expand_lessAPRI WIDGET

Locus of control

Sulla base della teoria di Rotter, il locus of control si distingue in interno ed esterno. Chi crede di avere avere pieno controllo della propria vita attraverso le sue azioni ha un locus of control interno. Al contrario, chi attribuisce il suo successo o fallimento a cause esterne ha un locus of control esterno.

Con l’espressione locus of control, si intende letteramente “luogo attraverso cui si esercita il controllo”. In Psicologia si può definire come una disposizione mentale o un atteggiamento attraverso cui si possono influenzare le proprie azioni e i risultati che ne derivano.

Locus of control: cos'è e come condiziona il nostro comportamento

Nello specifico, il costrutto di locus of control – LOC (Rotter, 1966) si riferisce alla valutazione soggettiva dei fattori cui si attribuisce la causa di eventi, fatti ed esiti. Le persone caratterizzate da locus of control interno considerano esiti ed eventi conseguenti alle proprie azioni, mentre gli individui con prevalenza di locus of control esterno ritengono che gli eventi, esiti e risultati siano principalmente influenzati da forze esterne, meno o per nulla controllabili. Secondo le teorie dell’apprendimento sociale (Bandura, 1977; Rotter, 1966), tali processi di appraisal non sono innati ma vengono appresi nella relazione con l’altro in specifici contesti.

Il concetto di locus of control si deve a Rotter che, nel 1954, lo definì un costrutto unidimensionale caratterizzato da due poli, interiorità ed esteriorità, posti lungo un continuum su cui si disponevano, rispettivamente, coloro che attribuiscono i risultati ottenuti alle proprie capacità e coloro che attribuiscono le conseguenze di alcune azioni a circostanze esterne e incontrollabili. È così che il locus of control, sulla base della teoria di Rotter, si distingue in interno ed esterno. Chi crede di avere avere pieno controllo della propria vita, sostenendo che sono le proprie azioni a modificare il corso degli eventi, ha un locus of control interno. Al contrario, le persone che attribuiscono il loro successo o il fallimento a cause esterne, poco controllabili e imprevedibili, hanno un locus of control esterno.

Gli effetti del tipo di locus of control sulla vita degli individui sembrano dunque prevedibili: coloro che presentano un locus of control interno sono certi di possedere competenze altamente specifiche che li rende in grado di raggiungere standard molto elevati, credono che ogni azione abbia delle conseguenze e che per questo, per modificare gli esiti, è necessario esercitare un controllo rigoroso. Chi ha un locus of control interno mostra conoscenze e skills che consentono di affrontare al meglio le situazioni e i problemi; pensa di poter raggiungere gli obiettivi prefissati, non teme la fatica ma crede che per ottenere i risultati desiderati, si deve puntare su sforzo e sacrificio. Chi presenta un locus of control esterno, invece, ritiene che le conseguenze di alcune azioni siano dovute a circostanze esterne, per questo pensa che le cose che accadono nella vita siano fuori dal proprio controllo e che le azioni messe in atto siano solo il risultato di fattori non gestibili, come il destino e la fortuna. Persone con un locus of control esterno tendono a dare la colpa al destino o agli altri, piuttosto che a loro stessi, per i risultati ottenuti.

Successivamente Levenson (1973) ha contestato l’unidimensionalità del costrutto di locus of control così come teorizzato da Rotter, sostenendo invece che vi siano dimensioni separate tra loro e non dei poli opposti di un continuum. Quindi, non più un costrutto categoriale, ma dimensionale.

Partendo da questo presupposto teorico Bernand Weiner ha aggiunto alla teoria dell’attribuzione di Rotter, i seguenti due criteri:

  1. la stabilità, ovvero quanto risultano durature nel tempo le cose ottenute
  2. la controllabilità, che può essere alta se dovuta alle proprie competenze, o bassa se dipende da fattori come la fortuna, le azioni degli altri, il destino, etc.

L’interazione tra i due criteri porterebbe a considerare le situazioni esterne come stabili e controllabili, ottenendo in questo modo un controllo anche su situazioni apparentemente non gestibili.

D’altra parte, non bisogna dimenticare che non ci sono persone che possiedono soltanto locus of control interno o esclusivamente quello esterno, ma esistono individui che mostrano una combinazione dei due tipi di locus of control. Queste persone, indicate col termine bi-loci, si mostrano più capaci di gestire lo stress, fanno fronte alle difficoltà in maniera più efficiente ed efficace, sono in grado di assumersi maggiori responsabilità e raggiungono gli obiettivi con minori disagi emotivi.

