare a respirare. Il soggetto ansioso avverte spesso la sensazione di “fame d’aria” e viene pertanto guidato nello sperimentare la respirazione diaframmatica.
  3. Dalla fiducia nell’altro alla fiducia in sé. La persona viene guidata dal terapeuta ad abbandonarsi e a fidarsi di lui e, attraverso esercizi di visualizzazione, ha modo di sentire la propria stabilità, sicurezza e acquisire consapevolezza di limiti e risorse.
  4. Vivere il Qui ed Ora e gestire i pensieri disturbanti. Vengono utilizzati protocolli Mindfulness, in particolare il body-scan, con l’obiettivo di avere strumenti di consapevolezza utili per gestire momenti di difficoltà in maniera autonoma.
  5. Imparare a vivere l’attesa. Attraverso la stimolazione del canale emotivo, il paziente viene allenato a sentire e a riconoscere le emozioni, prendendone così distanza per evitare di esserne travolto.
  6. Arricchire la propria identità. L’immagine che la persona fobica ha di sé è spesso quella di una persona incapace o fallita. In questa fase, attraverso lo schema di Johary, il paziente viene invitato a focalizzarsi su aspetti positivi di sé celati o poco valorizzati.
  7. Cadere e rialzarsi. Imparare a rialzarsi nel caso di fallimenti è importante per gestire eventuali ricadute.
  8. Provarci. Il paziente in immaginazione viene esposto alle situazioni temute partendo da una condizione di rilassamento.
Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Silvia Carlucci
Silvia Carlucci

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale. Riceve a Roma - e Vasto (Ch)

Tutti gli articoli
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Giannini, M., Napoli, L. (2016) La paura di volare e guidare. Franco Angeli Editore
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
disastro Germanwings: aerofobia e depressione
Dopo il disastro aereo Germanwings: Aerofobia e Depressione

Il suicidio di Lubitz è una perversa protesta contro la vita e un modo di imporre al mondo la propria sofferenza, non comprensibile solo dalla depressione

ARTICOLI CORRELATI
Si può vivere senza ansia?

Eliminare l'ansia non è possibile, ma imparare a conviverci sì. Per riuscirci è d'aiuto fare riferimento ad alcune tecniche di psicoterapia

Dipendenza affettiva e ansia da relazione
Ansia da relazione e dipendenza affettiva

Nelle relazioni sentimentali sono diversi i meccanismi disfunzionali che possono instaurarsi, tra questi la dipendenza affettiva e l'ansia da relazione

WordPress Ads
cancel