La psicoterapia come strumento di promozione del benessere
La salute mentale è una componente fondamentale del benessere individuale e il fondamento di una vita serena, piena e produttiva.
La salute mentale può essere minata da molteplici condizioni che hanno impatto sul benessere globale della persona: depressione, ansia, patologie organiche, dipendenze, lutti, stress, problemi di sonno o alimentari, difficoltà emotive e nelle relazioni, traumi ecc. Se non affrontate, tali condizioni possono rivelarsi debilitanti in vari ambiti di vita, come lavoro, studi e relazioni sociali, o tradursi in una salute fisica peggiore.
La psicoterapia può aiutare le persone di tutte le età a fronteggiare i problemi che minacciano il loro benessere psicologico, aiutandole a sviluppare modalità di pensiero e di comportamento più sane ed efficaci.
Dubbi e luoghi comuni sulla psicoterapia potrebbero ostacolare le persone nel chiedere un aiuto professionale, nonostante si sentano sopraffatte dalle difficoltà o non riescano a migliorare la propria condizione, malgrado gli sforzi e l’aiuto dei cari.
Vale la pena fare chiarezza su tali dubbi e spiegare come la psicoterapia può essere d’aiuto.
Quali sono i dubbi più comuni sulla psicoterapia?
Di seguito discuteremo 6 dubbi tra i più comuni sulla psicoterapia, che possono ostacolare le persone nel richiedere questa tipologia di trattamento.
Quanto deve durare una psicoterapia per essere efficace?
Diversi studi suggeriscono che una psicoterapia efficace è di breve durata. Come evidenziato da una revisione sistematica sul tema, il numero di sedute di psicoterapia per ottenere un miglioramento dei sintomi o della salute mentale di un paziente in media va da 4 a 26 sedute; nelle psicoterapie a bassa intensità, basate sull’auto aiuto e sull’auto aiuto guidato, il numero ottimale di sedute si aggira invece tra 4 e 6 (Robinson et al., 2020). Un’ulteriore indagine ha rilevato che non avvengono miglioramenti significativi dopo la sedicesima seduta (Anderson et al., 2016). Tali dati possono variare in relazione alle caratteristiche del setting di terapia e alla caratteristiche cliniche dei pazienti, ma comunque sottolineano una tendenza secondo cui una durata a medio-breve termine sia associata a maggiore efficacia. Una frequenza settimanale degli incontri, inoltre, sembra accelerare il tasso di miglioramento rispetto a cadenze più dilazionate (Robinson et al., 2020).
L’età dello psicoterapeuta può influire sul successo della psicoterapia?
Contrariamente a quanto suggerito dal senso comune, non vi sono prove che fattori quali età, sesso, tratti della personalità e anni di esperienza del terapeuta siano correlati ai risultati o all’efficacia della psicoterapia (Anderson, Ogles, Patterson , Lambert e Vermeersch, 2009 , Beutler et al., 2004 , Chow et al., 2015; Beutler et al., 1994). In un percorso di psicoterapia, dunque, l’esperienza non fa la differenza. Contano più il metodo psicoterapeutico adottato e il livello di specializzazione acquisito dal terapeuta nella sua applicazione. Ad esempio, numerosi studi di efficacia suggeriscono che la psicoterapia cognitivo comportamentale rappresenta il gold standard – ovvero l’approccio più efficace – per il trattamento dei più comuni disturbi mentali e che i pazienti possono continuare a trarre beneficio e ottenere miglioramenti anche dopo la fine della psicoterapia (Krause et al., 2024; Nakao et al., 2021; Hofmann et al., 2012). Non tutte le psicoterapie sono uguali e il metodo può fare la differenza.
Devo per forza parlare del mio passato?
Se un paziente non è pronto a trattare determinati argomenti, ad esempio le sue esperienze passate, può condividere tale informazione con il terapeuta e riservarsi la possibilità di tornare successivamente su tali argomenti, quando avvertirà minore disagio. Ad ogni modo, la psicoterapia non intende ri-traumatizzare la persona con avvenimenti passati, o incolpare le figure significative della sua vita per le difficoltà del presente. La psicoterapia cognitivo comportamentale, ad esempio, adotta l’esplorazione del passato come una delle possibili strategie per comprendere meglio il disagio del paziente: l’obiettivo è lavorare nel qui e ora per migliorare il futuro.
Potrei diventare dipendente dal terapeuta?
È possibile che alcune persone che sperimentano sofferenza nella loro vita, sentendosi ascoltate, accolte e comprese, possano sviluppare una forma di attaccamento e dipendenza dal terapeuta. Tuttavia, la psicoterapia ha l’obiettivo di migliorare il benessere psicologico del paziente e renderlo “autonomo”, ovvero in grado di utilizzare quanto appreso in terapia da solo nella sua vita quotidiana. Di conseguenza, comunicare apertamente i propri sentimenti al terapeuta può aiutare la persona a comprendere i propri bisogni emotivi e ridefinire l’andamento della psicoterapia.
Dovrei prendere in considerazione l’assunzione di farmaci?
Lo psicoterapeuta non può prescrivere farmaci. Tuttavia, se a un certo punto della terapia il paziente o il terapeuta dovessero riconoscere l’utilità di un farmaco, la psicoterapia potrebbe essere il contesto giusto per valutare la possibilità di una consulenza psichiatrica. La decisione finale in merito all’assunzione di un farmaco spetta sempre al paziente. È opportuno precisare che la terapia farmacologica generalmente non elimina le cause profonde del disagio di una persona, ma può facilitare il miglioramento dei sintomi e il progredire della psicoterapia.
La psicoterapia è rivolta solo a persone con disturbi mentali?
La psicoterapia può essere un trattamento per un’ampia gamma di problemi, tra cui depressione, ansia, disturbi di personalità, disturbi bipolari, disturbo ossessivo compulsivo, dipendenze, disturbi alimentari e altri ancora. Tuttavia, non è necessario soffrire di uno di questi disturbi psichici per andare in terapia. Molte persone possono sentirsi stressate, tristi, sopraffatte e desiderare sostegno. Sofferenza e disagio non sono necessariamente connessi a un disturbo psichico diagnosticabile e conclamato. La psicoterapia si rivolge anche a coloro che sono disposti ad acquisire maggiore consapevolezza dei propri pensieri, stati d’animo e comportamenti, mettendosi in discussione ed esplorando con l’aiuto di un terapeuta i propri schemi disfunzionali.