Nell’ambito delle scienze psicologiche sono stati messi a punto diversi strumenti self-report per l’assessment della tipologia e del livello di locus of control. Ad esempio in Psicologia del Lavoro, il LOC-L (Locus of control lavorativo) include quattro aree specifiche che si riferiscono al contesto lavorativo: rapporti con i superiori, aspetto economico dell’attività svolta, conseguimento degli obiettivi lavorativi, carriera e caratteristiche del lavoro. Altre scale presenti in letteratura sono la Health Locus of Control Scale (HLC), la Multidimensional Health Locus of Control e la Mini Locus of Control Scale.

Come si sviluppa il locus of control

Il tipo di locus of control di ciascuno di noi risulta essere influenzato dalla personalità, dalla cultura e dalla famiglia di origine, oltre che da una serie di rinforzi positivi o negativi che si ricevono durante la vita.

La famiglia è il primo ambiente in cui il bambino apprende a dare significato agli eventi, alle sue azione e alle conseguenze di queste. Lo sviluppo del locus of control è dunque notevolmente influenzato dallo stile familiare: molte persone che presentano un locus of control interno sono cresciute in famiglie che pongono particolare attenzione all’impegno, alla responsabilità e alla costanza nel raggiungere un obiettivo (spesso il raggiungimento degli obiettivi è positivamente ricompensato in queste famiglie); viceversa è più probabile che chi ha un locus of control esterno proviene da famiglie che esercitano un basso controllo e non considerano centrale l’assunzione di responsabilità. Chiaramente col passare del tempo e coll’avvicendarsi di situazioni di vita è possibile che il locus of control si possa modificare.

Lo stile genitoriale, influenzando il locus of control dei più piccoli, impatta anche sulla loro autostima. Infatti il grado di autostima è influenzato notevolmente dalla credenza o meno di poter raggiungere un risultato desiderato e dalla consapevolezza o meno di poter efficacemente rimediare a un insuccesso. Quando nel bambino si sviluppa un locus of control esterno, egli tende ad attribuire la causa dei suoi successi o insuccessi a fattori esterni da lui, mentre quando un bambino ha uno stile di attribuzione interno attribuisce a se stesso gli esiti. Quando non avviene una commistione dei due stili, l’autostima ne risente: dallo strutturarsi del senso di colpa quando il locus of control è sempre interno (portando, in casi estremi ma non rari, al formarsi dell’idea “non sono degno d’amore”), alla deresponsabilizzazione quando è esterno.

Anche la cultura di appartenenza può avere un influsso nello sviluppo e nella strutturazione del locus of control. Nelle culture individualiste è maggiore il focus sulla tendenza a credere nelle proprie capacità di influenzare le situazioni e gli eventi della propria vita, in qualche modo sentendosi in potere di modificare l’ambiente. Diversamente, nelle culture collettiviste, i valori dell’interdipendenza e dell’armonia con l’ambiente sono centrali: adeguarsi all’ambiente più che cercare di modificarlo è alla base delle strategie di coping di tali culture. Tutto questo senza che gli individui percepiscano di non avere controllo sulle proprie vite, viceversa la sensazione di controllo sembra derivare dalla percezione di sapersi adattare e adeguare al contesto
.

Locus of control, psicopatologia e benessere psicologico

Il mondo psicologico si interroga da molto tempo sulla relazione tra locus of control e psicopatologia: per esempio, la teoria dell’impotenza appresa (Seligman, 1975) evidenzia la disfunzionalità di un locus of control esterno in relazione a sintomi depressivi nel ridurre la propensione dell’individuo ad impegnarsi nel problem-solving.
 In riferimento al benessere psicologico, è stato osservato che individui con locus of control interno tendono ad assumere uno stile di pensiero che influenza l’attuazione di comportamenti orientati al raggiungimento degli obiettivi. La risposta emotiva derivante da questo stile di pensiero è funzionale al conseguimento dello scopo e di conseguenza, chi possiede un locus of control interno, è in grado di fronteggiare lo stress in modo più adeguato.

Tuttavia anche un locus of control esterno aiuta gli individui a preservare il benessere: minimizzare il proprio ruolo e la propria responsabilità nel verificarsi di eventi negativi, dando invece una spiegazione esterna e/o fatalistica di quanto accaduto, riduce il senso di colpa, allontana il rimuginio e permette di canalizzare le energie mentali per affrontare meglio le conseguenze.

