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Le iniziative per sensibilizzare i policy-maker e le istituzioni sanitarie – La cura per ansia e depressione in Italia: Consensus Conference Nr. 20

Come sensibilizzare i policy-maker e le istituzioni sanitarie in merito all'importanza delle cure psicologiche per ansia e depressione?

Di Gloria Angelini, Riccardo Fabbrini

Pubblicato il 11 Ott. 2022

Siamo giunti a scoprire l’ultimo quesito rispetto al quale gli Esperti sono stati chiamati a proporre delle soluzioni. Quest’ultimo sotto-tema riguarda la comunicazione con i decisori e le istituzioni socio-sanitarie, al fine di rendere disponibili le cure psicologiche per i disturbi mentali comuni come ansia e depressione.

LA CURA PER ANSIA E DEPRESSIONE IN ITALIA – CONSENSUS CONFERENCE – (Nr. 20) Le iniziative per sensibilizzare i policy-maker e le istituzioni sanitarie

 

Con quest’ultimo numero si chiude il lavoro di analisi del documento finale della Consensus Conference sulle terapie psicologiche per ansia e depressione (ISS, 2022), obiettivo di questa rubrica.

Dunque, siamo giunti a scoprire l’ultimo quesito rispetto al quale gli Esperti sono stati chiamati a proporre delle soluzioni. Quest’ultimo sotto-tema riguarda la comunicazione con i decisori e le istituzioni socio-sanitarie, al fine di rendere disponibili le cure psicologiche per i disturbi mentali comuni (DMC; come ansia e depressione).

Raccomandazioni per il Quesito D5: la comunicazione con policy-makers e istituzioni

Quali iniziative si possono assumere per sensibilizzare i decisori e le istituzioni socio-sanitarie a rendere effettivamente disponibili e fruibili le terapie psicologiche per i disturbi d’ansia e depressivi?

Gli Esperti aprono la discussione su questo tema menzionando un famosissimo detto: “prevenire è meglio che curare”, in questo caso non solo in termini di benessere psicologico, ma soprattutto in termini economici. Infatti, sottolineano l’importanza di ricordare ai policy-makers e alle istituzioni che “prevenire costa meno che curare” (ISS, 2022, p. 36), evidenziando i costi diretti e indiretti e spiegando che un investimento economico nelle terapie psicologiche potrebbe ridurre i costi delle spese secondarie dovute ad ansia e depressione non trattate.

Anche la gestione delle condizione subcliniche (ovvero i casi in cui non ci sono i presupposti per porre una diagnosi; per approfondimenti, si consiglia il n.12) risulta una scelta oculata in un’ottica di abbattimento dei costi a lungo termine, poiché spesso tali condizioni possono evolvere in patologie più gravi e, pertanto, implicare una più dispendiosa gestione per il sistema sociale, sanitario ed economico.

A livello comunicativo, secondo gli Esperti, potrebbe essere funzionale creare una infografica che riporti i dati relativi all’efficacia degli interventi psicologici sulle condizioni cliniche e subcliniche, al risparmio derivato dalle azioni di prevenzione, nonché quello dovuto alla corretta gestione dei disturbi ansiosi e depressivi attraverso il modello stepped care (vedi Nr. 11 e Nr. 17).

Inoltre, si rende necessario fornire ad enti e istituzioni, chiare direttive sulle criticità e sulle potenzialità dell’attuale rete sociosanitaria italiana relativamente all’implementazione di attività di prevenzione, promozione e gestione (intesa sia come assistenza che presa in carico) della salute mentale. Pertanto, si raccomanda di investire nell’acquisizione di figure professionali specifiche e nella formazione del personale già operativo.

Alcuni enti destinatari di questa comunicazione, che potrebbero essere interessati alla riduzione dei costi suddetti, possono essere l’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale), l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), le Commissioni Sanità di Parlamento e Regioni, gli uffici studi della Banca d’Italia, di enti economici, di compagnie assicurative, di sindacati, di Confindustria. Sarebbe utile coinvolgere direttamente tali enti e istituzioni mediante iniziative, –auspicabilmente– supportate dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con associazioni scientifiche nell’ambito della psicologia, come conferenze-stampa, convegni e incontri diretti.

