Il Disturbo Dissociativo dell’Identità sarebbe il risultato delle forme più estreme di violenza cronica e perpetrata che il soggetto può subire a partire dalla primissima infanzia, al punto che tale evidenza viene oggi inclusa nella nosografia del disturbo stesso da Manuale Diagnostico.
Dissociazione: definizione
La dissociazione è un termine utilizzato per descrivere la disconnessione tra alcuni processi psichici rispetto al restante sistema psicologico dell’individuo. Con la dissociazione si crea un’ assenza di connessione nel pensiero, nella memoria e nel senso di identità di una persona.
La dissociazione è dunque un processo di dis-integrazione, la mente viene a perdere la sua capacità di integrare alcune funzioni superiori, e svariate osservazioni cliniche stabiliscono un legame causa-effetto tra trauma e dissociazione (Dutra et al., 2009).
La dissociazione in psicopatologia è un termine che indica sia la categoria diagnostica dei disturbi dissociativi sia i sintomi dissociativi della coscienza sia alcuni processi psicopatogenetici causati da esperienze traumatiche che interferiscono con l’integrazione delle funzioni psichiche. I processi patogenetici dissociativi generano sintomi dissociativi che a loro volta possono dominare alcuni quadri clinici come un Disturbo Dissociativo oppure possono presentarsi in maniera variabile in pressoché tutte le categorie diagnostiche del DSM rappresentando un indice di gravità del quadro clinico.
Disturbo dissociativo dell’identità
Secondo i criteri del DSM V, il disturbo dissociativo dell’identità è caratterizzato da:
- Presenza di due o più identità distinte, descritta in molte culture come un’ esperienza di possessione spiritica. Questo comporta una forte compromissione della continuità del senso di Sé, accompagnata da alterazioni negli affetti, nei comportamenti, nella coscienza, nella memoria, nella percezione, nella cognizione e nelle funzioni senso-motorie. Queste alterazioni possono essere auto-riferite o riportate da terzi.
- Lacune ricorrenti nel richiamo di eventi quotidiani, di informazioni personali importanti e/o eventi traumatici (in contrasto con l’ordinario oblio)
- I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione sociale, lavorativa o di altre importanti aree di funzionamento.
- Il disturbo non fa parte di una pratica culturale o religiosa largamente accettata.
- I sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o di un’altra condizione medica
Tra i casi clinici più famosi ricordiamo Billy Milligan, un ragazzo di soli 26 anni condannato a pena carceraria dopo esser stato arrestato per rapimento, stupro e rapina di tre studentesse universitarie nel 1977. Interrogato dopo l’arresto, Billy non nega le accuse che gli vengono mosse, semplicemente afferma di non ricordare e si dimostra sinceramente confuso a riguardo. Tramite numerose perizie psichiatriche, verrà appurato che il giovane Milligan è affetto da un disturbo relativamente misconosciuto nel panorama scientifico del tempo, ma che dal 1980 era stato introdotto con riserve anche all’interno del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM III) con l’etichetta di Disturbo della Personalità Multipla (attualmente Disturbo Dissociativo dell’Identità, dalla IV edizione del DSM – 1994).
In attesa del processo, Milligan viene trasferito all’ospedale psichiatrico Harding Hospital, dove viene messo di fronte a tutte le sue personalità, permettendone così una seppur fragile fusione (integrazione). Questo gli consente di affrontare il processo, il cui verdetto finale porta alla dichiarazione di non colpevolezza per infermità mentale (viene difatti riconosciuto come responsabile dei fatti, ma non mentalmente presente al momento della loro commissione).
Tutte le EP (Emotional Parts) di Billy si dimostrano collaborative, tanto da permettere l’emergere di un’ultima personalità: quella del Maestro, la somma di tutte le identità, la loro fusione, il vero Billy. Il Maestro, unico possessore di tutti i ricordi di ciascuna personalità, racconta la vera storia di Billy Milligan (dalla primissima infanzia, alle sevizie ed abusi subìti, fino agli ultimi eventi), rendendo così possibile la stesura di questo libro, redatto proprio grazie alla collaborazione tra tutte le EP in cui il protagonista si è scisso.
Il Disturbo Dissociativo dell’Identità sarebbe il risultato delle forme più estreme di violenza cronica e perpetrata che il soggetto può subire a partire dalla primissima infanzia, al punto che tale evidenza viene oggi inclusa nella nosografia del disturbo stesso da Manuale Diagnostico.
Altri disturbi dissocativi
Secondo il DSM V, i disturbi dissociativi sono caratterizzati da una discontinuità nella normale integrazione della coscienza, della memoria, dell’identità, della percezione, della rappresentazione del corpo e del comportamento. I sintomi dissociativi possono potenzialmente compromettere ogni area del funzionamento psicologico.
I disturbi dissociativi comprendono:
- Il disturbo dissociativo dell’identità
- L’amnesia dissociativa
- Il disturbo da depersonalizzazione/ derealizzazione
- Il disturbo dissociativo non specificato
Un disturbo dissociativo si manifesta frequentemente a seguito di traumi, e molti dei sintomi, compreso l’imbarazzo, la confusione circa i sintomi o il desiderio di nasconderli, sono influenzati dalla stessa esperienza del trauma.
Bibliografia:
- American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition. Arlington, VA, American Psychiatric Association.
- Dutra L., Bureau J. F., Holmes B., Lyubchik A. & Lyons-Ruth K. (2009), Quality of early care and childhood trauma: A prospective study of developmental pathway to dissociation. Journal of Nervous and Mental Diseases, 197, 6, pp. 383-390.