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Il padre: la follia nel teatro di August Strindberg

August Strindberg - Ne " Il padre " c'è tentativo inconsapevole di aggredire se stesso, di espellere e combattere la propria parte femminile

Di Gianluca Frazzoni

Pubblicato il 06 Feb. 2013

 

Il Padre: La Follia nel Teatro di August Strindberg
August Strindberg (1849 – 1912), drammaturgo, poeta e scrittore svedese.

August Strindberg – Ne ” Il padre ” c’è tentativo inconsapevole di aggredire se stesso, di espellere e combattere la propria parte femminile

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” Il Padre “, tragedia in tre atti di August Strindberg scritto nel 1887, rappresenta uno dei più importanti tentativi del grande drammaturgo svedese di intessere un’opera naturalistica, in cui la distaccata osservazione di una vicenda familiare tormentata e grottesca venga svolta sulla scena attraverso uno stile semplice, privo di riflessi narrativi che facciano riferimento all’esperienza autobiografica dell’autore.

L’esito appare in realtà distante da questo obiettivo, caricandosi di significati oscuri e complessi sui quali il percorso umano di August Strindberg aleggia con tutti i suoi temi irrisolti. La trama è lineare, la scenografia essenziale, la recitazione degli attori costruita sull’espressività enfatica del teatro classico.

Il Capitano, ufficiale di cavalleria, è sposato con Laura, donna esuberante e scaltra; partendo da un dissidio sull’educazione da impartire alla figlia, ha inizio la caduta della potenza maschile e la cinica sopraffazione da parte della donna. Laura instilla nella mente del marito il dubbio che la figlia non sia sua e lo fa con perfidia strategicamente crescente, allusioni, provocazioni quasi impercettibili che l’uomo non riesce a contrastare; nello sviluppo di questa azione sadica vengono coinvolti il medico di famiglia, il fratello, la figlia e la balia che molti anni addietro aveva cresciuto il Capitano.

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L’intento è condurlo alla follia per farlo interdire e avere il pieno controllo della scena familiare: in una progressiva destrutturazione dell’identità l’uomo arriva ad aggredire Laura e a perdere ogni controllo sui propri processi mentali, fino a rifugiarsi in una regressione infantile che lo trasforma in un essere indifeso accovacciato fra le braccia della balia o impegnato a inventare giochi di guerra. Il crollo della natura maschile e del potere si è consumato, le incertezze sulla reale potenza della propria figura, da sempre abituata a comandare e a poter disporre della volontà altrui, sgretolano la psiche del Capitano fino ad annullarla, facendola precipitare nell’abisso della sconfitta e dell’impotenza contro un nemico che non si tocca, non si vede.

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Laura utilizza armi che August Strindberg mostra di temere e disprezzare, l’azione disgregante dell’ambiguità femminile – l’autore fu più volte accusato di misoginia per tali convinzioni – che sotto le spoglie della semplicità, della fragilità è pronta a colpire con l’astuzia della parola sospesa, del pensiero impossibile da fermare come l’acqua nella roccia.

August Strindberg ne ” Il padre ” approfondisce tematiche che si riveleranno attuali anche nel secolo successivo, la crisi della famiglia borghese, la lotta fra i sessi, la solitudine umana costretta in dinamiche relazionali rigide e fredde; il suo teatro lascia il segno, come testimoniato spesso anche dagli attori che l’hanno portato al pubblico, obbliga a dividersi fra l’osservazione disturbante degli elementi autobiografici e la crudezza con cui vengono illuminate sofferenze universali.

 Non univoche sono anche le scelte interpretative alla luce del vissuto che trascinò August Strindberg verso periodi di grave patologia psichica per poi recuperarlo ad un impulso di conoscenza esso pure nevrotico; individuando il legame complesso fra storia di vita e produzione letteraria è possibile ipotizzare una collocazione concettuale dei diversi scritti, così ne ” Il padre ” riconosciamo la centralità del tortuoso rapporto con l’interiorità femminile che nel tracciato autobiografico affiora con viscerale impatto emotivo per poi a tratti attenuarsi, unita allo sguardo persino rabbioso sull’impotenza dell’uomo davanti alla fragilità dell’anima e delle relazioni.

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L’attività artistica dell’autore svedese abbraccia quasi ogni genere letterario, il suo anelito all’indagine intellettuale si manifesta avvolgendo molteplici discipline del sapere, ma rimane a dominare l’intreccio esistenziale un’inquietudine mai sanata, cupa e a tratti maniacale, pulsionale e impietosa.

I personaggi de ” Il padre ” e ugualmente di altre opere sono il tentativo inconsapevole di aggredire se stesso, di espellere e combattere la propria parte femminile – meglio, il disagio del dualismo immaginato fra eroismo titanico e imperfezione umana – generando un alternarsi continuo di virilità e disperazione, toni stentorei e sibili lamentosi nei quali crogiolarsi come un bambino che compatisce la propria debolezza chiedendo per essa il compatimento degli adulti.

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