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Le radici filosofiche della psicologia

Esploriamo alcune delle idee della filosofia che hanno influenzato la psicologia nel corso della storia e l'interconnessione tra le due

Di Gloria Angelini

Pubblicato il 30 Ago. 2023

Aggiornato il 01 Set. 2023 14:39

Introduzione

La psicologia trova le sue basi concettuali nei secoli di dibattiti filosofici sulle domande fondamentali della natura del sé, della relazione mente-corpo, della percezione della realtà e dell’esperienza umana. Il dialogo con la filosofia continua a nutrire la psicologia contemporanea.

La psicologia è una scienza che si occupa dello studio della mente e del comportamento umano. Per comprenderla appieno può essere utile esplorare le sue basi concettuali, che affondano le radici nella filosofia. Nel corso dei secoli, le idee dei filosofi hanno fornito principi fondamentali e domande cruciali che hanno plasmato la psicologia per come la conosciamo oggi.

La filosofia e la psicologia sono da sempre intrecciate in una danza intellettuale. La filosofia, con il suo interesse per le domande fondamentali sulla conoscenza, l’esistenza e la natura della mente umana, ha fornito una piattaforma di dibattito e riflessione per lo sviluppo di teorie e concetti fondamentali nella psicologia contemporanea, identificandosi come scienza. Allo stesso modo, la psicologia alimenta il dibattito filosofico con le sue scoperte e le sue sfide concettuali. Attraverso l’indagine scientifica della mente umana, la psicologia offre spunti significativi per le teorie filosofiche sull’esperienza, la conoscenza, l’identità e il libero arbitrio.

La storia della psicologia è intrinsecamente legata alla storia della filosofia, poiché gli antichi filosofi sono stati i primi ad indagare l’anima e la mente. Conoscere le basi filosofiche della psicologia ci consente di comprendere i concetti fondamentali su cui si basano le teorie e gli approcci psicologici moderni, rispondendo alle domande sulla natura del sé, sulla relazione mente-corpo, sulla percezione della realtà e sulle esperienze umane.

In questo articolo, esploreremo alcune delle idee filosofiche che hanno influenzato la psicologia nel corso della storia, sottolineando l’interconnessione tra filosofia e psicologia come discipline complementari.

La filosofia prima della psicologia

La psicologia, come disciplina scientifica che si occupa dello studio della mente e del comportamento umano, ha una storia che affonda le sue radici nella filosofia. Infatti, prima che la psicologia assumesse una forma scientifica riconosciuta, si sviluppò come un campo di indagine filosofica sull’anima e sullo spirito dell’uomo. Perciò, l’origine della psicologia pre-scientifica risiede proprio nella filosofia. È importante distinguere tra la psicologia filosofica e la psicologia scientifica. La psicologia filosofica si riferisce all’indagine della mente e dell’anima umana da parte dei filosofi, basata su argomentazioni razionali e concetti filosofici. In questa fase pre-scientifica, la psicologia si sviluppò all’interno del contesto filosofico, affrontando questioni come la natura del sé, la relazione mente-corpo e la percezione della realtà.

Nel corso dei secoli, i filosofi si sono interrogati sulle questioni fondamentali relative all’anima, alla coscienza, alla conoscenza e alla natura umana. Per esempio, filosofi antichi come Platone e Aristotele erano interessati a domande sull’anima e sulla relazione tra mente e corpo. Durante il Rinascimento, filosofi come Cartesio e Locke iniziarono a sviluppare teorie più sistematiche sulla mente e sul suo funzionamento. Nel XIX secolo, filosofi come Nietzsche e James iniziarono a esplorare la relazione tra mente e comportamento, gettando le basi per lo sviluppo della psicologia come disciplina separata. L’emergere della psicologia sperimentale alla fine del XIX secolo, guidata da Wundt con l’apertura del primo laboratorio di psicologia sperimentale, segnò la separazione formale della psicologia dalla filosofia. Questa nuova forma di psicologia si basava sull’osservazione empirica, sull’utilizzo di metodi sperimentali e sull’applicazione di principi scientifici per lo studio dei processi mentali e del comportamento umano.

La distinzione tra la psicologia filosofica e la psicologia scientifica sottolinea il passaggio dalla speculazione filosofica all’approccio scientifico nello studio della mente umana. Mentre la psicologia filosofica si basava su argomentazioni razionali e concetti filosofici, la psicologia scientifica ha adottato metodi e approcci scientifici per comprendere i fenomeni psicologici in modo oggettivo e misurabile.

