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L’autostima in età evolutiva: come si costruisce il valore di Sé nei più piccoli

L’ autostima si costruisce fin dai primi anni di vita, essa è il valore che ogni soggetto attribuisce a se stesso tramite i rimandi di persone significative

Di Chiara Cucinotta

Pubblicato il 22 Feb. 2018

Aggiornato il 14 Set. 2018 11:35

I bambini con bassa autostima sono coloro che hanno sperimentato qualcosa che ha fatto interiorizzare loro il fatto che non sono degni d’amore.

Introduzione: gli altri nella costruzione di autostima

L’ autostima è un costrutto in continua evoluzione che si comincia a costruire fin dai primissimi anni di vita e rappresenta il valore che ogni soggetto attribuisce a se stesso. Tale valore non è pre-esistente, ma si costruisce mediante i rimandi che le persone significative (genitori, fratelli, nonni, parenti frequentati abitualmente) danno al bambino, cioè l’idea di se stesso del bambino viene plasmata dalle informazioni che egli riceve su di lui dall’esterno.

Ciò significa che quando i genitori supportano e sostengono il bambino nelle sue scelte, manifestano affetto facendolo sentire degno d’amore e vietano determinati comportamenti contrassegnando questi ultimi come sbagliati, senza dare giudizi di valore sul bambino stesso (vale a dire “quello che hai fatto è sbagliato” e non “tu sei sbagliato” o “sei cattivo”) concorrono per costruire nel loro figlio un’immagine positiva di sé. Tuttavia, crescendo, il bambino si scontrerà con una realtà ben diversa da quella familiare in cui la fiducia in sé stesso verrà messa a dura prova.

Autostima e scuola

L’ingresso scolastico è un momento spartiacque per vari motivi all’interno della vita di un bambino. Per la prima volta si troverà solo con figure d’accudimento molto diverse dai genitori, cioè gli insegnanti, con i quali stabilirà una relazione differente, sebbene intensa, che richiederà ulteriori capacità di gestione dei rapporti. Inoltre sarà ugualmente importante affrontare il confronto con i coetanei, con i compagni di scuola e con le altre figure scolastiche con le quali verrà in contatto. In accordo con il modello bio-psico-sociale la costruzione ed il consolidamento del costrutto dell’ autostima è dipendente da diversi fattori di natura personale, relazionale, sociale e culturale ed è proprio con il passaggio a scuola che questi fattori si presentano e si impongono. Il principale ostacolo che i bambini si trovano ad affrontare mettendo alla prova la loro autostima a scuola è il voto.

Compito delle figure educative, in questa fase, è evitare l’identificazione del valore personale con il voto in pagella. In alcuni bambini con tratti perfezionisti infatti, potrebbe scattare il pensiero “ho preso 5, quindi io valgo 5”, vale a dire che si consolida come distorsione cognitiva il pensiero “Io sono il voto che mi danno”. Infatti il grado di autostima è influenzato molto dalla credenza o meno di poter raggiungere un risultato desiderato e dalla consapevolezza o meno di poter efficacemente rimediare a un insuccesso.

Ciò dipende essenzialmente da ciò che viene chiamato “Locus of Control” o “Stile di attribuzione”. Quando un bambino ha uno stile di attribuzione esterno tende ad attribuire la causa dei suoi successi o insuccessi a fattori esterni da lui (Ad es. Ho preso un bel voto perché il compito era facile/sono stato fortunato – Ho preso un brutto voto perché il compito era difficile/la maestra ce l’ha con me). Mentre quando un bambino ha uno stile di attribuzione interno attribuisce a lui stesso gli esiti (ad es. Ho preso un bel voto perché ho studiato e mi sono impegnato – Ho preso un brutto voto perché stavolta non ho studiato bene). Ovviamente sarebbe auspicabile una commistione dei due stili in base ad una valutazione obiettiva, ma non sempre ciò si verifica con conseguenti ripercussioni sull’ autostima: dallo strutturarsi del senso di colpa, quando il locus of control è sempre interno, alla deresponsabilizzazione quando è esterno.

Come riconoscere una bassa autostima nei bambini e come mantenerla positiva?