In generale, l’idea che gli individui hanno di poter controllare gli eventi li porta in ogni modo a mettere in atto strategie (più o meno) funzionali al benessere personale. Chi ha locus of control interno tenderà ad essere attivo nella risoluzione dei problemi, investirà di più sulle sue capacità e avrà più possibilità di successo. Le persone con locus of control esterno, invece, sebbene più passive rispetto agli eventi e poco in grado di intervenire, saranno più orientate all’accettazione delle esperienze negative.

Tuttavia, quando il locus del controllo (esterno vs interno) è rigido e poco flessibile, si riscontrano effetti negativi sulla motivazione degli individui e sul loro modo di regolare e gestire le emozioni: chi presenta un locus of control interno sembrerebbe più incline all’ansia, mentre chi possiede un locus of control esterno sembra essere più incline alla depressione. Chi mostra locus of control esterno, inoltre, dipende dagli altri, ha bassa autostima e una scarsa autoefficacia.

Nelle relazioni interpersonali, è adattivo possedere un locus of control interno piuttosto che esterno, perchè consente di porsi nei confronti dell’altro in modo collaborativo e volto al raggiungimento dello scopo. Si tratta di individui fiduciosi, ottimisti e pronti a prestare soccorso, se necessario. Le persone che, al contrario, mostrano un locus esterno hanno la percezione di essere prevalentemente controllati da chi sentono più forte di loro, nei confronti del quale mostrano spesso un atteggiamento di sottomissione, hanno sfiducia in loro stessi, nelle proprie capacità e presentano umore basso.

In ogni caso, non esistono soggetti che hanno esclusivamente un locus of control esterno o interno. Per questo, in un sistema di credenze equilibrato e adattivo, funzionale al benessere dell’individuo, sarebbe auspicabile possedere un mix di loci, interno o esterno, adattabili alle diverse situazioni che si verificano
.

Considerando gli aspetti culturali in relazione alla psicopatologia, una meta-analisi ha preso in considerazione più di 40 anni di studi sul locus of control con la finalità di verificare se l’associazione tra il locus of control e sintomi psicopatologici si mantiene uguale o se presenta differenze tra culture individualiste (occidentali) e collettiviste (orientali). Analizzando 152 campioni indipendenti (in totale più di 30.000 adulti) in circa 18 culture differenti, gli esiti dello studio sembrano confermare differenze cross-culturali nella magnitudine della relazione tra LOC e sintomatologia psicopatologica. In generale, dalle analisi emerge una forte associazione tra LOC e sintomi depressivi e ansiosi; l’associazione positiva tra LOC esterno e sintomi ansiosi è risultata più debole nelle culture collettiviste rispetto alle culture individualiste. Quindi il LOC esterno non è vissuto con connotati egualmente negativi in tutte le culture. Nelle culture individualiste il focus è sulla tendenza a credere nelle proprie capacità di influenzare le situazioni e gli eventi della propria vita, in qualche modo sentendosi in potere di modificare l’ambiente.
 Diversamente, nelle culture collettiviste i valori dell’interdipendenza e dell’armonia con l’ambiente sono centrali: adeguarsi all’ambiente più che cercare di modificarlo è alla base delle strategie di coping di tali culture. Tutto questo senza che gli individui percepiscano di non avere controllo sulle proprie vite, viceversa la sensazione di controllo sembra derivare dalla percezione di sapersi adattare e adeguare al contesto. Tanto più che nelle culture collettiviste il LOC esterno non si lega così strettamente agli aspetti ansioso-depressivi cosi come accade in modo più rilevante nei paesi occidentali.

Bibliografia:

  • Cheng, C., Cheung, S., Chio, J., Chan, M. (2013). Cultural meaning of perceived control: A meta-analysis of locus of control and psychological symptoms across 18 cultural regions. Psychological Bulletin 139, 1, 152-188.
  • Levenson, H. (1973). Reliability and Validity of the I, P, and C Scales—A Multidimensional View of Locus of Control.
  • Rotter, J.B. (1966). Generalized expectancies for internal versus external control of reinforcement. Psychological Monographs: General and Applied 80 (1966): 1–28.
  • Rotter, J.B. (1966). Psychological Monographs: General and Applied.
  • Seligman, M.E. (1975). Helplessness: On depression, development and death. San Francisco, CA: Freeman.
  • Weiner, B. (1972). Attribution theory, achievement motivation, and the educational process.  Review of Educational Research, 42(2), 203-215.
cancel