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Schema Therapy e disregolazione emotiva: evidenze scientifiche a supporto

La Schema Therapy, aprendosi all'integrazione di tecniche cognitivo-esperienziali, può risultare efficace per intervenire sulla disregolazione emotiva

Di Angelo Valente

Pubblicato il 06 Mag. 2024

La regolazione delle emozioni in Schema Therapy

Per disregolazione emotiva si fa riferimento alla trafila di modelli esperienziali o di espressione emotiva che ostacolano le attività finalizzate al raggiungimento funzionale degli obiettivi individuali (Thompson, 2019; Beauchaine e Cicchetti, 2019), nonché all’incapacità di regolare gli stati emotivi indesiderati che caratterizzano differenti psicopatologie (Dadomo et al., 2016). Le ragioni riguardanti l’insorgenza di questo stadio coinvolgono diverse prospettive ascritte nel contributo di diversi modelli neurali. Secondo l’approccio funzionalista, ad esempio, l’assenza di regolazione delle emozioni sarebbe imputabile a una carenza di connettività funzionale tra le strutture prefrontali e le regioni sottocorticali coinvolte nella generazione di emozioni di avvicinamento ed evitamento, particolarmente riscontrabile soprattutto in disturbi di natura internalizzante ed esternalizzante (Beauchaine e Cicchetti, 2019). Al contrario, seguendo la prospettiva costruzionista, le emozioni sono considerate come caratteristiche emergenti di un assetto neurostrutturale complesso, e quindi manifestabili attraverso pattern di risposta individualizzati per merito di schemi, associazioni e bias attributivi consolidati durante la personale storia di apprendimenti dell’individuo (Beauchaine et al., 2020). 

Vista la sua primarietà di ruolo assunta all’interno delle relazioni interpersonali, si può dedurre che la regolazione delle emozioni ricopra una funzione per nulla trascurabile, non solo in riferimento alla configurazione ottimale di relazioni sane, ma anche in merito alle principali modalità di trattamento psicoterapico (Grecucci et al., 2020). Da anni, tale compito viene assolto dall’efficacia empirica della terapia cognitivo-comportamentale, la cui metodologia verte prioritariamente su un lavoro diretto alle cognizioni e ai comportamenti dell’individuo, a partire da sofisticati interventi di reappraisal, processo che consiste nella riesaminazione della situazione o un’attività con lo scopo di apportare una riduzione delle manifestazioni sintomatologiche di un disturbo (Clark, 2022). L’intento di allargare i confini operativi della CBT ha coinvolto anche il ruolo di nuovi modelli di intervento tra cui la Schema Therapy, concettualizzata da Jeffrey Young per il trattamento di disturbi o specifiche manifestazioni di disagio che sottendono la presenza di tratti di personalità patologici o altamente disfunzionali (Young et al., 2003). Nello specifico, secondo Young (2003) l’insorgenza del disagio deriverebbe dalla frustrazione di alcuni bisogni emotivi fondamentali durante l’infanzia da parte delle principali figure di attaccamento, senza prescindere dall’influenza di altri fattori di tipo biologico e temperamentale. 

La cornice teorica del modello spiegherebbe tali espressioni patologiche attraverso un processo di attivazione sistematica di diverse componenti fondamentali a seguito dell’esposizione a uno stimolo o a un evento trigger: Schemi Maladattivi Precoci, modalità di coping e Mode (Young et al., 2003; Arntz e Jacob, 2012). Per un approfondimento più completo, si rimanda pertanto alla loro descrizione esaustiva su State of Mind.

La ricerca di Grecucci e collaboratori (2020) sulla disregolazione emotiva

Secondo gli autori, il campo della regolazione emotiva nella pratica clinica può essere arricchito attraverso l’integrazione contributiva di approcci esplicativi di stampo cognitivo ed esperienziale, rispettivamente denominati come Cognitive-Experiential Regulation (CER) e Emotion-Direct Regulation (EDER), utilizzabili a discrezione del terapeuta circa la comprensione e il trattamento dei disturbi che sottendono alti livelli di disregolazione emotiva all’interno del setting terapeutico, senza prescindere da un previo esame delle specifiche esigenze dei pazienti. Di seguito, si riportano le caratteristiche fondamentali.

Cognitive-Experiential Regulation (CER)

Questo modello appone un focus preferenziale sull’individuazione e la valutazione dei meccanismi cognitivi e comportamentali, solitamente tramite tecniche di terapia cognitivo-comportamentale, che mirano a correggere le distorsioni percettive e interpretative del paziente con l’intento di ottenere l’attivazione di processi top-down. In questo contesto, le emozioni si sviluppano in una sequenza di fasi chiave. Inizialmente, un individuo è esposto a una situazione specifica, dove presta attenzione a particolari aspetti di tale situazione. Successivamente, interpreta la situazione attraverso valutazioni cognitive e, infine, produce una risposta emotiva a livello comportamentale, soggettivo e fisiologico. Pertanto, le strategie specifiche da implementare verterebbero sulla selezione della situazione, la sua modifica, l’impiego dell’attenzione, il cambiamento cognitivo e la modulazione della risposta. Tale prospettiva suggerisce come l’assenza di adeguate strategie di regolazione possa determinare una potenziale perdita di equilibrio nelle proprie espressioni emotive.