In sintesi, lo sviluppo della psicologia può essere visto come un processo graduale di separazione dalla filosofia, pur mantenendo stretti legami con questioni e dibattiti filosofici, che continuano a informare la ricerca e la teoria psicologica.

I problemi affrontati dalla filosofia che riguardano anche la psicologia

I filosofi si sono confrontati con una serie di domande fondamentali che riguardano anche la psicologia, esplorando temi quali la natura del sé, l’acquisizione della conoscenza, il rapporto tra mente e corpo, la percezione della realtà, il ruolo della mente inconscia nel comportamento e l’interazione con l’ambiente. Questi problemi pongono le basi per un’analisi approfondita delle sfide che riguardano la comprensione della mente e del comportamento umano.

Questi stessi interrogativi sono stati affrontati, nel corso della storia, anche dagli studiosi di psicologia, che hanno offerto una varietà di risposte, influenzate dalle diverse scuole di pensiero, e che contribuiscono alla nostra conoscenza dell’essere umano e del suo funzionamento nel mondo.

La natura del Sé

Uno dei quesiti principali riguarda la natura del sé, ovvero l’indagine sulla nostra identità e coscienza individuale. Filosofi come Cartesio, Locke, Berkeley e James hanno proposto visioni contrastanti sulla natura del sé. Mentre Cartesio credeva in una mente immateriale separata dal corpo come fonte di coscienza e pensiero razionale, Locke sosteneva che la mente fosse una “tavoletta rasa” all’inizio della vita, acquisendo conoscenza attraverso l’esperienza. Berkeley, invece, negava l’esistenza di una realtà materiale indipendente dalla percezione, affermando che tutto esisteva solo nella mente di Dio e James concepiva il sé come un flusso di coscienza in costante mutamento.

Per quanto riguarda la natura del sé, gli psicologi hanno adottato diverse prospettive. Ad esempio, secondo la psicologia psicodinamica di Freud, il sé è influenzato dai processi inconsci e dai desideri repressi. Al contrario, la psicologia umanistica sottolinea l’importanza dell’autorealizzazione e dell’esperienza soggettiva per la formazione del sé.

Acquisizione della conoscenza

Un’altra tematica cruciale riguarda l’acquisizione della conoscenza. Cartesio enfatizzava la ragione e la deduzione come mezzi per ottenere conoscenza, indipendentemente dall’esperienza. Locke, invece, sosteneva che tutte le conoscenze e le idee fossero acquisite attraverso l’esperienza sensoriale e la riflessione. Berkeley metteva in luce la percezione come fondamento della conoscenza, mentre James sottolineava che l’utilità nell’orientare l’azione determinava la verità di un’idea.

Per quanto riguarda l’acquisizione della conoscenza, gli psicologi si sono concentrati sullo studio dei processi cognitivi. Teorie come il costruttivismo suggeriscono che la conoscenza sia costruita attivamente dall’individuo attraverso l’interazione con l’ambiente. Allo stesso modo, l’apprendimento sociale sottolinea l’importanza dell’osservazione e dell’imitazione nel processo di acquisizione della conoscenza.

Il rapporto mente-corpo

Il rapporto mente-corpo è un tema affrontato sia dai filosofi che dagli studiosi di psicologia. Cartesio aderiva al dualismo, considerando mente e corpo come sostanze separate, l’una immateriale e l’altra materiale. Locke, invece, vedeva mente e corpo come entità separate ma interconnesse, con la mente come fonte di coscienza e pensiero e il corpo come fonte di sensazioni e azioni. Spinoza, considerava mente e corpo come due aspetti complementari di una stessa realtà, superando così il dualismo cartesiano. James, invece, riconosceva che mente e corpo erano aspetti diversi di una stessa realtà.

Per quanto riguarda il rapporto mente-corpo, gli psicologi hanno sviluppato diverse teorie. La prospettiva del dualismo cartesiano, che considera mente e corpo come entità separate, ha ceduto il passo a modelli integrati come la teoria dell’embodied cognition, che sostiene che i processi cognitivi sono profondamente radicati nel corpo e il corpo riveste un ruolo centrale nel modellare la mente.

