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Lo sviluppo della regolazione delle emozioni in adolescenza: basi neurocognitive

L’immaturità cerebrale potrebbe rendere gli adolescenti poveri delle abilità per regolare le emozioni con maggior rischio di disturbi quali ansia e stress

Di Pamela Filiberto

Pubblicato il 11 Dic. 2020

Studi di neuroimaging hanno suggerito la presenza di una relazione tra sviluppo anatomico, chimico, fisiologico del cervello e le manifestazioni comportamentali tipiche degli adolescenti.

Pamela Filiberto – OPEN SCHOOL Psicoterapia Cognitiva e Ricerca Mestre 

 

Introduzione

La regolazione delle emozioni a livello sia comportamentale che neurobiologico sta catturando l’interesse crescente degli studiosi nei settori disciplinari legati alle scienze psicologiche, anche in considerazione del legame tra i processi di disregolazione emotiva e l’insorgenza di forme di psicopatologia.

Sempre più numerose sono inoltre le ricerche che approfondiscono la relazione tra l’incremento dei disturbi di tipo internalizzante ed esternalizzante e una scarsa regolazione delle emozioni ad esempio durante il periodo dell’adolescenza.

Comprendere come la regolazione delle emozioni si sviluppa e matura e inserire queste conoscenze all’interno degli studi sul ritmo di maturazione del cervello dell’adolescente, potrebbe aiutare a fornire una cornice di riferimento per lo sviluppo di validi modelli di interpretazione e di intervento.

La regolazione delle emozioni

La regolazione delle emozioni è definita come il processo generazione, monitoraggio, valutazione e modifica delle reazioni emotive al fine del raggiungimento di un obiettivo (Thompson, 1994).

Una regolazione delle emozioni pienamente funzionale richiede la capacità di riconoscere il significato emotivo degli stimoli percepiti, di attivare un processo regolativo e di scegliere e attuare una strategia appropriata (Sheppes et al., 2015). Come tale, richiede il coordinamento di processi multipli ad alto livello, comprese le funzioni esecutive (Ahmed et al., 2015) e in alcuni casi anche le competenze cognitive sociali, come la capacità di comprendere e considerare il punto di vista dell’altro.

Nel considerare le strategie di regolazione delle risposte emotive, una distinzione importante esiste tra regolazione implicita ed esplicita.

La regolazione implicita delle emozioni è definita come ‘qualsiasi processo che opera senza la necessità di una supervisione consapevole o di intenzioni esplicite e mira a modificare la qualità, l’intensità o la durata di una risposta emotiva’ (Koole e Rothermund, 2011).

Gli stimoli emotivi catturano la nostra attenzione, in particolare attraverso l’attivazione di strutture del sistema limbico come l’amigdala, la quale avvia una risposta di allerta a tutto il sistema al fine di una rapida elaborazione della risposta appropriata al contesto (Gamer e Büchel, 2009).

Gli studi hanno mostrato che durante l’adolescenza il sistema di regolazione implicito delle emozioni è modificato rispetto all’adulto, con un aumento delle risposte limbiche agli stimoli emotivi (Hare et al., 2008), una riduzione del controllo prefrontale (Verude et al., 2013) e una connettività alterata o ridotta tra questi sistemi (Somerville et al., 2011). Inoltre, vi è evidenza che la capacità di filtrare gli stimoli emotivi che entrano nel flusso di elaborazione continua a maturare durante tutta l’adolescenza.

Le strategie esplicite di regolazione delle emozioni richiedono, al contrario, uno sforzo consapevole durante l’avvio e un certo livello di monitoraggio durante l’implementazione (Gyurak et al., 2011). Le strategie che hanno ricevuto la maggiore attenzione dal punto di vista degli studi sperimentali sono di due tipi: la rivalutazione cognitiva, ossia la reinterpretazione degli scenari scatenanti le emozioni sotto una luce più positiva; la soppressione espressiva, cioè la riduzione della manifestazione esteriore di una reazione emotiva.

Utilizzando un metodo di indagine self-report, alcuni ricercatori hanno scoperto che l’uso della soppressione espressiva tende a diminuire tra i 9 e i 15 anni e questo è in linea con l’ipotesi che durante la crescita si accumulano esperienze e si acquisiscono capacità cognitive e sociali che consentono lo sviluppo e l’adozione di strategie alternative di regolazione delle emozioni (John e Gross, 2004). La soppressione espressiva è generalmente considerata una strategia maladattiva e l’uso di questa soluzione è associata a una ridotta capacità di riparare gli stati d’animo negativi e a una minore esperienza di emozioni positive (Gross e John, 2003).

A livello cognitivo, i complessi processi esecutivi e sociali necessari per la regolazione delle emozioni, tra cui la memoria di lavoro, il controllo inibitorio, il pensiero astratto, il processo decisionale e l’assunzione di prospettive, sono quindi in fase di sviluppo durante l’adolescenza (ad esempio Blakemore and Robbins, 2012; Somerville e Casey, 2010).

Il miglioramento di questi processi cognitivi sembra essere sostenuto da un processo di maturazione del cervello, particolarmente a carico della corteccia prefrontale, e da un rimodellamento delle connessioni tra regioni prefrontali e regioni limbiche.

La maturazione del cervello dell’adolescente

Durante l’adolescenza, le regioni cerebrali coinvolte nella generazione e regolazione delle emozioni, come il sistema limbico e la corteccia prefrontale, subiscono un intenso e prolungato sviluppo strutturale e funzionale.