Emotion-Direct Regulation (EDER)

Questo modello considera l’emozione come un fenomeno biologico indipendente dalla cognizione e dall’esercizio di consapevolezza dell’individuo, concentrandosi pertanto sulla rimozione dei meccanismi di disregolazione emotiva tramite l’esposizione ad esperienze che apportino un carico emotivo opposto. Pertanto, le emozioni scaturirebbero sia a livello soggettivo che fisiologico, con una consecutiva risposta a livello comportamentale. Tale approccio nasce dagli studi delle neuroscienze affettive, suggerendo come le emozioni siano principalmente generate nelle regioni cerebrali subcorticali. Secondo il modello, un basso livello di regolazione emotiva è individuabile innanzi a casi con elevati livelli di ansia e/o dalle condotte oppositive generate dall’attivazione dei meccanismi di difesa. A differenza del CER, che si concentra sull’aggiunta di nuove strategie di regolazione, l’EDER suggerisce che le emozioni primarie dovrebbero essere facilitate nella loro espressione, a differenza delle emozioni implicate nei meccanismi di difesa.

Meccanismi biologici dietro la regolazione emotiva

Gli autori evidenziano due meccanismi psicologici e neurali distinti alla base di questi approcci: l’estinzione e il riconsolidamento mnemonico

Nel primo caso, sulla base degli studi di Pavlov, l’estinzione viene solitamente applicata per il modello Cognitive-Experiential Regulation, poiché il paziente viene esposto nuovamente a uno stimolo condizionato (ad esempio il luogo in cui hanno cominciato a verificarsi gli attacchi di panico) in assenza dello stimolo non condizionato (in questo caso specifico l’attacco di panico). In questo contesto, il terapeuta aiuta infatti il paziente a contrastare l’apprendimento passato attraverso l’acquisizione di nuovi apprendimenti (pensiero alternativo, potenziamento dell’attenzione, esposizione agli stimoli fobigeni ecc.). L’obiettivo verte quindi sull’attivazione dei meccanismi top-down situati nella corteccia prefrontale, favorendo la modulazione delle aree sottocorticali responsabili dell’attivazione emotiva come insula e amigdala. Coerentemente a questo modello, molti studi basati su un modello cognitivo comportamentale hanno riscontrato un’aumentata attività della corteccia prefrontale e della corteccia cingolata anteriore, oltre che a una diminuzione delle regioni sottocorticali.

Al contrario, il riconsolidamento mnemonico è un processo che si verifica quando un ricordo precedentemente acquisito diventa temporaneamente suscettibile alle modifiche dopo essere stato rievocato. In tal caso, l’esposizione a nuovi stimoli informativi può concorrere a consolidare nuovi apprendimenti funzionali alla regolazione delle emozioni. Nel setting terapeutico, ciò avviene esponendo il paziente a esperienze critiche dopo la rievocazione del ricordo, annettendo dei nuovi stimoli che permettano di rivalutarlo sino alla sua cancellazione. Per questo intento, il terapeuta aiuta il paziente facendo dirigere la sua attenzione verso le emozioni scaturite da un’esperienza munita di un carico emotivo opposto a quello che ha provato solitamente, favorendo il riconsolidamento mnemonico grazie alla stimolazione delle aree subcorticali e fronto-ventrali.

Il ruolo specifico della Schema Therapy

L’articolo di Grecucci e colleghi suggerisce che un modello come la Schema Therapy potrebbe essere arricchito dall’integrazione di tecniche provenienti da entrambi gli approcci sopracitati, soprattutto per quanto riguarda quelle di stampo cognitivo-esperienziale. Per identificare i meccanismi di disregolazione emotiva, questo approccio adopera quattro macrocategorie di Mode, ognuna associata a specifici pattern di emozioni. Tra queste vengono inclusi i Mode bambino arrabbiato, i Mode di coping disfunzionali, i Mode genitore disfunzionale e il Mode dell’adulto sano. Nello specifico, il lavoro sui Mode disfunzionali è di fondamentale importanza per intervenire sulla valutazione e la modifica degli schemi, oltre che per poter attivare Mode più funzionali. 