La natura della realtà e della percezione

La natura della realtà e della percezione costituisce un altro ambito di indagine. Cartesio sosteneva l’esistenza di un mondo materiale che poteva essere conosciuto attraverso la ragione e la deduzione, indipendentemente dall’esperienza. Locke attribuiva grande importanza alla sensazione e alla riflessione come fonti di conoscenza sul mondo materiale. Berkeley, invece, respingeva l’esistenza di una realtà materiale indipendente dalla percezione, affermando che tutto esisteva solo nella mente di Dio. James concepiva la realtà come un flusso di esperienze pluralistico e in costante evoluzione, in cui la percezione giocava un ruolo attivo nell’interpretazione e nella costruzione della realtà stessa.

Per quanto riguarda la percezione della realtà, gli psicologi hanno studiato i processi percettivi e le influenze cognitive sulla percezione. Ad esempio, gli psicologi della Gestalt, come Wertheimer e Köhler, hanno sottolineato l’importanza di studiare la percezione nel suo insieme piuttosto che scomporla in singole parti. Allo stesso tempo, la prospettiva costruttivista sottolinea che la percezione è influenzata dalle aspettative, dalle esperienze passate e dalle interpretazioni soggettive.

Il ruolo della mente inconscia

I filosofi si sono inoltre interrogati sul ruolo della mente inconscia nel comportamento umano. Freud attribuiva alla mente inconscia un ruolo centrale nel plasmare il pensiero e l’azione conscia, contenendo ricordi e desideri repressi. James, invece, riconosceva che la mente inconscia aveva un’influenza sulle esperienze coscienti, dando forma agli aspetti automatici e abituali del comportamento.

Per quanto riguarda il ruolo della mente inconscia nel comportamento, gli psicologi, come Freud, hanno sottolineato l’importanza dell’inconscio nell’influenzare il pensiero e l’azione, proponendo  l’idea della mente inconscia, che contiene pensieri, sentimenti e ricordi che non sono accessibili alla consapevolezza cosciente. Jung ha ampliato le idee di Freud e ha proposto l’esistenza di un inconscio collettivo, che contiene simboli e archetipi universali condivisi da tutti gli umani. I comportamentisti, come Skinner, hanno respinto l’idea della mente inconscia e hanno invece sottolineato l’importanza dello studio del comportamento osservabile. Altri approcci, come la psicologia cognitiva, hanno indagato sulle influenze automatiche e abituali dei processi cognitivi sul comportamento.

L’interazione con l’ambiente

Infine, la domanda su come le persone interagiscono con il loro ambiente, ha ricevuto varie risposte dai filosofi. Locke, filosofo empirista, riteneva che le persone acquisissero conoscenza attraverso l’esperienza sensoriale. Secondo Locke, le persone interagiscono con il loro ambiente percependolo attraverso i loro sensi e formando idee basate su tali percezioni. Berkeley, filosofo idealista, riteneva che il mondo esterno fosse un prodotto delle nostre percezioni e non esistesse indipendentemente da esse. Secondo Berkeley, le persone interagiscono con il loro ambiente percependolo e formandone rappresentazioni mentali. Nietzsche, filosofo che ha sottolineato l’importanza della volontà e della creatività individuali, credeva che le persone interagissero con il loro ambiente plasmandolo attivamente in base ai propri desideri e valori.

Infine, per quanto riguarda l’interazione con l’ambiente, gli psicologi hanno adottato diverse prospettive. Skinner, comportamentista, riteneva che il comportamento fosse modellato dall’ambiente attraverso il processo di condizionamento operante. Secondo Skinner, le persone interagiscono con il loro ambiente rispondendo agli stimoli e ricevendo premi o punizioni in base al loro comportamento. Gli psicologi della Gestalt credevano che le persone interagissero con il loro ambiente percependolo nel suo insieme e organizzando le informazioni sensoriali in schemi significativi. Allo stesso tempo, gli psicologi evoluzionisti, come Darwin, hanno proposto che le persone interagiscono con il loro ambiente in modi adattivi e che promuovano la sopravvivenza. Secondo questa prospettiva, il comportamento è modellato dalla selezione naturale e dalla necessità di adattarsi alle mutevoli condizioni ambientali.

Complessivamente, le risposte degli psicologi alle domande filosofiche hanno arricchito la comprensione dell’essere umano, offrendo approcci scientifici e psicologici per esplorare le complessità del sé, dell’acquisizione della conoscenza, del rapporto mente-corpo, della percezione della realtà, del ruolo della mente inconscia e dell’interazione con l’ambiente.

