La disregolazione emotiva è spesso presente nel deficit cognitivo ed è una delle cause della comparsa di comportamenti disfunzionali.
Deficit cognitivo e disregolazione emotiva
Diversi autori (Hatton, 2000; Castellani et al., 2010; Hatton, 2002; Contini, 1992; Trentin 1990; Lazarus et al., 1980; Ruggerini et al., 2013) hanno documentato la possibilità, per i soggetti con disabilità intellettiva, di imparare a connettere pensieri ed emozioni.
Si possono definire le emozioni come il risultato dell’attivazione di specifici circuiti neuronali, provocata da particolari stimoli interni od esterni al soggetto. Le principali strutture anatomiche coinvolte nelle risposte emotive sono alcune regioni sottocorticali, tra cui l’amigdala, il nucleo striato ventrale e grigio periacqueduttale ed alcune aree corticali, quali la corteccia insulare anteriore e la corteccia cingolata anterodorsale (Damasio, 2011). Le emozioni sono quindi fenomeni complessi in cui intervengono la valutazione cognitiva dello stimolo, l’attivazione fisiologica del sistema nervoso e dell’intero organismo a cui segue la comparsa di una risposta comportamentale (Etkin et al., 2015). L’attivazione, conseguente allo stimolo che genera un’emozione, si manifesta attraverso alcuni fenomeni fisiologici quali la variazione della frequenza cardiaca, il rossore od il pallore, la comparsa di sudorazione, la variazione della pressione arteriosa e la comparsa di particolari espressioni facciali o verbali. Il comportamento che compare a seguito di un’emozione ha il fine di mantenere o modificare l’equilibrio del soggetto (Etkin et al., 2015).
Secondo Gross (2007) si può definire la regolazione emotiva come “la capacità di monitorare, valutare e modulare le proprie reazioni emotive, siano esse positive o negative”. I dati presenti in letteratura indicano che problemi di regolazione emotiva sono presenti in vari quadri clinici. Diversi studi hanno evidenziato la presenza di disregolazione emotiva nel disturbo borderline di personalità, nel disturbo bipolare, nei disturbi psicosomatici e nelle demenze (Flasbeck et al., 2017; Sifneos, 1973; Katz, 2000). Nel deficit cognitivo una delle abilità compromesse è quella di giudizio; questa compromissione può rendere fallace la comprensione e la consapevolezza delle emozioni. Inoltre, in tale deficit risulta spesso inadeguata la capacità di servirsi di strategie di regolazione emotiva e tutto ciò genera la comparsa di comportamenti disfunzionali (Hatton, 2000). La promozione della salute mentale, nella disabilità intellettiva, passa anche attraverso un processo di alfabetizzazione emotiva (Castellani et al., 2010).
L’alfabetizzazione emotiva può essere considerata un valido intervento psicoeducativo per affrontare comportamenti disfunzionali, aggressività e conflitti nelle relazioni interpersonali, spesso determinati dall’assente o carente capacità di regolazione emotiva. Diversi autori hanno documentato la possibilità, per i soggetti con deficit cognitivo, di imparare a connettere pensieri ed emozioni (Hatton, 2000; Castellani et al., 2010; Hatton, 2002; Contini, 1992; Trentin 1990; Lazarus et al., 1980; Ruggerini et al., 2013).
Deficit cognitivo e alfabetizzazione emotiva: il progetto Alteya
Il servizio residenziale estensivo denominato Villa Albani, rivolto a persone con deficit cognitivo e disturbi del comportamento, è una struttura pubblica appartenente Asl Roma 6, gestita dalla cooperativa sociale onlus Alteya. Sono diversi i progetti che sono stati attivati all’interno di questa struttura con lo scopo di migliorare i sintomi cognitivi e comportamentali dei pazienti ricoverati.
Recentemente è stato attivato un programma di alfabetizzazione emotiva, motivato dall’osservazione clinico-empirica che l’incapacità di gestire gli stati emozionali è spesso la causa di comparsa di conflitti ed atti auto ed etero aggressivi tra i pazienti.
Il progetto attraverso giochi, letture ed attività mirate, condotte con vari gruppi di pazienti, si pone l’obiettivo di:
- far apprendere ai pazienti ricoverati la differenza tra sensazione fisica e sensazione emotiva
- far comprendere che esiste un rapporto tra emozioni e comportamento conseguente
- far capire la distinzione tra emozioni e comportamenti
- fornire strategie di gestione dell’emozione
- far conoscere il valore e la funzione legata ad ogni emozione, anche quelle che sembrano meno positive
Le attività previste dal progetto sono organizzate e condotte da una equipe multidisciplinare (educatori, psicologo clinico, operatori assistenziali) e vengono proposte tre volte alla settimana a gruppi di pazienti omogenei per situazione clinica e livello di deficit cognitivo. Ciascuna attività è finalizzata a raggiungere uno o più obiettivi del progetto. Tutte le attività sono state progettate dall’equipe tenendo conto delle capacità attentive dei pazienti coinvolti e delle loro inclinazioni per favorirne la compliance.
Tra le attività di gioco sono state inserite il “memory delle carte emozionali”, semplice gioco di memoria che consiste nel formare delle coppie con carte che rappresentano la medesima emozione.
Un’altra attività proposta consiste nel “gioco dei mimi” da effettuare a squadre con la consegna, data da un operatore, di mimare una determinata emozione: rabbia, paura, tristezza, gioia e ad ogni emozione mimata verrà associata una canzone o una filastrocca.
Le attività del progetto prevedono anche la lettura animata, effettuata dagli operatori, in cui si narrano storie i cui protagonisti sperimentano determinate emozioni a seguito degli eventi che vivono o dei pensieri che fanno.
Inoltre, è stato progettato un laboratorio teatrale, condotto da un regista e formatore, con l’obiettivo di utilizzare l’analogia teatro-vita e permettere ai pazienti di sperimentare, nell’ambiente protetto del palcoscenico, situazioni emotive collegate a diversi aspetti della vita.
Il monitoraggio dell’efficacia dell’intervento è effettuato attraverso la registrazione degli eventi conflittuali/aggressivi e delle circostanze in cui si manifestano. Prima dell’attivazione del programma di alfabetizzazione emotiva sono state analizzate le diarie di ciascun paziente per valutare la frequenza con cui compaiono comportamenti disfunzionali collegabili a una mancata capacità di gestione delle emozioni.