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Se piangi per la morte di Matthew Perry, hai qualcosa che non va. O forse no?

Si può essere tristi per la morte di una persona famosa. È il lutto in una relazione parasociale e ha la stessa dignità di un lutto "vero".

Di Valentina Davi

Pubblicato il 30 Ott. 2023

Aggiornato il 10 Nov. 2023 15:25

The One when Chandler says Goodbye forever

“Sto piangendo. È morto Matthew Perry.”
La mia domenica è iniziata così, con un sms inaspettato e l’incredulità che si trasforma in stretta allo stomaco. Chandler è morto. Piango. È come se se ne fosse andato un amico.
“Questa non ha tutte le rotelle a posto!” sussurrate dandovi di gomito.
In effetti, come si può essere in lutto per qualcuno che non si conosce?

Io e Matthew Perry eravamo amici, ma lui non lo sapeva

Matthew Perry mi ha accompagnato per oltre vent’anni della mia vita. Era con me durante la mia prima cotta liceale, quando usavo ogni sua battuta per scherzare con il ragazzino di cui ero innamorata. Mi ha sollevato il morale nei giorni bui, mi ha fatto compagnia nelle notti insonni, mi ha commosso fino alle lacrime in più occasioni; mi faceva ridere anche solo guardarlo, gli volevo bene.
Chandler era mio amico, ma lui non lo sapeva.
Ognuno di noi ha una relazione speciale con un cantante, un attore, uno sportivo, un personaggio famoso. Questo rapporto speciale con una celebrità prende il nome di relazione parasociale, una relazione unidirezionale in cui da parte nostra c’è interesse, investimento emotivo e di tempo mentre dall’altra c’è la totale inconsapevolezza della nostra esistenza.

Perché nascono le relazioni parasociali?

Secondo la psicoterapeuta Julia Breur, Ph.D., intervistata da Psychology Today, instauriamo relazioni parasociali con persone famose per diversi motivi. Per esempio:

Il forte legame emotivo che caratterizza le relazioni parasociali si basa sulla proiezione di ciò che abbiamo bisogno quella persona sia per noi in un determinato momento della nostra vita: un cantante può colmare un vuoto e diventare una guida o un supporto; un attore, con la sua quotidiana presenza rassicurante, può diventare uno di famiglia (vero, signora Fletcher?).

Quante canzoni sono state balsamo per le nostre ferite d’amore, quanti versi ci hanno spinto a non mollare, quanti divulgatori o atleti hanno ispirato carriere scolastiche o sportive? Sono diventati insostituibili non per il loro talento, ma per ciò che hanno rappresentato per noi; non stringiamo questo legame speciale con la persona vera (perché ovviamente non la conosciamo), ma con l’idea che abbiamo di lei.

Il lutto per la morte di un personaggio famoso

Dato l’impatto che questo rapporto speciale ha sulla nostra vita, non stupisce che di fronte alla morte di chi ha significato tanto per noi, nonostante sia un perfetto sconosciuto, si possa soffrire, piangere, essere tristi. Essere in lutto per la morte di un personaggio famoso è una reazione normale, quindi. Al pari di un lutto “reale”, non è uno stato momentaneo, bensì un processo (Bingaman, 2022) in cui lo shock iniziale lascia posto alla tristezza, che con il tempo si attenua fino a scomparire, e ad altri sentimenti come l’amore, che invece tendono ad aumentare di intensità.

Affrontare il lutto in una relazione parasociale

Ascoltare le canzoni che sono state colonna sonora della nostra vita, riguardare i film e le serie tv, condividere battute e ricordi con altri fan è un modo per affrontare il lutto.

Quando morì Chester Bennington dei Linkin Park tantissimi fan probabilmente trascorsero giorni e giorni a sfogare la loro disperata rabbia sulle note di Crawling. 

Allo stesso modo oggi nel mondo sono certa che moltissimi omaggeranno e onoreranno Matthew Perry riguardando le puntate più esilaranti di Friends che lo hanno reso un personaggio immortale. 

Tra questi ci sarà chi, come me, ridendo per l’ennesima volta alle sue battute come fosse la prima volta, si asciugherà le lacrime perché con la morte di Matthew Perry non se ne va via solo un bravo attore, ma anche un pezzetto della propria vita.

When it hasn’t been your day, your week, your month

Or even your year, but

I’ll be there for you

(When the rain starts to pour)

cantava la sigla di Friends.

E Chandler per me c’è sempre stato. Ecco perché piango e nessuno può dirmi che ho qualcosa che non va.

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Valentina Davi
Valentina Davi

Coordinatrice di redazione di State of Mind

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