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Fondi ai Disturbi alimentari: sì o no? Il mancato rinnovo del fondo, le proteste di chi soffre e la risposta del Ministero della Salute

I disturbi alimentari sono tra i disturbi mentali con il più alto tasso di mortalità. Quali misure sono state adottate dal governo?

Di Valentina Davi

Pubblicato il 18 Gen. 2024

Aggiornato il 05 Feb. 2024 11:45

L’aumento dei disturbi alimentari

Il rifiuto categorico di mangiare, lo specchio che restituisce un’immagine scheletrica percepita ancora troppo grassa, il senso di colpa che divora per uno sgarro non ammesso, l’illusione di un controllo sulla vita grazie al controllo sull’alimentazione, quando in realtà è l’alimentazione ad avere il controllo su di te. Di anoressia nervosa lentamente si muore, così come di bulimia.

I disturbi alimentari sono tra i disturbi mentali con il più alto tasso di mortalità, nonché la seconda causa di morte tra gli adolescenti italiani dopo gli incidenti stradali. Solo nel 2022 sono morte 3.158 persone a causa dei disturbi dell’alimentazione, quasi 9 al giorno. 

Se questo non fosse un dato sufficientemente allarmante, il Ministero della Salute ha segnalato un forte aumento dei casi dopo la pandemia COVID-19 (40% in più rispetto al 2019).

Quali misure sono state adottate per far fronte a quella che diversi professionisti hanno definito una vera e propria epidemia?

Il fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (2022-2023)

25 milioni di euro in due anni. Questa la cifra stanziata nel 2021 con la legge di Bilancio per il 2022 per finanziare il “Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”. Si tratta di un fondo che prevede l’erogazione di 15 milioni di euro per il 2022 e 10 milioni di euro per il 2023 destinati a piani di intervento regionali e provinciali volti al miglioramento dell’assistenza alle persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

L’obiettivo era garantire:

  • livelli minimi di cura di base in ogni Regione/Provincia Autonoma;
  • l’individuazione precoce degli esordi di un disturbo alimentare
  • la presa in carico e il trattamento dei pazienti il più possibile vicini al territorio di residenza per favorire cure continuative;
  • una rete di servizi con progetti di prevenzione e promozione della salute e di cura sia per soggetti a rischio sia per pazienti con una malattia di lunga durata e un alto rischio di complicanze mediche;
  • la realizzazione di eventi di formazione rivolti ai professionisti;
  • il coinvolgimento delle famiglie dei pazienti nel percorso diagnostico-terapeutico;
  • l’applicazione in tutte le regioni del Percorso Lilla, un percorso dedicato presso il Pronto Soccorso in grado di accogliere pazienti in condizioni metaboliche urgenti.

Il Governo Meloni non rinnova il fondo (2024) dei disturbi alimentari

Il Governo taglia i fondi per i Disturbi Alimentari” titolano da giorni i giornali. In realtà non è proprio così. Per poter parlare di tagli dovrebbero esserci dei fondi stanziati per il 2024 da cui togliere soldi, ma non è questo il caso. Il Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione era una misura temporanea e non strutturata che il Governo Meloni ha deciso di non rinnovare. Inutile il tentativo del Movimento 5 stelle: l’emendamento proposto da Pirro, Mazzella, Patuanelli, Castellone, Damante che prevedeva che il fondo fosse incrementato di 10 milioni di euro per l’anno 2024, 15 milioni per il 2025 e 15 milioni per il 2026 è stato respinto.

Rispunta il DDL sul reato di istigazione all’anoressia

Eppure Fratelli di Italia sembrava avere a cuore la questione dei Disturbi Alimentari: non è trascorso nemmeno un anno dall’annuncio da parte di Roberto Balboni dell’ennesimo (i 13 precedenti non hanno mai visto la luce) DDL sull’istigazione all’anoressia (Legislatura 19ª – Disegno di legge n. 599): oggi nessuna risorsa per prevenire o curare i disturbi alimentari, ma domani pugno di ferro per chi incita ad adottare condotte alimentari pericolose (es. siti pro-Ana), carcere fino a 2 anni e sanzioni fino a 150.000 euro. 

A seguito delle forti proteste da parte di associazioni, familiari di pazienti e professionisti sanitari per il mancato rinnovo del fondo, colpisce il tempismo chirurgico con cui il DDL di Balboni, rimasto nel dimenticatoio per un anno, giunga all’esame della 10° commissione permanente al Senato proprio in questi giorni. Che il governo intenda creare un nuovo fondo con gli introiti delle sanzioni?!