I filosofi che hanno influenzato la psicologia

Gli sviluppi della psicologia come scienza sono stati influenzati da numerosi filosofi nel corso della storia. Un excursus su alcuni dei filosofi chiave che hanno contribuito allo sviluppo della psicologia ci offre una panoramica delle loro idee e del loro impatto sulla disciplina.

Platone

Platone, il celebre filosofo dell’antica Grecia, ha svolto un ruolo fondamentale nell’esplorazione di concetti legati alla realtà, alla conoscenza, all’anima e alla sua relazione con il corpo. Sebbene non abbia trattato esplicitamente di psicologia, le sue idee hanno avuto un’influenza significativa nello sviluppo di teorie e concetti psicologici. Tra i suoi contributi più notevoli vi è la teoria tripartita dell’anima, secondo cui l’anima umana è composta da tre parti: la parte razionale, associata alla ragione e all’intelletto; la parte vivace, associata alle emozioni e ai desideri; e la parte appetitiva, associata ai bisogni biologici di base come fame e sete. Questa teoria ha avuto un impatto notevole nello studio della personalità e della motivazione.

Un altro concetto chiave sviluppato da Platone è la teoria delle forme. Egli credeva che esistesse un regno di forme astratte e ideali che trascendevano il mondo fisico. Secondo questa teoria, il mondo fisico che percepiamo è una copia imperfetta delle Forme perfette. Questa concezione ha avuto un’influenza significativa nello studio della percezione e della cognizione, oltre a contribuire allo sviluppo della psicologia cognitiva.

Un altro esempio dell’influenza di Platone nella psicologia è rappresentato dall’allegoria della caverna, presente nel suo lavoro “La Repubblica”. L’allegoria descrive un gruppo di persone incatenate in una grotta, che vedono solo ombre sul muro. Secondo Platone, questa rappresenta la condizione umana in cui le persone spesso sono inconsapevoli della vera natura della realtà e sono limitate dalle loro percezioni. Questa concezione ha avuto un impatto significativo sullo studio della percezione, della coscienza e del sé.

Aristotele

Aristotele, allievo di Platone, ha svolto uno studio approfondito della psicologia come parte della sua ricerca filosofica. La sua opera “De Anima” è considerata una delle prime opere di psicologia nella storia. Aristotele ha dedicato la sua attenzione all’analisi dei processi mentali, dell’intelletto e delle emozioni, gettando le basi per la comprensione futura della mente umana. È considerato uno dei fondatori della filosofia occidentale e le sue idee hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo della psicologia come disciplina. Tra i contributi di Aristotele alla psicologia, spiccano tre concetti chiave.

In primo luogo, ha sviluppato la nozione di anima, ritenendo che fosse il principio vitale che dà linfa al corpo e responsabile della vita, del movimento e della percezione. Ha identificato tre tipi di anima: quella vegetativa, legata alle funzioni biologiche fondamentali come la crescita e la riproduzione; quella sensibile, associata alla percezione e alle emozioni; e quella razionale, collegata alla ragione e all’intelletto. Questa teoria ha avuto un’influenza importante sullo studio della coscienza, della percezione e della cognizione. In secondo luogo, Aristotele ha introdotto il concetto di assuefazione, osservando che l’esposizione ripetuta a uno stimolo può portare a una diminuzione della reattività ad esso. Questa idea ha avuto un ruolo rilevante nello studio dell’apprendimento e del comportamento. Infine, Aristotele ha sottolineato l’importanza della causalità, sostenendo che ogni evento nel mondo naturale ha una causa e che comprendere queste cause è essenziale per comprendere il mondo stesso. Questa idea ha contribuito allo sviluppo della psicologia scientifica, che mira a comprendere le cause del comportamento e dei processi mentali. Nel complesso, le idee di Aristotele hanno lasciato un’impronta significativa nello sviluppo di teorie e concetti psicologici, soprattutto nei campi della coscienza, della percezione, dell’apprendimento e della causalità.

