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Locus of control: artefici del nostro futuro o vittime del nostro destino?

Il concetto di locus of control si deve a Rotter che lo definì un costrutto disposto su due poli, interiorità ed esteriorità: chi ha locus of control interno attribuisce i risultati ottenuti alle proprie capacità, chi ha locus of control esterno attribuisce le conseguenze di alcune azioni a circostanze incontrollabili

Di Redazione

Pubblicato il 26 Lug. 2018

Aggiornato il 16 Apr. 2024 10:40

Con l’espressione locus of control, si intende letteralmente il luogo attraverso cui si esercita il controllo. Esso si potrebbe definire come una disposizione mentale o un atteggiamento attraverso cui si possono influenzare le proprie azioni e i risultati che ne derivano.

 

In psicologia e in psicopatologia, uno dei costrutti più studiati è il controllo. Esistono persone che pensano di controllare qualsiasi cosa, altre, invece, credono di essere controllati da situazioni che si verificano all’esterno. Ma cosa si intende per controllo? Controllare significa dirigere le proprie azioni in modo da influenzare gli esiti di un determinato accadimento. In psicologia, spesso, alla parola controllo, ne è associata un’altra: luogo o locus. Con l’espressione locus of control, si intende letteramente il luogo attraverso cui si esercita il controllo.

Locus of control interno ed esterno

Dunque si potrebbe definire il locus of control come una disposizione mentale o un atteggiamento attraverso cui si possono influenzare le proprie azioni e i risultati che ne derivano.

Il concetto di locus of control si deve a Rotter che, nel 1954, lo definì un costrutto unidimensionale caratterizzato da due poli, interiorità ed esteriorità, posti lungo un continuum su cui si disponevano, rispettivamente, coloro che attribuiscono i risultati ottenuti alle proprie capacità e coloro che attribuiscono le conseguenze di alcune azioni a circostanze esterne e incontrollabili.

E’ così che il locus of control, sulla base della teoria di Rotter, si distingue in interno ed esterno. Chi crede di avere avere pieno controllo della propria vita, sostenendo che sono le proprie azioni a modificare il corso degli eventi, ha un locus of control interno. Al contrario, le persone che attribuiscono il loro successo o il fallimento a cause esterne, poco controllabili e imprevedibili, hanno un locus of control esterno.

Gli effetti del tipo di locus of control sulla vita degli individui sembrano dunque prevedibili: coloro che presentano un locus of control interno sono certi di possedere competenze altamente specifiche che li rende in grado di raggiungere standard molto elevati, credono che ogni azione abbia delle conseguenze e che per questo, per modificare gli esiti, è necessario esercitare un controllo rigoroso. Chi ha un locus of control interno mostra conoscenze e skills che consentono di affrontare al meglio le situazioni e i problemi; pensa di poter raggiungere gli obiettivi prefissati, non teme la fatica ma crede che per ottenere i risultati desiderati, si deve puntare su sforzo e sacrificio.

Chi presenta un locus of control esterno, invece, ritiene che le conseguenze di alcune azioni siano dovute a circostanze esterne, per questo pensa che le cose che accadono nella vita siano fuori dal proprio controllo e che le azioni messe in atto siano solo il risultato di fattori non gestibili, come il destino e la fortuna. Persone con un locus of control esterno tendono a dare la colpa al destino o agli altri, piuttosto che a loro stessi, per i risultati ottenuti.

Locus of control: stabilità e controllabilità e gli individui bi-loci

Successivamente Levenson (1973) ha contestato l’unidimensionalità del costrutto di Locus of Control così come teorizzato da Rotter, sostenendo invece che vi siano dimensioni separate tra loro e non dei poli opposti di un continuum. Quindi, non più un costrutto categoriale, ma dimensionale. Partendo da questo presupposto teorico Bernand Weiner ha aggiunto alla teoria dell’attribuzione di Rotter, i seguenti due criteri:

  1. la stabilità, ovvero quanto risultano durature nel tempo le cose ottenute;
  2. la controllabilità, che può essere alta se dovuta alle proprie competenze, o bassa se dipende da fattori come la fortuna, le azioni degli altri, il destino, etc.

L’interazione tra i due criteri porterebbe a considerare le situazioni esterne come stabili e controllabili, ottenendo in questo modo un controllo anche su situazioni apparentemente non gestibili.

D’altra parte, non bisogna dimenticare che non ci sono persone che possiedono soltanto locus interno o esclusivamente quello esterno, ma esistono individui che mostrano una combinazione dei due tipi di locus of control. Queste persone, indicate col termine bi-loci, si mostrano più capaci di gestire lo stress, fanno fronte alle difficoltà in maniera più efficiente ed efficace, sono in grado di assumersi maggiori responsabilità e raggiungono gli obiettivi con minori disagi emotivi.

Locus of control, benessere psicologico e relazioni

Quali conseguenze ha il locus of control sul benessere psicologico?

E’ stato osservato che individui con locus of control interno tendono ad assumere uno stile di pensiero che influenza l’attuazione di comportamenti orientati al raggiungimento degli obiettivi. La risposta emotiva derivante da questo stile di pensiero è funzionale al conseguimento dello scopo e di conseguenza, chi possiede un locus of control interno, è in grado di fronteggiare lo stress in modo più adeguato.

Tuttavia anche un locus of control esterno aiuta gli individui a preservare il benessere: minimizzare il proprio ruolo e la propria responsabilità nel verificarsi di eventi negativi, dando invece una spiegazione esterna e/o fatalistica di quanto accaduto, riduce il senso di colpa, allontana il rimuginio e permette di canalizzare le energie mentali per affrontare meglio le conseguenze.

