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Fermare i comportamenti impulsivi

Alcune abilità insegnate nella terapia dialettico-comportamentale sono efficaci nel ridurre l'impulsività e i comportamenti dannosi associati

Di Anna Boccaccio

Pubblicato il 12 Apr. 2024

L’impulsività e i suoi effetti indesiderati

L’impulsività, o comportamento impulsivo, è definita come un’azione senza lungimiranza, espressa prematuramente, inutilmente rischiosa e inadeguata alla situazione (APA, 2014). 

Le persone tendenti all’impulsività possono prendere decisioni affrettate, diventare litigiose e assumere comportamenti rischiosi per l’integrità personale o dei propri cari. Oltre a minare le relazioni e il benessere generale di un individuo, i comportamenti impulsivi possono anche condurre a danni finanziari e legali se lasciati incontrollati. 

Gli effetti indesiderati di azioni impulsive sono in grado di alimentare cortocircuiti cognitivi in cui gli individui, percependosi come falliti o inadeguati, provano emozioni intense e sgradevoli, mettono in atto ulteriori comportamenti impulsivi ed esperiscono di conseguenza profondi sensi di colpa che confermano la propria inadeguatezza. Diversi studi hanno evidenziato come un deficit nella capacità di elaborazione delle proprie emozioni, la cosiddetta disregolazione emotiva, sia cruciale nello sviluppo di comportamenti impulsivi quali interruzioni improvvise di rapporti lavorativi, sociali o sentimentali, scoppi emotivi, abbuffate alimentari o alcoliche, acquisti incontrollati, sgomberi massivi di effetti personali, aggressività fisica, autolesionismo e automutilazione (Leahy, Napolitano, 2005, 2006; Linehan, 1993).

Un comportamento impulsivo non rappresenta di per sé una diagnosi. Tuttavia, quando l’impulsività diviene pervasiva, dannosa e interferisce con la capacità di una persona di “funzionare” nella vita quotidiana, potrebbe suggerire la presenza di disturbi psichici quali il disturbo borderline di personalità o i disturbi bipolari (APA, 2014).

DBT e impulsività: Cope Ahead e STOP skills

La terapia dialettico-comportamentale (DBT) è una psicoterapia che combina la terapia cognitivo comportamentale con alcuni principi del buddismo Zen. Concettualizzata da Marsha Linehan, era in origine utilizzata nel trattamento del disturbo borderline di personalità, ma attualmente è adottata per diversi disturbi psichici, nella riduzione di comportamenti impulsivi e nella regolazione efficace di emozioni particolarmente intense (Linehan, 1993).

Si fonda sull’addestramento del paziente ad alcune abilità (skills) di coping, ovvero ad abilità utili a reagire a sfide personali, situazioni stressanti o eventi dolorosi. 

Tra queste, l’abilità di “STOP” ha lo scopo di aiutare il paziente a evitare azioni impulsive quando versa in una situazione emotivamente critica. STOP è l’acronimo inglese di una serie di fasi:

  • fermarsi (Stop),
  • fare un passo indietro (Take a step back),
  • osservare (Observe)
  • procedere consapevolmente (Proceed mindfully). 

Solitamente viene abbinata a una seconda abilità, detta “Cope Ahead“, ovvero Affrontare il futuro. Si tratta di un’abilità di regolazione delle emozioni che stimola la resilienza emotiva: in altri termini, prepara l’individuo in anticipo a fronteggiare situazioni difficili senza sentirsi emotivamente schiacciato dagli eventi, ma sviluppando un adattamento verso di essi. Nel Cope Ahead occorre identificare una potenziale situazione futura attivante, ovvero che ci si aspetta possa scatenare reazioni di disagio e risultare emotivamente dolorosa o stressante. Successivamente, si elabora un piano di coping per rispondere abilmente alla situazione: ad esempio, praticare  tecniche di respirazione, rilassamento o consapevolezza corporea e cercare supporto da persone di fiducia.

Infine, si prova o si visualizza ripetutamente se stessi mentre si affronta efficacemente la situazione secondo il piano di coping scelto.

L’abilità di STOP può risultare utile in fase di stress o disagio emotivo acuto, in cui si ha la percezione di non riuscire a interrompere il susseguirsi concatenato di stimoli attivanti e risposte impulsive: la DBT insegna che è possibile imparare a tollerare il disagio, fermarsi e rispondere nel modo in cui si desidera, anche quando ci si sente emotivamente sopraffatti.

