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“Piangi che ti fa bene”: il pianto come meccanismo di regolazione dell’umore

Dato che il pianto è una risposta emotiva naturale, capire come può influenzare la regolazione dell'umore è importante per promuovere il benessere

Di Micol Agradi

Pubblicato il 08 Set. 2023

“Butta tutto fuori!”: il pianto come catarsi

Quante volte abbiamo detto o ci siamo sentiti dire “Fatti un bel pianto che ti aiuta!” in un momento di sconforto? Nell’immaginario collettivo abbiamo sempre creduto che il pianto abbia il potere di alleviare sentimenti di scoraggiamento e di angoscia fino a farci calmare, come per effetto catartico. Sebbene vi sia una carenza di ricerche nel campo delle neuroscienze sul pianto “di sfogo” negli esseri umani, alcuni studi recenti hanno iniziato ad approfondirne le complessità, cercando di capire se, e nel caso, come il pianto emotivo possa influenzare la regolazione dell’umore e aiutare a ripristinare l’equilibrio emotivo di una persona. I filoni di ricerca che si stanno spendendo in questa direzione si concentrano su due tipi di effetti calmanti del pianto.

Il pianto autocalmante

C’è chi sostiene che le lacrime siano capaci di promuovere un beneficio lenitivo sul nostro stato emotivo tramite diretti meccanismi neurobiologici che hanno a che fare con i processi omeostatici di regolazione dell’umore e di riduzione dello stress. La ricerca si dedica allora ad esaminare quali processi neurobiologici coinvolti nel pianto servono a regolare le emozioni.

Il pianto socio-calmante

La ricerca sul pianto come calmante di origine sociale esamina come le risposte di altre persone al pianto emotivo influenzino il benessere mentale e fisico della persona che piange. La ricerca, dunque, si concentra sullo studio degli effetti interpersonali e indiretti tra il pianto e l’umore.

I benefici auto-calmanti del pianto

Date le complessità intorno alle dinamiche intraindividuali e interindividuali del pianto, alcuni studi si son dedicati a indagare in modo specifico l’esistenza di effetti auto-calmanti del pianto sugli individui. Una di queste ricerche (Gracanin et al., 2014) ha ipotizzato che il pianto possa aiutare la persona ad autoregolarsi attraverso i meccanismi di seguito descritti.

Sistema Nervoso Parasimpatico

Il Sistema Nervoso Parasimpatico (SNP) è una delle due principali divisioni del sistema nervoso autonomo, che controlla le funzioni corporee involontarie. Esso è responsabile della promozione del riposo, del rilassamento e del ripristino delle riserve energetiche del corpo, al contrario del Sistema Nervoso Simpatico che ha invece funzione eccitante e stimolante. Rispetto al pianto, alcuni studi (Bylsma et al., 2019) hanno notato come il suo inizio sia associato a un aumento dell’attività simpatica mentre la sua risoluzione sia legata ad un aumento dell’attività parasimpatica, suggerendo in questo modo un “processo di recupero” fisiologico e psicologico associato alla risoluzione del pianto.

Ossitocina

In relazione alla regolazione dell’umore, è stato riscontrato che l’ossitocina ha vari effetti sul benessere emotivo: se da un lato promuove sentimenti di calma, rilassamento e appagamento, dall’altro agisce sulla riduzione dei livelli di stress e ansia. In questo senso, essa regolerebbe l’umore attraverso la modulazione della risposta allo stress. Gli studi hanno dimostrato che l’ossitocina può influenzare il rilascio di neurotrasmettitori e ormoni come la serotonina e le endorfine, noti per contribuire al senso di benessere. Altre ricerche (Wubben & Vingerhoets, 2008) hanno notato come il pianto sia correlato a un aumento di ossitocina e come questa aiuti a regolare l’attività del Sistema Nervoso Parasimpatico.

Stereotipie

Le stereotipie si riferiscono a modelli di movimento o comportamento ripetitivi, ritualistici e spesso privi di scopo che alcuni individui attuano come strategie di coping per regolare le proprie emozioni, ridurre l’ansia o lo stress e aumentare il proprio senso di controllo in situazioni difficili. Uno studio (Gracanin et al., 2014) ha osservato come la natura ritmica del singhiozzo nel pianto possa provocare effetti calmanti simili al comportamento ripetitivo e ritmico delle stereotipie, seppur siano necessarie ulteriori ricerche per confermare questa ipotesi.

Le risposte sociali al pianto

Le percezioni sociali del pianto possono differire notevolmente: alcune persone possono vederlo come una forma di espressività e autenticità, provando empatia e compassione, mentre altre possono percepirlo come un’indicazione dell’instabilità emotiva, della manipolazione o del comportamento di ricerca dell’attenzione di qualcuno, favorendo giudizi negativi e scetticismo nei suoi confronti. La risposta sociale al pianto può quindi variare in base alle prospettive individuali e ai contesti sociali, ma quello che è certo è che le reazioni positive al pianto possono promuovere l’empatia e il comportamento prosociale, facilitare i legami sociali e ridurre l’aggressività interpersonale. L’aspetto di queste considerazioni forse più illuminante riguarda come la dinamica interpersonale possa influenzare negativamente qualsiasi potenziale effetto psicofisiologico intra-individuale del pianto sulla regolazione dell’umore. Uno studio del 2013 (Bakermans-Kranenburg & van Jzendoorn) ha indagato come il ritiro percepito dell’altro al proprio pianto possa mitigare l’aumento dell’ossitocina e, quindi, inibire sentimenti di fiducia e connessione con quella persona. Allo stesso modo, se un individuo ritiene che piangere nel contesto sociale sia imbarazzante o inappropriato, queste dinamiche interindividuali possono agire come ostacoli sociali impedenti i miglioramenti dell’umore altrimenti automaticamente suscitati dopo il pianto (auto-calmante).

Conoscere il pianto e i suoi benefici

Comprendere la complessa interazione tra dinamiche interpersonali, processi fisiologici e psicologici e percezioni individuali nel contesto del pianto e della regolazione dell’umore è importante per diversi motivi.

Benessere emotivo ed empowerment

Dato che il pianto è una risposta emotiva naturale e comune, capire come può influenzare la regolazione dell’umore è essenziale per promuovere il benessere emotivo. Comprendendo i fattori che influenzano l’efficacia del pianto come mezzo di regolazione dell’umore, è possibile sviluppare strategie e interventi che supportino le persone nella gestione e nella modulazione delle proprie emozioni in modo efficace.

Riduzione dello stigma

Il pianto, specialmente in pubblico o in determinati contesti sociali, può essere accompagnato da stigma e giudizio. Comprendendo le diverse percezioni e risposte al pianto, possiamo lavorare per ridurre lo stigma associato all’espressione emotiva. Promuovere l’empatia, la compassione e una migliore comprensione dei complessi fattori coinvolti può contribuire a creare ambienti sociali più accettanti e di supporto.

Dinamiche relazionali

Riconoscendo come le diverse risposte al pianto possono avere un impatto non solo sui potenziali benefici auto-calmanti del pianto sulla regolazione dell’umore, ma anche sulle connessioni emotive e sulla fiducia negli altri, gli individui hanno l’opportunità di sviluppare più empatia.

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