È stato ipotizzato che l’immaturità cerebrale renda gli adolescenti poveri delle necessarie abilità di regolare con successo le loro emozioni, mettendoli maggiormente a rischio di insorgenza di disturbi quali ansia e stress (Powers and Casey, 2015). In particolare, studi di neuroimaging hanno suggerito la presenza di una relazione tra sviluppo anatomico, chimico, fisiologico del cervello e le manifestazioni comportamentali tipiche degli adolescenti. L’evidenza suggerisce, ad esempio, che la corteccia prefrontale (PFC), centrale nella generazione e nel mantenimento delle strategie di regolazione delle emozioni (Ochsner e Gross, 2008), sia l’ultima area a raggiungere la piena maturazione, in un periodo che si avvicina ai 25-28 anni di età.

Al contrario, le regioni subcorticali e limbiche, che sono fortemente coinvolte nello sviluppo e nell’avvio delle reazioni emotive agli stimoli ambientali, terminano il processo di maturazione proprio durante l’adolescenza. Ad esempio, l’amigdala aumenta di volume tra i 7,5 e i 18,5 anni (Schumann et al., 2004). Questo ritardo della corteccia orbito-frontale (OFC) rispetto alle aree limbiche sottostanti, produce un disallineamento e uno squilibrio tra i sistemi neurali implicati della reattività emotiva e nella regolazione, con il risultato di aumentare la presenza di comportamenti impulsivi e di ricerca del rischio (Casey et al., 2008).

I modelli più recenti di regolazione delle emozioni

Più recentemente è stato sviluppato il ‘Modello triadico’ (Ernst, 2014) dei comportamenti. Questo modello propone uno squilibrio tra tre sistemi chiave: la corteccia prefrontale (PFC) coinvolta nel controllo normativo, lo striato ventrale (VS) coinvolto nei comportamenti di approccio e di ricompensa, e l’amigdala coinvolta nei processi di evitamento. Il modello presuppone che i tre sistemi maturino lungo linee temporali diverse e che questa asincronia, combinata con una connettività meno matura tra le regioni cerebrali, possa essere implicata nell’assunzione di rischi da parte degli adolescenti.

Sia il modello del developmental mismatch che il modello triadico sono stati accusati di ipersemplificazione nel loro tentativo di collegare la tipicità del comportamento dell’adolescente allo sviluppo del cervello (Pfeifer and Allen, 2012).

Negli anni recenti è stato proposto un nuovo ‘modello di processo esteso’ (Sheppes et al., 2015). Questo presuppone che la regolazione delle emozioni avvenga in tre fasi: (1) Identificazione, in cui uno stato emotivo è individuato e viene compiuta la decisione di regolare o meno l’attivazione; (2) Selezione, in cui si seleziona una strategia di regolamentazione appropriata e (3) Attuazione, in cui la strategia viene implementata. Per esempio, nella fase di Identificazione, un individuo potrebbe percepire l’esperienza di un’emozione negativa, valutare che questa superi una determinata soglia di influenza negativa tale da richiedere una necessaria regolamentazione, quindi decidere di agire per selezionare una strategia appropriata. Questo alimenta poi la fase di Selezione, in cui viene valutata l’intera gamma di strategie regolatorie che porta infine all’ingaggio di azioni appropriate al raggiungimento dello scopo.

Quando si cerca di adattare il modello di processo esteso al periodo dell’adolescenza, vengono sollevati una serie di interrogativi. Innanzitutto, il ciclo percezione-valutazione-azione si svolge nello stesso modo che negli adulti, o ci sono differenze legate alle traiettorie di sviluppo? Si potrebbe ipotizzare, ad esempio, che se il bisogno di approvazione sociale sia rilevante (Blakemore e Mills, 2014), uno stato edonico suscitato in presenza di coetanei potrebbe non far scattare la valutazione di una necessità di regolazione nella fase di Identificazione. Allo stesso modo si potrebbe ipotizzare una certa immaturità mostrata dagli adolescenti nella fase di Selezione, dovuta alla mancanza di accesso all’ampia gamma di strategie di regolamentazione possibili.

Gli adolescenti potrebbero infatti non essere a conoscenza di particolari strategie di regolazione, oppure non avere sufficiente pratica nell’utilizzarle, oppure potrebbero faticare per via dell’immaturità delle funzioni esecutive avanzate (Hofmann et al., 2012) e/o delle abilità di cognizione sociale (Gross, 2014) richieste per l’accesso alle strategie.

La maturità delle funzioni esecutive potrebbe anche influire sulla capacità di passare in modo flessibile da una strategia all’altra durante la Selezione, se la scelta originaria si dovesse dimostrare inefficace. Inoltre, le funzioni esecutive e le competenze di cognizione sociale potrebbero giocare un ruolo importante nella fase di Attuazione. Per esempio, la strategia di rivalutazione (ossia cambiare cognitivamente la propria interpretazione di una situazione emotiva) richiede che funzioni come la memoria di lavoro e la fluidità verbale siano presenti (Hofmann et al., 2012), ma forse ancora più importante è che gli individui siano in grado di assumere la prospettiva di un’altra persona (Gross, 2014).

Conclusione

Le ricerche sembrano suggerire che l’immaturità dei processi neurocognitivi e le abilità sociali possano contribuire a far sì che gli aspetti dell’elaborazione emotiva e dello sviluppo della regolazione seguano una traiettoria non lineare.

Al tempo stesso, è stato suggerito che l’adolescenza è anche un periodo di profondi apprendimenti e di una vivace attitudine alla scoperta e alla sperimentazione flessibile e che potrebbe quindi essere una fase critica per lo sviluppo di strategie di regolazione adattiva delle emozioni e, a sua volta, per l’attuazione di interventi di prevenzione o di educazione efficaci.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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