In ultimo, il Tavolo di Lavoro si è occupato di altre questioni ritenute importanti e trasversalmente connesse al tema oggetto di discussione.

Una di queste riguarda le condizioni di sofferenza mentale che non si manifestano necessariamente come disturbi mentali diagnosticabili, ma che necessitano comunque di attenzione e assistenza, ovvero “tutte le reazioni psicologiche che si possono manifestare a seguito di emergenze, come pandemie o terremoti” (ISS, 2022, p. 37). Le eventuali difficoltà riferite dai cittadini sul piano psicologico a seguito di tali eventi e la complessità delle conseguenze, che potrebbero cronicizzarsi, necessitano della figura specifica dello psicologo dell’emergenza, che pertanto deve essere riconosciuta sul piano formativo e lavorativo da parte dell’istituzione sanitaria.

Un’altra questione degna di nota riguarda gli interventi inclusi nel primo livello di cure previsto dal modello stepped care, ovvero quelli di auto-mutuo-aiuto, come quelli presenti nel programma inglese Improving Access to Psychological Therapies (IAPT; Clark, 2017). I gruppi di auto-mutuo-aiuto consistono in tutte quelle iniziative organizzate da gruppi di persone non professioniste, accomunate da un problema, per promuovere, mantenere o recuperare la salute, intesa come completo benessere fisico, psicologico e sociale di una comunità. A questo proposito sembra che, nel nostro Paese, la presenza e il ruolo delle associazioni di malati e familiari sia minimale. Infatti, sembrano esserci poche associazioni specifiche per i DMC; in particolare, sono presenti alcune per l’ansia, come la Lega Italiana contro i Disturbi d’ansia, Agorafobia e attacchi di Panico (LIDAP), che hanno purtroppo un’azione poco significativa, mentre sembrano addirittura non esistere per la depressione.

In conclusione, gli Esperti che hanno partecipato alla Consensus Conference sulle cure psicologiche per i DMC (ISS, 2022) per incrementare l’accesso a tali cure hanno individuato varie strategie praticabili compatibili con l’organizzazione presente sul territorio nazionale. Tuttavia, nell’ottica di ridurre il gap di trattamento (ovvero il divario esistente tra l’elevato numero di persone che soffrono di disturbi d’ansia e depressivi e il ridotto numero di coloro che ricevono un trattamento efficace e specifico) sono necessari provvedimenti concreti da parte dei policy-makers, in quanto il documento finale della Consensus non ha potere attuativo. Perciò, è necessario continuare a divulgare questo documento (o parti di esso) per informare e sensibilizzare l’intera comunità sull’importanza di queste tematiche. Nella speranza –realizzabile e già realizzata in altri Paesi– di migliorare l’organizzazione delle strutture messe a disposizione dal Sistema Sanitario Nazionale per ricevere cure psicologoche adeguate per ansia e depressione, e far sì che i cittadini non siano costretti a ricorrere al mercato privato, generando così, rispetto all’accesso alle cure, “una discriminazione di censo intollerabile in tema di salute e irrispettosa del dettato costituzionale” (ISS, 2022, p. 41).

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Clark D.M. (2017). Il programma inglese Improving Access to Psychological Therapies (IAPT). Psicoterapia e Scienze Umane. 51, 4: 529-550. (Versione aggiornata al luglio 2017 della relazione tenuta al convegno “Terapie psicologiche per ansia e depressione: costi e benefici”, organizzato dal prof. Ezio Sanavio a Padova il 18-19 novembre 2016. Una versione successiva: Realizing the mass public benefit of evidence-based psychological therapies: The IAPT program. Annual Review of Clinical Psychology, 2018, 14: 159-183).
  • Gruppo di lavoro “Consensus sulle terapie psicologiche per ansia e depressione” (2022). Consensus Conference sulle terapie psicologiche per ansia e depressione. Istituto Superiore di Sanità. (Consensus ISS 1/2022).
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