In generale, l’idea che gli individui hanno di poter controllare gli eventi li porta in ogni modo a mettere in atto strategie (più o meno) funzionali al benessere personale. Chi ha locus of control interno tenderà ad essere attivo nella risoluzione dei problemi, investirà di più sulle sue capacità e avrà più possibilità di successo. Le persone con locus of control esterno, invece, sebbene più passive rispetto agli eventi e poco in grado di intervenire, saranno più orientate all’accettazione delle esperienze negative.

Tuttavia, quando il locus del controllo (esterno vs interno) è rigido e poco flessibile, si riscontrano effetti negativi sulla motivazione degli individui e sul loro modo di regolare e gestire le emozioni: chi presenta un locus of control interno sembrerebbe più incline all’ansia, mentre chi possiede un locus of control esterno sembra essere più incline alla depressione. Chi mostra locus of control esterno, inoltre, dipende dagli altri, ha bassa autostima e una scarsa autoefficacia.

Da un punto di vista relazionale, è più adattivo possedere un locus of control interno, in quanto si è più portati a collaborare con gli altri, ci si mostra più ottimisti, fiduciosi e pronti a prestare aiuto quando necessario. Chi, invece, possiede un locus of control esterno, si relaziona in modo più passivo, subisce l’altro che sente come più forte e al quale si sottomette, manifestando così un tono dell’umore basso e scarsa fiducia in sé stesso.

Come si struttura e si sviluppa il locus of control?

Il tipo di locus of control di ciascuno di noi risulta essere influenzato dalla personalità, dalla cultura e dalla famiglia di origine, oltre che da una serie di rinforzi positivi o negativi che si ricevono durante la vita.

Sviluppo del locus of control: il ruolo della famiglia di origine

La famiglia è il primo ambiente in cui il bambino apprende a dare significato agli eventi, alle sue azione e alle conseguenze di queste. Lo sviluppo del locus of control è dunque notevolmente influenzato dallo stile familiare: molte persone che presentano un locus of control interno sono cresciute in famiglie che pongono particolare attenzione all’impegno, alla responsabilità e alla costanza nel raggiungere un obiettivo (spesso il raggiungimento degli obiettivi è positivamente ricompensato in queste famiglie); chi ha un locus of control esterno proviene da famiglie che esercitano un basso controllo e non considerano centrale l’assunzione di responsabilità. Chiaramente col passare del tempo, e coll’avvicendarsi di situazioni di vita, è possibile che il locus si possa modificare.

Lo stile genitoriale, influenzando il locus of control dei più piccoli, impatta anche sulla loro autostima. Infatti il grado di autostima è influenzato notevolmente dalla credenza o meno di poter raggiungere un risultato desiderato e dalla consapevolezza o meno di poter efficacemente rimediare a un insuccesso.

Quando nel bambino si sviluppa un locus of control esterno, egli tende ad attribuire la causa dei suoi successi o insuccessi a fattori esterni da lui (es: Ho preso un bel voto perché il compito era facile/sono stato fortunato – Ho preso un brutto voto perché il compito era difficile/la maestra ce l’ha con me). Mentre quando un bambino ha uno stile di attribuzione interno attribuisce a se stesso gli esiti (ad es. Ho preso un bel voto perché ho studiato e mi sono impegnato – Ho preso un brutto voto perché stavolta non ho studiato bene). Quando non avviene una commistione dei due stili, l’autostima ne risente: dallo strutturarsi del senso di colpa quando il locus of control è sempre interno (portando, in casi estremi ma non rari, al formarsi dell’idea “non sono degno d’amore”), alla deresponsabilizzazione quando è esterno.

Locus of control e cultura d’appartenenza

Una meta-analisi del 2013 ha preso in considerazione più di 40 anni di studi sul Locus of Control con la finalità di verificare se l’associazione tra questo e sintomi psicopatologici (ad esempio sintomi ansiosi e depressivi) si mantiene uguale o se presenta differenze tra culture individualiste (occidentali) e collettiviste (orientali).

Analizzando 152 campioni indipendenti (in totale più di 30.000 adulti) in circa 18 culture differenti, gli esiti dello studio sembrano confermare differenze cross-culturali nella magnitudine della relazione tra locus of control e sintomatologia psicopatologica. In generale, dalle analisi emerge una forte associazione tra locus of control e sintomi depressivi e ansiosi; l’associazione positiva tra locus of control esterno e sintomi ansiosi è risultata tuttavia più debole nelle culture collettiviste rispetto alle culture individualiste.

Nelle culture individualiste è maggiore il focus sulla tendenza a credere nelle proprie capacità di influenzare le situazioni e gli eventi della propria vita, in qualche modo sentendosi in potere di modificare l’ambiente.

Diversamente, nelle culture collettiviste, i valori dell’interdipendenza e dell’armonia con l’ambiente sono centrali: adeguarsi all’ambiente più che cercare di modificarlo è alla base delle strategie di coping di tali culture. Tutto questo senza che gli individui percepiscano di non avere controllo sulle proprie vite, viceversa la sensazione di controllo sembra derivare dalla percezione di sapersi adattare e adeguare al contesto.

Avere un locus of control rigidamente interno o rigidamente esterno ha importanti risvolti negativi sulla salute psicologica delle persone: come in tutti gli aspetti della vita è necessaria una certa flessibilità cognitiva che consenta di spiegare e dare senso a quello che accade e ci accade.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Hanna Levenson (1973) Reliability and Validity of the I, P, and C Scales—A Multidimensional View of Locus of Control.
  • Julian B. Rotter. “Generalized expectancies for internal versus external control of reinforcement.” Psychological Monographs: General and Applied 80 (1966): 1–28.
  • Weiner, Bernard. (1972). Attribution theory, achievement motivation, and the educational process.  Review of Educational Research, 42(2), 203-215.

Risorse su State of Mind:

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