Ridurre l’impulsività attraverso l’abilità di STOP

I passaggi di cui si compone la STOP skill non costituiscono istruzioni standard, ma suggeriscono al paziente un piano di coping flessibile, da modellare in base a specifici impulsi, bisogni e preferenze sperimentati nei momenti critici. Esploriamo insieme la sequenza:

  1. Identifica la situazione scatenante (trigger): esiste un tipo di situazione che di solito innesca i comportamenti impulsivi? La persona dovrà descriverla nel dettaglio, evidenziando le informazioni su chi/cosa/dove/quando e quali emozioni, sensazioni fisiche o pensieri sperimenta. Si chiede di identificare lo specifico impulso che ci si aspetta di avere. In questa fase si invita inoltre la persona a disporre del piano di coping elaborato preventivamente nell’abilità di Cope Ahead, in modo da contenere il disagio eventualmente scatenato dalla situazione attivante. 
  2. Stop – Identifica come fermarti nelle future situazioni scatenanti: in questo primo passo si invita la persona ad arrestarsi, fare una pausa e cessare ogni azione. Si suggeriscono alcune tecniche comuni comportamentali e immaginative, quali pronunciare “stop” ad alta voce o urlarlo nella propria testa, oppure tenersi la mano in un gesto di “stop” o immaginare un segnale di stop nella propria mente. Si tratta di una semplice istruzione che consente di interrompere temporaneamente gli schemi automatici di reazione impulsiva.
  3. Fai un passo indietro: questo passaggio richiede alla persona di allontanarsi fisicamente e cognitivamente dalla situazione trigger, creando una pausa emotiva dal fattore di stress. Ad esempio, l’individuo potrebbe uscire dalla cucina, in caso abbia voglia di abbuffarsi, allontanarsi da qualcosa o qualcuno verso cui si abbiano impulsi aggressivi, spegnere il telefono o il pc, serrare la bocca, incrociare le braccia, sedersi sulle mani o praticare tecniche di respirazione profonda e di rilassamento.
  4. Osserva: in questo passaggio si invita a osservare la situazione in modo obiettivo, prima di prendere una decisione. La persona effettua un allenamento alla consapevolezza di se stessa, dei propri pensieri, sentimenti e degli stimoli che la circondano, senza rimanerne coinvolta o intrappolata. Alcuni suggerimenti per riconoscere la propria esperienza potrebbero essere la meditazione, la respirazione, la descrizione interiore di elementi della situazione, etichettando emozioni, sensazioni o impulsi.
  5. Procedi consapevolmente: occorre che l’individuo compia una scelta consapevole in merito a come reagire alla situazione scatenante. Questo passaggio richiede di dispiegare le abilità di coping individuate inizialmente per tollerare o ridurre le emozioni dolorose, affrontare il fattore scatenante in modo consapevole, efficace e in linea con il benessere personale.
  6. Identifica il risultato ideale per la situazione scatenante: quale potrebbe essere il finale desiderato per una situazione tanto critica? Come la persona vorrebbe agire e sentire? Le possibilità includono affrontare la situazione senza ferire se stessi o qualcun altro e aumentare l’intimità o la connessione emotiva con qualcuno. Convalidare le proprie emozioni, difendere se stessi e i propri cari consente alla persona di provare sollievo, orgoglio, calore e speranza rispetto alla possibilità di scegliere consapevolmente come agire.
  7. Metti in pratica il tuo piano di coping nella tua testa: si invita la persona a scrivere il proprio piano di coping e a immaginare di seguirlo perfettamente, visualizzando come sarebbe evitare di agire secondo i propri impulsi. In caso non si riesca a visualizzare, si può optare per una lettura del proprio piano di coping, la sua registrazione mentre lo si legge ad alta voce e il successivo ascolto della registrazione.
  8. Preparati fisicamente alla crisi e alla ricompensa: in quest’ultimo passaggio, si suggerisce alla persona di assicurarsi di preparare in anticipo gli strumenti per affrontare la situazione, inclusa la pratica di tecniche auto-calmanti o di rilassamento. Tale preparazione può risultare utile nel caso in cui immaginare situazioni stressanti evochi le stesse emozioni del vivere quelle situazioni stressanti.

I comportamenti impulsivi possono condizionare scelte personali, percorsi di vita e limitare la libertà individuale. La DBT fornisce spazi di consapevolezza, di tolleranza al disagio e di speranza a coloro che cercano di affrancarsi dall’automatismo dettato dall’impulsività.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • American Psychiatric Association (2014). Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta Edizione. Raffaello Cortina Editore, Milano.
  • Leahy, R.L., Napolitano, L.A. (2005, November) What are the emotional schema predictors of personality disorders? Paper presented at the meeting of the Association for Behavioral and Cognitive Therapies, Washington DC.
  • Leahy, R.L., Napolitano, L.A. (2006) Do metacognitive beliefs about worry differ across the personality disorders? Paper presented at the meeting of the Anxiety Disorders Association of America, Miami, FL.
  • Linehan, M.M. (1993) Cognitive-behavioral treatment of borderline personality disorder. New York: Guilford Press.
  • Linehan, M.M. (2015) DBT Skills Training Manual, Second Edition. Guilford Press, New York.
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