Il Ministro Schillaci promette di 10 milioni di euro per i disturbi alimentari

L’ondata di indignazione che ha pervaso l’Italia, con movimentazioni in piazza annunciate per il 19 gennaio, non è passata inosservata. Il 17 gennaio si è tenuta alla Camera un’interrogazione a risposta immediata (question time), che consiste in una domanda che i parlamentari possono rivolgere ai ministri competenti su argomenti di rilevanza generale, connotati da urgenza o particolare attualità politica. Il Ministro della Salute Schillaci, interrogato in merito ai mancati finanziamenti, ha annunciato di aver deciso, con un emendamento che sarà proposto in conversione al cosiddetto decreto Milleproroghe, di mettere a disposizione un fondo pari a 10 milioni di euro per il 2024. 

Inoltre ha sottolineato che 16 nuove prestazioni di assistenza ambulatoriale in esenzione “necessarie e appropriate per il monitoraggio e la prevenzione delle complicanze ed aggravamenti di bulimia e anoressia” andranno a sommarsi alle precedenti per un totale di 32 prestazioni da concedere in esenzione.

Il Ministro ha poi concluso il suo discorso sottolineando che con l’entrata in vigore del nuovo Nomenclatore tariffario (il documento che elenca le prestazioni erogabili a carico del Servizio Sanitario Nazionale) e l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (i cosiddetti LEA) “sarà garantita finalmente la piena copertura finanziaria in modo strutturale per l’erogazione delle prestazioni a beneficio di tutti i pazienti con tali disturbi, rendendo di fatto non più necessario un Fondo straordinario a carattere temporaneo che finora è stato sperimentato”. 

Esenzioni? Sì, ma non c’è posto!

In Italia ad oggi si contano 126 strutture su tutto il territorio nazionale, di cui 112 del Servizio Sanitario Nazionale e 14 del Privato accreditato. È quanto emerge dalla mappatura dei Servizi per la Cura dei Disturbi Alimentari sostenuta dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità. La piattaforma dove sono censiti tutti i Centri di Cura appartenenti al Sistema Sanitario Nazionale (SSN) è consultabile sul sito piattaformadisturbialimentari.iss.it e costantemente aggiornata. La copertura dei servizi non è omogenea su tutto il territorio: 63 centri al Nord, 23 al Centro Italia e 40 tra Sud e Isole. Provate a cercare strutture in Molise: il risultato è zero.

Per accedere ai servizi del SSN ci sono liste di attesa lunghissime: si può attendere dagli 8 ai 12 mesi e più. A cosa servono le esenzioni, se chi soffre di anoressia o bulimia non può accedere tempestivamente alle cure? Come sempre, chi ha disponibilità economica, si rivolge alle strutture private pagando di tasca propria psicologi, psichiatri o neuropsichiatri infantili, infermieri, dietisti, internisti e tutte le figure necessarie al trattamento di disturbi complessi quali sono anoressia e bulimia; gli altri aspettano, nella speranza che non sia troppo tardi.

La prevenzione dei disturbi alimentari

Negli ultimi anni si è osservato un preoccupante abbassamento dell’età di esordio dei disturbi alimentari (il 30% di chi è ammalato ha meno di 14 anni). Appare evidente che si debba intervenire sulle fasce maggiormente a rischio per promuovere un rapporto sano con l’alimentazione, con il proprio corpo e la propria immagine, insegnare a riconoscere e a gestire in maniera funzionale emozioni disturbanti e sostenere l’autostima al fine di ridurre il rischio negli adolescenti di sviluppare disturbi alimentari.

Uno degli obiettivi del fondo era proprio garantire progetti di prevenzione e promozione della salute e di cura nei soggetti a rischio.

Fornire cure efficaci e accesso ai servizi è fondamentale, ma un approccio lungimirante deve investire sulla prevenzione perché è sia una scelta strategica per le casse dello Stato (più prevenzione = meno pazienti = meno costi per la sanità pubblica) sia un dovere etico: prevenire un disagio mentale significa infatti evitare che i cittadini, per la maggior adolescenti, non solo perdano anni di vita in salute, ma rischino addirittura di morire giovani.

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Valentina Davi
Valentina Davi

Coordinatrice di redazione di State of Mind

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