Disregolazione emotiva: cos’è
Il concetto di disregolazione emotiva è strettamente legato a quello di regolazione e si riferisce ad un interruzione della “stabilità interna” dei processi mentali che sono legati alla costante e dinamica regolazione delle attività di cervello-mente-corpo-ambiente (Lazarus e Folkman, 1984).
Gratz e Roemer (2004) analizzano le diverse sfaccettature del costrutto di regolazione emotiva, delineando diverse componenti:
- consapevolezza e comprensione delle emozioni
- accettazione delle emozioni
- capacità di controllare le emozioni negative e di agire in base ai propri obiettivi anche quando vengono provate emozioni negative
- capacità di utilizzare strategie di regolazione emotiva flessibili e adatte al contesto. Jenkins e colleghi (2014) affermano che proprio una scarsa consapevolezza delle proprie emozioni potrebbe essere alla base del tratto di disregolazione emotiva, ritenuto a sua volta responsabile di condotte maladattive volte a moderare la sofferenza soggettiva, quali i gesti autolesivi (Linehan, 1993).
Qualora si sviluppi una grave situazione di disagio, ne risulta che non solo tale esperienza incide dal punto di vista psicologico sull’individuo, ma lo farebbe anche sul cervello e sul funzionamento cognitivo, rendendo il recupero del benessere ancor più difficile (Segal et al. 1996).
Una sempre più vasta letteratura scientifica afferma come la disregolazione emotiva sia un probabile esito di una relazione della diade madre-bambino che porta ad alterare il meccanismo di regolazione delle funzioni fisiologiche e quindi verso forme di psicopatologia (Kopp, 1989). Un esempio potrebbe avvenire quando un bambino esposto ad ostilità da parte del caregiver, che quindi non vede accolti e regolati i suoi stati di stress, si sente rigettato e arrabbiato. Sebbene egli possa adottare delle strategie per mantenere una relazione con il caregiver (es. pattern di attaccamento insicuro evitante o ambivalente), si verifica un fallimento nella possibilità del bambino di fare esperienza di se stesso come abile nel regolare i propri stati interni negativi in modo effettivo.
Sarebbe ragionevole ritenere a questo punto che i sentimenti di rabbia e tristezza siano facilmente attivati e che tali soggetti possano sviluppare deficit nella implementazione di un repertorio efficace e funzionale nel lungo termine di strategie di regolazione delle emozioni, il quale deficit contribuirà a confermare il senso di inefficacia e sfiducia negli altri percepito dal soggetto.
Tale tesi trova conferma anche negli studi di etologia sugli effetti di una inadeguata regolazione diadica tra il piccolo e la madre in una popolazione di scimmie rhesus. Gli esperimenti condotti confermano infatti che i piccoli di scimmia che avevano riscontrato risposte incoerenti e inadeguate alle proprie richieste emotive mettevano in atto successivamente comportamenti insolitamente impulsivi, insensibili ed esageratamente aggressivi nelle interazioni con gli altri membri del gruppo (Suomi, 2003).
Disregolazione emotiva: Daniel Siegel e la finestra di tolleranza
Daniel Siegel, autore statunitense di fama mondiale, è riuscito a rendere divulgabili alcune idee relative a complessi concetti psicopatologici come la regolazione emotiva e la neurobiologia interpersonale. A lui si deve in particolare il concetto di finestra di tolleranza.
Siegel nei suoi lavori indaga ciò che ritiene essere alla base della sofferenza psichica in senso allargato: la mancanza cioè di integrazione. Integrazione di parti del Sé, integrazione della coscienza, integrazione tra strutture cerebrali più antiche e più recenti, integrazione tra funzionamento destrorso o “sinistro” del cervello.
Tra i suoi principali contributi, Daniel Siegel ha il grande merito di aver introdotto il concetto di finestra di tolleranza, di grande rilevanza clinica e facilmente divulgabile e utilizzabile con i pazienti durante le sedute. Qui di seguito un’immagine esplicativa:
Il concetto di finestra di tolleranza va spiegato in relazione al concetto di disregolazione emotiva.
La linea sinusoidale che si osserva tra le due linee orizzontali segnalate dalle due frecce, rappresenta il tono di attivazione neuro-fisiologica con le sue normali fluttuazioni. Nel corso della giornata, il nostro stato di arousal si muove a tratti verso l’alto (tendendo allo stato di iper-arousal) e a tratti verso il basso (ipo-arousal), contestualmente a situazioni percepite più o meno “attivanti” o più o meno “calmanti”.
Fluttuare all’interno della finestra di tolleranza è totalmente normale, fino al punto in cui per varie ragioni il tono di arousal non superi verso l’altro o verso il basso i confini della finestra di tolleranza: in quel momento inizia il senso di “disregolazione”, percepito soggettivamente come un senso di essere “fuori controllo” (troppo agitati/ansiosi/attivati) o al contrario troppo “scarichi” o apatici (lo stato di ipo-arousal) e accompagnato da uno stato di profondo malessere soggettivo psichico, da cui si tenta di fuoriuscire.
Secondo questa rappresentazione del malessere psichico, indotto da una disregolazione del tono di attivazione neuro-fisiologica, il problema consiste nell’incapacità di trovare strategie di regolazione emotiva che consentano all’individuo di ri-entrare all’interno della finestra di tolleranza quando ci si trova al di fuori, sia in termini di iper o di ipoarousal.
Disregolazione emotiva e psicopatologia
La disregolazione emotiva è una delle caratteristiche principali del Disturbo Borderline di Personalità: le emozioni sono molto intense, e vanno in varie direzioni. All’estremo, l’esperienza psicologica degli stati emotivi può condurre a (1) stati mentali di vuoto o (2) stati mentali di caos emotivo incontrollato.
Le persone con Disturbo Borderline di Personalità temono questi stati e cercano di evitarli e di controllarli, talvolta con strategie controproducenti. La reazione al vuoto o al caos emotivo è disregolata, impulsiva e intensa e può comprendere: azioni impulsive (es. rabbiose), abuso di sostanze, gesti autolesivi. Lo scopo è cercare di sentirsi vivi (in contrapposizione allo stato di vuoto) oppure sentirsi quieti e sicuri (in contrapposizione allo stato di caos) oppure non sentirsi affatto.
La disregolazione emotiva predice agiti aggressivi non solo nei pazienti con Disturbo Borderline di Personalità ma anche negli autori di reato e media la relazione presente tra trauma subito e aggressività con o senza premeditazione.
Sebbene il concetto di disregolazione emotiva sia storicamente legato alle ricerche sul Disturbo Borderline di Personalità, ad oggi la letteratura considera i deficit nella gestione delle emozioni come fattore influente in differenti campi della psicopatologia, come ad esempio i disturbi dell’umore (Garnefski and Kraaij, 2006; Garnefski et al., 2001, 2005).