Gli stoici

Gli stoici, come Epitteto, Seneca e Marco Aurelio, hanno sviluppato una prospettiva filosofica che metteva l’accento sull’importanza del controllo delle emozioni e del raggiungimento della serenità interiore. Gli stoici credevano che la felicità e la tranquillità interiore potessero essere raggiunte attraverso la virtù e il controllo delle proprie emozioni. Insegnavano che le emozioni negative, come l’ira, la tristezza e la paura, derivavano da giudizi distorti e irrazionali sulla realtà. Per raggiungere la felicità, gli stoici incoraggiavano l’accettazione serena degli eventi e il distacco dagli attaccamenti materiali. Sottolineavano anche l’importanza del vivere nel momento presente e di concentrarsi sulle cose che si possono controllare, piuttosto che preoccuparsi di ciò che è al di fuori del nostro controllo.

Queste idee hanno trovato applicazione nel campo della psicologia positiva, che si concentra sullo sviluppo delle risorse personali e raggiungimento e mantenimento del benessere psicologico. La psicologia positiva promuove l’importanza di coltivare emozioni positive, come la gratitudine, la gioia e la speranza, e di adottare una prospettiva ottimistica nella vita. Inoltre, incoraggia l’accettazione delle sfide e degli ostacoli come opportunità di crescita e sviluppo personale.

Lo stoicismo ha contribuito a fornire strumenti pratici per gestire lo stress, le emozioni negative e le difficoltà della vita. Gli insegnamenti stoici sulla resilienza, sull’accettazione, la moderazione, il controllo delle emozioni e la ricerca di un senso di significato hanno influenzato la terapia cognitivo-comportamentale e altri approcci terapeutici, che lavorano con i pazienti per raggiungere il benessere psicologico.

Cartesio

Nel XVII secolo, Cartesio ha introdotto il dualismo mente-corpo, considerando la mente come una sostanza immateriale separata dal corpo. Questa concezione ha avuto un impatto duraturo sulle teorie della coscienza e del pensiero. Cartesio credeva nella separazione tra mente e corpo, nota come dualismo cartesiano. Credeva che la mente fosse una sostanza non fisica separata dal corpo, che è una sostanza fisica.

Questa visione ha avuto un impatto significativo sullo sviluppo della psicologia, poiché ha portato all’idea che i processi mentali potessero essere studiati indipendentemente dal corpo. Tuttavia, la visione di Cartesio è stata criticata per essere eccessivamente semplicistica e per non tenere pienamente conto della complessa relazione tra mente e corpo. Infatti, questa concezione è attualmente superata, come evidenziato precedentemente, da teorie come l’embodied cognition.

John Locke

Locke, filosofo empirista, riteneva che le persone acquisissero conoscenza attraverso l’esperienza sensoriale. Ha proposto il concetto di “tabula rasa”, che suggerisce che le persone nascano senza idee o conoscenze innate. Secondo Locke, tutta la conoscenza deriva dall’esperienza e la mente è un destinatario passivo di informazioni sensoriali. Le sue idee sul ruolo dell’esperienza nel plasmare la mente e il comportamento hanno avuto un impatto duraturo sulla psicologia.

David Hume

Hume, altro filosofo empirista, ha sottolineato l’importanza dell’esperienza e dell’osservazione nel plasmare conoscenze e credenze. Ha proposto il concetto di “associazionismo”, che suggerisce che idee ed esperienze vengano associate nella mente attraverso l’esposizione ripetuta. Hume ha anche sostenuto che la mente non ha accesso diretto al mondo esterno, ma piuttosto costruisce la propria comprensione della realtà sulla base di input sensoriali. Le sue idee sul ruolo dell’esperienza e dell’associazione nel plasmare la mente hanno influenzato lo sviluppo della psicologia cognitiva.

Immanuel Kant

Kant ha affrontato il problema dell’esperienza umana e ha introdotto la sua teoria dell’intuizione e della ragione. Le sue idee hanno influenzato l’approccio cognitivo alla psicologia, mettendo in luce l’importanza dei processi di pensiero e della percezione nella comprensione del mondo. Kant riteneva che la mente gioca un ruolo attivo nel plasmare la nostra esperienza del mondo. Credeva che la mente imponesse determinate categorie e concetti alla nostra esperienza sensoriale, consentendoci di dare un senso al mondo che ci circonda.

Questa visione ha avuto un impatto significativo sullo sviluppo della psicologia, poiché ha portato all’idea che i processi mentali non sono solo riflessi passivi del mondo esterno, ma sono coinvolti attivamente nel plasmare la nostra esperienza. Tuttavia, va notato che Kant non ha scritto molto sulla psicologia e le sue idee erano principalmente di natura filosofica.

