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Dagli interventi focalizzati sul singolo ai bisogni della comunità: il report dell’APA

L'American Psychological Association sposta il focus degli interventi dal singolo alla comunità, promuovendo un approccio preventivo

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 30 Ago. 2023

Le considerazioni dell’American Psychological Association

In un recente report dell’American Psychological Association (APA) si evidenzia come negli ultimi anni la psicologia stia crescendo e stia ampliando il proprio bacino di utenza per raggiungere i bisogni di salute mentale in porzioni di popolazione sempre più vaste.

Sempre più ricercatori in ambito psicologico stanno cercando di mettere a punto nuove modalità per raggiungere un maggior numero di persone, puntando su un approccio preventivo.

Questo approccio fa riferimento a policy di più larghe prospettive che hanno l’obiettivo di intercettare e sensibilizzare ampie porzioni di popolazione sui temi relativi alla salute mentale. In accordo con questa ottica, nel febbraio del 2022 l’APA ha invitato gli psicologi a sviluppare maggiore attenzione verso un approccio che consideri in maniera più inclusiva la popolazione, lavorando in ottica sinergica e sistemica per migliorare la salute mentale della comunità in generale, per promuovere il benessere mentale su larga scala (APA; Psychology’s Role in Advancing Population Health, 2022).

Kenneth Dodge, professore di psicologia e public policy alla Duke University, ha evidenziato che per anni ci si è focalizzati per lo più su un’idea a tratti limitante, che vedeva l’impatto principalmente attraverso interventi one-to-one ad alta intensità in termini individuali in ambito di salute mentale e supporto psicologico.

Lo stesso report dell’APA, così come altri riferimenti in letteratura, evidenzia che a fronte di un bisogno in costante e in significativo aumento, solo una porzione di popolazione che necessiterebbe di supporto psicologico e interventi per la salute mentale, effettivamente riceve trattamenti evidence-based.

In generale, secondo Jessica Schleider, coordinatrice del “Lab for Scalable Mental Health” presso la Stony Brook University di New York, sarebbe opportuno ripensare in ottica sistemica al sistema dei servizi per la salute mentale in modo da renderlo più agile, flessibile e accessibile capillarmente, implementando molteplici possibilità di primo contatto e diversi livelli di cura rivolti a diverse tipologie di utenti.

L’approccio preventivo

Approcci alternativi che risultino più accessibili e che abbiano quindi le potenzialità di raggiungere una fetta più ampia di popolazione includono i cosiddetti “single-session interventions”.

Ad esempio, uno studio pubblicato su Nature Human Behaviour da Schleider e colleghi (2022) ha messo a punto un trial clinico randomizzato che ha testato l’efficacia di un singolo intervento online e gratuito durante il COVID-19 su un campione di circa 2400 adolescenti con elevati sintomi depressivi, confermandone l’efficacia e in particolare la riduzione dei sintomi depressivi a tre mesi di distanza, la riduzione della sensazione di impotenza e l’aumento del senso di agency rispetto ai controlli.

D’altro canto, il report dell’APA evidenzia l’importanza di un approccio preventivo verso una salute mentale “di base”, primaria, focalizzata proprio su controlli preventivi regolari e sull’identificazione di segnali precoci e condizioni di rischio su cui intervenire in ottica tempestiva anticipando esiti più negativi in termini psicopatologici.

Un esempio di programma preventivo che si muove in tale direzione si chiama “Family Connects program”. Implementato in North Carolina, lavora con le famiglie sin dalla nascita di un figlio, indipendentemente dal livello socio-economico, per ridurre il rischio di trascuratezza e abuso infantile, violenza domestica e per promuovere un sano sviluppo psicologico del bambino. Il programma prevede visite domiciliari regolari da parte di personale socio-sanitario, finalizzate allo screening per disturbi psicopatologici, uso di sostanze e violenza domestica; inoltre le visite si focalizzano sulle competenze genitoriali e sull’accesso a forme di supporto sociale e materiale.

L’efficacia di questo programma è stata verificata da un trial randomizzato pubblicato su JAMA (2019) che evidenzia una significativa riduzione dei casi di ansia e depressione materna, maggiore connessione con la comunità di riferimento e minori casi di segnalazioni di abuso/trascuratezza infantile.

Con attenzione alla fascia dell’età evolutiva, la U.S. Preventive Services Task Force, in Ottobre 2022, ha consigliato ai pediatri lo screening preventivo della sintomatologia ansiosa nei bambini di età superiore agli 8 anni per identificare precocemente situazioni a rischio o clinicamente significative al fine di attuare trattamenti tempestivi.

Dal singolo alle comunità

L’approccio preventivo alla salute mentale non è nuovo ed è particolarmente già presente in ambito scolastico. Un esempio scolastico che viene citato nel report dell’APA è il progetto chiamato “Compassionate Schools Project”, in cui è in fase di sperimentazione un programma di educazione emotiva integrato a concetti di mindfulness, compassion, consapevolezza corporea, alimentazione salutare ed esercizio fisico. Il programma preventivo “Compassionate School Project” è attivo in 45 scuole, che vede coinvolti circa 20.000 bambini, e va a lavorare non solo su leve individuali ma anche promuovendo il cambiamento nelle condizioni di funzionamento complessive del sistema in cui gli individui si trovano.

In quest’ottica di attenzione sistemica alle comunità nelle loro complessità, e all’interdipendenza di questi aspetti con la salute mentale individuale, Isha Metzger, professore associato presso la Georgia State University, si occupa di aspetti legati alla socializzazione etnico-culturale, e in particolare le pratiche comunicative e conversazionali che i caregiver utilizzano con i giovani per promuovere l’autostima per la riduzione dei traumi legati alla discriminazione razziale. Infatti, l’esposizione cumulativa e prolungata a episodi di razzismo e discriminazione sono associati a peggiori esiti in termini di salute psico-fisica nei soggetti giovani di etnia afro-americana. In un progetto recente, Metzger integra interventi psicoterapici e di supporto psicologico individuali con lo sviluppo di contenuti psicoeducativi diffusi attraverso social media e podcast per sensibilizzare e diffondere consapevolezza all’interno delle comunità di giovani afroamericani su tematiche relative al racial trauma e alla traumaticità delle esperienze di discriminazione, offrendo spunti e risorse per promuovere la salute mentale e per ridurre il senso di impotenza e altri sintomi negativi.

In conclusione, interventi focalizzati sulle comunità in senso ampio e non solo a livello individuale, hanno la potenzialità di prevenire e di ridurre il disagio mentale su scala più ampia, di prevenire gli esordi e di rendere accessibili alla cura in maniera tempestiva e precoce le situazioni a rischio.

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Linda Confalonieri
Linda Confalonieri

Redattrice di State of Mind

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