Pensavo di essere in psicoterapia, non a scuola
“Ezio, oggi ti assegnerò alcuni compiti per casa”. Il terapeuta sembra fare sul serio. Per Ezio, questo è un salto nel passato: “Compiti per casa? Non pensavo di essere tornato a scuola!”.
Ebbene sì, alcuni tipi di psicoterapia, come la psicoterapia di orientamento cognitivo comportamentale (CBT), considerano i compiti a casa una componente essenziale del processo terapeutico. Il cambiamento, infatti, non nasce solo dal lavoro svolto in seduta, ma anche dal lavoro che compie attivamente la persona tra una seduta e l’altra. I compiti per casa sono pensati per aiutare le persone a mettere in atto nella vita quotidiana le strategie cognitive e comportamentali discusse col terapeuta. È proprio nello svolgimento dei compiti a casa (homework) che possiamo testare le competenze acquisite in psicoterapia e notare i primi cambiamenti. Più ci esercitiamo nel padroneggiare tali competenze al di fuori delle sedute, più diventeremo capaci di utilizzarle autonomamente, in futuro e in situazioni diverse.
Ezio fa i conti: in effetti, la sua settimana è composta da ben 168 ore ma soltanto una è dedicata alla psicoterapia. Questo significa che la responsabilità del cambiamento ricadrà anche sugli sforzi e sull’impegno da lui profuso nell’intervallo di tempo tra una seduta e l’altra, non solo sulla guida del terapeuta.
Devo davvero “fare i compiti”?
L’espressione “compiti per casa” ci fa pensare alla scuola, è inevitabile. E per qualcuno questo potrebbe anche evocare ricordi difficili.
Nella psicoterapia cognitivo comportamentale i compiti a casa rappresentano attività terapeutiche specifiche, strutturate, da completare tra una seduta e l’altra, di solito discusse durante l’incontro successivo. Essi aiutano le persone a capire come comportarsi al di fuori dello studio per stare meglio.
I compiti a casa vengono calibrati su caratteristiche, capacità e bisogni di ciascuna persona, vengono inoltre discussi e negoziati col terapeuta. Gli homework, infatti, hanno l’obiettivo di stimolarci senza farci sentire sopraffatti.
Tre esempi di compiti a casa
Gli homework possono riguardare la psicoeducazione (come la lettura di materiali informativi), l’auto-monitoraggio (ad esempio, registrare su un diario pensieri e umore del giorno) o esperimenti comportamentali relativi ai sintomi vissuti dalla persona. Vediamo insieme tre esempi di esperimenti comportamentali.
Giada ha un disturbo ossessivo-compulsivo. La terapeuta la sta addestrando a confrontarsi ed esporsi, una volta a casa, a pensieri, immagini, stimoli e situazioni che attivano le sue ossessioni, senza tuttavia “cedere” alle compulsioni. Questa tecnica, detta esposizione e prevenzione della risposta (ERP), viene inizialmente praticata in studio con la supervisione del terapeuta e poi eseguita autonomamente da Giada, che imparerà a non considerare più l’oggetto della sua ossessione una minaccia reale.
Ezio, come molte persone con disturbi d’ansia e depressivi, tende a rimuginare in modo continuo, negativo e ripetitivo su problemi e difficoltà della giornata. Insieme al suo terapeuta, ha imparato a “prendere un appuntamento col suo rimuginio” e a metterlo in agenda: circoscrive un preciso momento della giornata in cui dedicarsi a rimuginare e rimanda i pensieri negativi all’appuntamento successivo, ma solo quando lo considera effettivamente utile.
L’ansia di Paola la spinge a evitare le persone, specialmente se si tratta di situazioni come feste, assemblee o riunioni in cui potrebbe essere chiamata a conversare o esprimere la sua opinione. Il terapeuta le spiega che evitare le situazioni temute ingigantisce e mantiene la sua ansia, così la aiuta a esporsi gradualmente a sfide sociali per lei sempre più impegnative. Paola ha anche appreso alcune tecniche di respirazione profonda e di rilassamento, da utilizzare durante queste esposizioni, sia in seduta che al di fuori.
Dottore, non ho fatto i compiti!
Esistono molte possibili ragioni per cui una persona non svolge i compiti a casa, e esplorarle è una parte importante della psicoterapia.
Ad esempio, una persona potrebbe ricorrere all’evitamento per proteggersi dai sentimenti di disagio associati a pensieri di giudizio e fallimento. In altre parole, potrebbe pensare che, se non si cimenta con i compiti, almeno non potrà fallire.
Andare oltre possibili sentimenti di vergogna e colpa, discutendo col terapeuta dei propri vissuti rispetto agli homework proposti, può rappresentare una preziosa opportunità per comprendere i propri modelli di pensiero e di comportamento.