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Perché non se ne può più di questa positività tossica

La positività tossica, incoraggiando le persone a ignorare le emozioni negative, finirebbe per intensificare il potere di tali emozioni

Di Micol Agradi

Pubblicato il 27 Ott. 2023

Cosa si intende con positività tossica?

La psicologia definisce la positività tossica come l’ossessione per il pensiero positivo sulla base della convinzione che le persone dovrebbero vedere positivamente tutte le esperienze di vita, anche quelle tragiche. Anche se sembra funzionale a mettere a tacere le emozioni negative e a diminuire il dolore, questa modalità finisce per far sentire le persone sotto pressione affinché fingano di essere felici, anche quando sono in difficoltà. È possibile riscontrare la positività tossica in due principali forme:

  • Autoimposta, quando una persona si sforza di apparire felice, presentando tutto sotto una luce positiva;
  • Eteroimposta, quando la positività è obbligata da una pressione esterna.

Per diversi decenni, libri e media hanno evidenziato il potenziale valore del pensiero positivo e, nei fatti, ci sono alcune prove che dimostrano che può migliorare la salute mentale. Tuttavia, gli stessi dati mostrano anche che fattori come il supporto sociale e l’autoefficacia, ovvero la capacità di una persona di affrontare la situazione, interagiscono con il pensiero positivo per migliorare il benessere. In questo senso, il pensiero positivo non è una panacea per tutti i mali  e non basta a se stesso. 

Positività tossica vs pensiero positivo

Per comprendere a fondo l’argomento, è bene introdurre una distinzione fra due costrutti che possono essere facilmente confusi ma che, fra loro, presentano una differenza sostanziale di tipo qualitativo. La positività tossica è il processo che impone il pensiero positivo come unica soluzione ai problemi, esigendo che una persona eviti di pensare in modo negativo o di provare emozioni negative. Il pensiero positivo, invece, si concentra sui vantaggi di avere una visione ottimistica quando si verifica un problema, ma non richiede positività forzata indipendentemente dalle sfide che si devono affrontare o la messa a tacere di emozioni dolorose. Per fare degli esempi, alcuni episodi di positività tossica possono includere:

  • Affermare dopo una catastrofe che “tutto accade per una ragione”;
  • Esortare qualcuno a concentrarsi sugli aspetti positivi dopo un lutto;
  • Dire a qualcuno di superare il dolore concentrandosi sulle cose belle della vita;
  • Etichettare le persone che appaiono sempre positive o che non condividono le proprie emozioni come più forti delle altre;
  • Ignorare le preoccupazioni di qualcuno a suon di “potrebbe andare peggio”.

Quali sono i rischi associati

Avere una prospettiva generalmente positiva sulla vita non è dannoso. Tuttavia, forzarsi a pensare rigidamente in maniera positiva può essere un problema in due casi: quando la persona che crede di dover essere solo positiva ignora problemi seri o non affronta quelli di salute mentale sottostanti e quando gli individui che pretendono positività dagli altri offrono solo un sostegno insufficiente o fanno sentire stigmatizzati e giudicati i propri cari. In questa direzione, secondo la Dott.ssa Johnson (2021) alcuni rischi legati alla tendenza alla positività tossica includono:

  • Ignorare il danno reale. Uno studio (Sinclair et al., 2020) sulla violenza domestica ha rilevato che un pregiudizio positivo potrebbe indurre le persone che subiscono abusi a sottovalutarne la gravità e a rimanere in relazioni violente; l’ottimismo, la speranza e il perdono aumentano il rischio che le persone rimangano con i loro aggressori e siano soggette a crescenti abusi.
  • Umiliare una perdita. Una persona che ascolta ripetutamente messaggi che invitano ad andare avanti o ad essere felici potrebbe sentirsi come se gli altri non si preoccupassero della sua perdita e potrebbe non sentirsi compresa.
  • Isolamento e stigma. Le persone che sentono la pressione di sorridere alle avversità potrebbero avere meno probabilità di cercare sostegno, sentendosi isolati o vergognandosi dei propri sentimenti.
  • Problemi di comunicazione. La positività tossica, incitando a concentrarsi sugli aspetti positivi, incoraggerebbe le persone a ignorare le sfide nel contesto relazionale e, in questo senso, a distruggere la comunicazione e la capacità di risolvere problemi relazionali.
  • Bassa autostima. Visto che la positività tossica incoraggia le persone a ignorare le proprie emozioni negative, una persona che non è in grado di sentirsi positiva potrebbe sentirsi inadeguata e fallimentare.

Come evitare di caderci dentro

Gli esseri umani provano una vasta gamma di emozioni, ognuna delle quali è una parte importante del benessere psicologico dell’individuo: se l’ansia può avvisarci rispetto a una situazione pericolosa, la rabbia è una risposta normale all’ingiustizia o al maltrattamento e la tristezza può segnalarci l’intensità di una perdita che abbiamo vissuto. Non riconoscere queste emozioni significherebbe ignorare l’azione che esse possono ispirare e, parallelamente, non esprimerle non le farà di certo scomparire. Alcune ricerche (Lieberman et al., 2007) mostrano che parlare delle emozioni, comprese quelle negative, può aiutare il nostro cervello a elaborare meglio tali sentimenti e a ridurre la forza di alcuni percorsi cerebrali a loro associati, facendoli vivere in maniera meno opprimente. Su questa lunghezza d’onda, secondo la Dott.ssa Johnson (2021) ci sarebbero strategie utili a evitare la positività tossica autoimposta:

  • Riconoscere le emozioni negative come normali e come parte dell’esperienza umana;
  • Identificare e dare un nome alle emozioni, piuttosto che cercare di evitarle;
  • Parlare con persone fidate dei propri sentimenti, anche negativi;
  • Cercare sostegno da persone che non giudicano, come il partner, gli amici o uno psicoterapeuta.

Allo stesso modo, esisterebbero alcune indicazioni utili anche per chi tende a imporre una positività forzata agli altri: 

  • Incoraggiare le persone a parlare apertamente delle proprie emozioni;
  • Sentirsi più a proprio agio con le emozioni negative, evitando di cercare di avere una risposta positiva a tutto ciò che una persona dice;
  • Riconoscere che le intense emozioni negative spesso coincidono con potenti emozioni positive, come quando un profondo dolore segnala un amore intenso.
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