I bambini con bassa autostima sono coloro che hanno sperimentato qualcosa che ha fatto interiorizzare loro il fatto che non sono degni d’amore. Può trattarsi di un vissuto di deprivazione affettiva o trascuratezza in famiglie problematiche o in famiglie dove l’affetto non viene espresso in modo caldo ed accogliente, o esperienze che sono state metabolizzate in maniera distorta (come gelosie verso i fratelli o genitori poco presenti a casa poiché molto impegnati sul lavoro) che fanno pensare al bambino di essere sbagliato o di non meritare affetto. In genere si riscontra in bambini con locus of control interno molto rigido, in cui lo stile di attribuzione degli eventi è centrato su se stessi e, conseguentemente, le cause di ciòche accade intorno a loro vengono ricercate all’interno della persona stessa. Tutto ciò si traduce in senso di colpa poiché se i genitori si pongono in un atteggiamento di distanza affettiva, per il bambino ciò è dovuto necessariamente a qualcosa che lui ha fatto. Ricordiamo, inoltre, che buona parte dell’infanzia è caratterizzata da un tipo di pensiero definito “egocentrico”. Il bambino coinvolge se stesso in tutti gli accadimenti che lo circondano,spiegando fenomeni di varia natura con l’intervento della sua volontà, incapace di cogliere la differenza fra il proprio pensiero e quello altrui. Si tratta di una tappa assolutamente normale dello sviluppo, tuttavia è bene tenere presente che il bambino utilizza le informazioni in suo possesso, per quanto frammentarie ed incomplete, conferendo loro un significato assoluto e che ciò può giocare a suo svantaggio quando si tratta di interiorizzare esperienze positive sul proprio sé.

La bassa autostima si manifesta con atteggiamenti di chiusura, tono di voce basso, scarsa voglia di mettersi in gioco, accentuata paura di sbagliare. Può manifestarsi, altresì, con forme psicosomatiche quali disturbi gastrointestinali, cefalee, disturbi di conversione, alterazioni del controllo sfinterico, sintomi della sfera alimentare. Ciò è dovuto alla natura essenzialmente passiva di coloro che hanno poca stima di sé. Infatti sono stati individuati dalla ricerca tre stili di comportamento che sono caratterizzati da profili comunicativi ben precisi:

  1. Il comportamento Passivo ovvero subire gli altri, non essere in grado di dire la propria opinione, avere difficoltà nel prendere decisioni, pensare che gli altri siano migliori di noi, avere paura del giudizio degli altri e richiedere la loro approvazione, non essere in grado di dire di “No” ad una richiesta.
  2. Il comportamento Aggressivo ovvero non rispettare o violare i diritti altrui, essere convinti di non sbagliare, attribuire i propri errori agli altri, iper-valutarsi, non accettare il punto di vista altrui, non cambiare la propria opinione anche di fronte all’evidenza dei fatti, colpevolizzare o inferiorizzare gli altri, arrogarsi il diritto di giudicare (solitamente questo tipo di comportamento è ciò che ritroviamo nei fenomeni di bullismo).
  3. Il comportamento Assertivo ovvero non subire gli altri, non permettere che gli altri siano aggressivi, accettare punti di vista differenti, essere pronti a modificare la propria opinione,non pretendere che gli si comportino in base alle proprie aspettative, non giudicare, non essere possessivi.

La bassa autostima porta ad un circolo vizioso di ciò che viene definito “impotenza appresa”. Svalutare se stesso e le proprie risorse porta il bambino a crearsi delle aspettative negative sui compiti che dovrà affrontare, condizionandolo nel pensiero e nei comportamenti (ciò comporta disagi come ansia da prestazione e scarsa motivazione data dalla distorsione cognitiva di pensieri come “Non sono capace”; “Non ce la farò mai” etc..) e causando inevitabilmente il fallimento del compito stesso. Ciò andrà a rinforzare il pensiero iniziale e le condotte di evitamento, favorendo lo stabilizzarsi di una bassa autostima.

Il mantenimento e lo sviluppo dell’ autostima dipende dalle esperienze positive di efficacia che il bambino sperimenta giorno dopo giorno. Nello specifico è bene prestare attenzione ai seguenti fattori:

  • I successi: ovvero tutte quelle volte che il bambino sente di essere riuscito in qualcosa;
  • L’autoefficacia: ovvero il senso di competenza, il sentirsi capace di fare;
  • L’accettazione del gruppo: ovvero il senso di apprezzamento da parte del gruppo dei pari e delle persone significative;
  • La soddisfazione: ovvero la sensazione che deriva dalla realizzazione delle proprie potenzialità.

Pertanto è importante insegnare ai nostri bambini a riconoscere le loro abilità e ad individuare i loro  limiti, sottolineando e rinforzando positivamente i loro successi (ricordiamoci che per quanto possano sembrare piccoli a noi adulti per loro si tratta di grandi traguardi), promuoviamo il senso di responsabilità che favorisce un corretto stile di attribuzione e stimoliamo l’espressione emotiva in maniera tale che i bambini possano imparare a riconoscere e controllare le emozioni negative che provano senza sentirsi sbagliati.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Giannantonio M., Mi vado bene?, Ed. Erickson, Trento, 2010.
  • Plummer D. - La mia autostima. Attività di sviluppo personale per una buona immagine di sé. Ed. Erickson, Trento, 2002.
  • Pope A., McHale S., Craighead E. – Migliorare l’autostima. Un approccio psicopedagogico per bambini e adolescenti. Ed. Erickson, Trento, 1992.
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