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Neuroscience Based Cognitive Therapy

La Neuroscience Based Cognitive Therapy aiuta il paziente a aumentare il livello di padroneggiamento della sofferenza psichica.

Tra le varie nuove proposte di orientamento cognitivo che cercano di affrontare il problema del paziente “difficile”, ovvero del paziente che padroneggia con particolare difficoltà i suoi stati mentali e che non riesce ad assumere un atteggiamento auto-osservativo di esplorazione e messa in discussione dei suoi pensieri disfunzionali, c’è la Neuroscience Based Cognitive Therapy (NBCT). Esso si può definire uno dei molti orientamenti di “terza ondata” della Terapia Cognitiva, è stato sviluppato da Tullio Scrimali, presso la Clinica Psichiatrica della Università di Catania, e recentemente sistematizzato in una monografia pubblicata da Wiley (Scrimali, 2012).

La NBCT addestra il paziente a aumentare il suo livello di consapevolezza e padroneggiamento dei suoi stati di sofferenza psichica utilizzando tecniche di neuro-biofeedback.

Scrimali ha sviluppato una sorta di laboratorio portatile (il MindLAB Set per leggere la mente e misurare il processo terapeutico!) che facilita l’esecuzione e ha descritto una interessante serie di protocolli che permettono al paziente di “vedere” nel qui e ora le sue attivazioni emotive espresse in forma di indici quantitativi e, contemporaneamente, agire sui suoi stessi stati mentali in modo da normalizzare questi valori quantitativi.

Si tratta di un orientamento di “terza ondata” perché, come in altri casi, esso rende meno fiducia all’elaborazione verbale e razionale e privilegia metodi di autocontrollo emotivo che non passano attraverso il pensiero esplicito e ponderato, ma piuttosto attraverso un canale che potremmo chiamare esperienziale e neo-comportamentale. Il legame con il modello cognitivo standard si indebolisce ma in qualche modo si mantiene attribuendo al termine cognizione un significato più ampio ed elastico.

 

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