La percezione, le emozioni e le convinzioni riguardo il nostro apparire orientano i progetti, le relazioni interpersonali, il nostro benessere quotidiano, l’autostima e la tendenza a sviluppare disturbi di natura psicologica, non solo quindi un disturbo del comportamento alimentare.
Molti hanno un tono dell’umore e stati d’ansia in grado di rendere difficile la vita quotidiana, comportamenti alimentari problematici e vivono lo specchio in maniera ossessiva o al contrario, scappano da qualsiasi superficie ne rifletta la loro immagine. Altri utilizzano lo sport e la cosmesi sino a desiderare (e spesso ottenere) numerosi interventi in chirurgia plastica al fine di correggere i supposti o amplificati difetti, rimanendo intrappolati nel giogo della propria insoddisfazione corporea.
L’immagine corporea è un complesso costrutto multidimensionale, e l’utilizzo di un’unica tecnica terapeutica, risulta insufficiente; per questo nasce la terapia modulare dell’immagine corporea o Body Image Modular Therapy (BIMT-Mian, E., 2014).
La Body Image Modular Therapy è una strategia d’intervento integrabile agli approcci psicoterapeutici standard, con moduli adatti e adattabili a tutte le problematiche che coloro con una immagine corporea deficitaria “portano in seduta”. Questo specifico approccio, in parte mutuato dalla CBT-BDD ovvero la psicoterapia cognitivo-comportamentale per il dismorfismo corporeo (Wilhelm, Phillips & Steketee, 2013) considera più economico ed efficace, rispetto alla pratica clinica corrente, individuare strategie specifiche per affrontare ciascuno dei processi che fanno parte del disagio del paziente relativo all’immagine corporea, permettendo una flessibilità ed una personalizzazione del trattamento psicoterapeutico al fine di affrontare le particolari sintomatologie che sono caratteristiche di alcuni ma non di tutti i pazienti (Chorpita, 2007; Eifert et al., 1997;).
Molti tipi di psicoterapia cognitivo comportamentale includono interventi basati sullo “skill-training” con sessioni che vengono presentate in modo sequenziale.
Nella Body image Modular Therapy, invece, non c’è bisogno che i moduli seguano una sequenza predefinita, proprio per aderire meglio alla storia di vita del paziente e del momento del “qui ed ora”. Inoltre, i vari moduli, non sono dei semplici “skill training”, ma veri e propri assetti di gestione terapeutica all’interno della sessione di seduta e fra le sedute stesse, indipendentemente dalla loro sequenzialità.
Questo approccio inoltre tiene conto delle nuove tecnologie per quanto riguarda l’esposizione guidata ed il “perceptual retraining” mediante videosimulazione come nell’uso del Body Image Revealer e tecniche mutuate dalla mindfulness e dall’acceptance and committment therapy (Pearson et al., 2011; Lillis et al., 2009) per la gestione della body avoidance e food phobia.