George Berkeley

Berkeley ha sostenuto che l’esistenza del mondo materiale dipende dalla percezione. La sua teoria ha portato alla riflessione sulla natura della realtà e della percezione nella psicologia. Berkeley era un empirista che credeva che tutta la conoscenza provenisse dall’esperienza. Sosteneva che le uniche cose esistenti sono menti e idee e che gli oggetti fisici sono semplicemente raccolte di idee. Questa visione è nota come idealismo soggettivo.

Le idee di Berkeley sulla percezione e sulla natura della realtà hanno avuto un impatto significativo sullo sviluppo della psicologia, in particolare nelle aree della percezione e della cognizione. La sua enfasi sul ruolo dell’esperienza nel plasmare la nostra comprensione del mondo ha contribuito a gettare le basi per le successive teorie psicologiche dell’apprendimento e dello sviluppo.

Friedrich Nietzsche

Nietzsche, filosofo tedesco, è noto per la sua critica alla moralità tradizionale e per le sue idee sulla natura del sé. Nietzsche riteneva che la moralità tradizionale, che considerava basata sui valori cristiani, fosse una forma di abnegazione che impediva agli individui di realizzare il loro pieno potenziale. Ha proposto il concetto di “volontà di potenza”, suggerendo che gli individui hanno una spinta innata ad affermare il proprio potere e raggiungere i propri obiettivi. Nietzsche ha anche sottolineato l’importanza dell’individualismo e dell’espressione di sé, sostenendo che le persone dovrebbero sforzarsi di creare i propri valori e vivere secondo i propri desideri.

Le sue idee sulla natura del sé e sull’importanza dell’individualismo hanno avuto un impatto duraturo sulla psicologia e continuano a influenzare le teorie contemporanee della personalità e della motivazione.

John Dewey

Dewey, filosofo e psicologo americano, è noto per il suo lavoro sul funzionalismo, che ha sottolineato l’importanza dello studio dello scopo e della funzione del comportamento. Dewey riteneva che il comportamento dovesse essere studiato nel suo contesto naturale, piuttosto che in ambienti di laboratorio isolati. Ha anche sottolineato l’importanza dell’esperienza e dell’interazione con l’ambiente nel plasmare il comportamento e la cognizione.

Le idee di Dewey sull’importanza del contesto e dell’esperienza nel plasmare il comportamento hanno avuto un impatto duraturo sulla psicologia e continuano a influenzare le teorie contemporanee dell’apprendimento e della cognizione.

Questi filosofi hanno apportato contributi significativi allo sviluppo della psicologia, fornendo spunti per la comprensione dei processi mentali, della percezione, dell’acquisizione della conoscenza e della relazione mente-corpo. Le loro idee hanno stimolato dibattiti e approfondimenti che hanno plasmato, nel corso dei secoli, la psicologia come disciplina scientifica come la conosciamo oggi.

Il legame tra psicologia e filosofia

Come abbiamo visto, psicologia e filosofia condividono diverse questioni fondamentali riguardanti la conoscenza, il rapporto mente-corpo, la percezione e il sé. Pur essendo discipline distinte, sono strettamente interconnesse e si influenzano reciprocamente. La filosofia fornisce le basi concettuali e le domande fondamentali che hanno influenzato lo sviluppo della psicologia come scienza.

L’interazione non riguarda solo la storia della psicologia, ma è anche contemporanea, in quanto la filosofia continua a dialogare con la psicologia scientifica in vari ambiti. Per esempio, la filosofia della mente si confronta con le scienze cognitive per comprendere la natura della coscienza, e la filosofia della scienza influisce sul dibattito sulla validità e l’affidabilità delle teorie e dei metodi di ricerca in psicologia.

In conclusione, psicologia e filosofia sono intrinsecamente collegate e reciprocamente informative. Comprendere le basi filosofiche della psicologia è fondamentale per sviluppare una conoscenza approfondita di questa disciplina. L’interazione tra psicologia e filosofia evidenzia il fatto che la psicologia non esiste in modo isolato dalle altre discipline, ma è strettamente interconnessa con la filosofia, la sociologia, l’antropologia, la fisiologia e molte altre. Comprendere queste interconnessioni ci permette di cogliere la ricchezza e la complessità della psicologia come area di studio.

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Gloria Angelini
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Redattrice di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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