Tecniche utilizzate nella Schema Therapy

  • Reparenting parziale: un’esperienza di correzione emotiva e interpersonale in cui il terapeuta assolve il ruolo di genitore ponendosi con empatia e premura nei confronti del paziente nel rispetto dei limiti etici e deontologici della professione (Jacob e Arntz, 2013; Dadomo et al., 2016; Dadomo et al., 2018; Grecucci et al., 2020). La relazione terapeutica funge dunque da veicolo per identificare e facilitare la correzione degli schemi di pensiero disfunzionali sottostanti al disturbo (Gülüm e Soygüt, 2022; Grecucci et al., 2020) nel tentativo di sanazione parziale dei bisogni disattesi durante l’infanzia, in modo da rendere egodistonici i tratti patologici di personalità del paziente (Young et al., 2003). 
  • Confronto empatico: questa tecnica permette di individuare i Mode disfunzionali del paziente in modo che quest’ultimo impari a riconoscerli nel momento in cui si attivano. Nello specifico, il terapeuta si impegna a spiegare il motivo per cui questi pattern si attivano, sottolineando la loro ulteriore derivazione dalle esperienze infantili. In sintesi, questo processo implica sia un esercizio empatico da parte del professionista, così come l’instaurazione di un confronto mirato a far riflettere il paziente, così da informarlo sia sull’origine dei propri schemi e delle modalità di coping sia sulle conseguenze negative che tali modelli comporterebbero.
  • Rielaborazione immaginativa (Imagery Rescripting): questa tecnica consiste nella rievocazione di ricordi biografici traumatici accaduti durante l’infanzia del paziente, comportando una conseguente attivazione delle emozioni associate ai Mode e agli schemi. Il compito primario sarà dunque di rivivere l’immaginario evocato attraverso la modifica delle emozioni negative, concentrandosi sempre di più sul soddisfacimento dei bisogni del bambino. Gli effetti sottesi a questo lavoro saranno due: in primis, il paziente capisce di meritare riconoscimento e protezione. In secondo luogo, l’esperienza di guarigione concede al paziente un punto di vista alternativo sulla situazione traumatica, offrendo una nuova possibilità di affrontare situazioni simili in modo sicuro nel prossimo futuro. In questo modo si va inoltre a lavorare sul Mode dell’Adulto sano, cercando di svilupparlo per permettere di instaurare una visione realistica e pragmatica della realtà entro il quale si trova ad agire. Di fatto, accade spesso che in seduta si ripercorrano eventi autobiografici in cui si realizza la somiglianza tra le emozioni vissute nel presente e le emozioni vissute nel passato. Il ruolo primario del terapeuta è quello di intervenire cercando di soddisfare i bisogni del paziente per consentire il loro riconoscimento, oltre che capire come soddisfarli. 
  • Tecnica delle sedie: questa tecnica aiuta il paziente a comprendere e gestire le diverse parti del proprio Sé. Di fatto, durante la seduta, il terapeuta si impegna ad instaurare un dialogo tra i differenti Mode al fine di apportare una consapevolezza riguardo alle modalità con cui questi si attivano nella vita di tutti i giorni, esplicitando inoltre il ruolo che hanno assunto già a partire dall’infanzia. Durante questo tipo di lavoro, è necessario che il paziente assuma esclusivamente la prospettiva di un unico mode, così da riuscire a differenziare i vari Mode l’uno dall’altro. Tale esercizio sembrerebbe infatti particolarmente efficace nel potenziamento delle abilità metacognitive, oltre che a contribuire al potenziamento del Mode Adulto Sano. 

In conclusione, l’articolo discute l’importanza della regolazione emotiva, focalizzandosi su due approcci terapeutici: il Cognitive-Experiential Regulation (CER) e l’Emotion-Direct Regulation (EDER). Entrambi sono integrabili nella pratica clinica per affrontare la disregolazione emotiva, suggerendo che la Schema Therapy possa arricchirsi integrando tecniche da entrambi gli approcci, adottandone uno di tipo cognitivo-esperienziale. 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Arntz, A., & Jacob, G. (2012). Schema therapy in practice: An introductoryguide to the schema mode approach. West Sussex, UK: Wiley.
  • Jacob, G. A., & Arntz, A. (2013). Schema therapy for personality disorders-A review. International Journal of Cognitive Therapy, 6(2), 171–185.
  • Dadomo, H., Grecucci, A., Giardini, I., Ugolini, E., Carmelita, A., & Panzeri, M. (2016). Schema Therapy for Emotional Dysregulation: Theoretical Implication and Clinical Applications. Frontiers in Psychology, 7, 1987.
  • Dadomo, H., Panzeri, M., Caponcello, D., Carmelita, A., & Grecucci, A. (2018). 133 Schema Therapy for emotional dysregulation in personality disorders: a review. Current Opinion in Psychiatry, 31 (1), 43-49.
  • Young, J. E., Klosko, J. S., & Weishaar, M. E. (2003). Schema Therapy: A Practitioner’s Guide. New York: The Guilford Publications (trad. it. Schema Therapy. La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi di personalità, Firenze: Eclipsi, 2007).

 

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