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Come facilitare l’accesso alle terapie psicologiche? – La cura per ansia e depressione in Italia: Consensus Conference Nr. 17

I servizi sembrano concentrarsi sulla presa in carico di disturbi mentali gravi con poco spazio a disturbi come ansia e depressione, come ridurre il gap?

Di Gloria Angelini, Riccardo Fabbrini

Pubblicato il 29 Set. 2022

In questo numero della rubrica sulla Consensus Conference analizzeremo il problema del gap di trattamento e le relative soluzioni ipotizzate dagli Esperti. Per “gap di trattamento” si intende il divario esistente tra l’elevato numero di persone che soffrono di disturbi d’ansia e depressivi (cioè i Disturbi Mentali Comuni, DMC) e il ridotto numero di coloro che ricevono un trattamento specifico. Per ridurre il gap di trattamento è necessario innanzitutto lavorare per facilitare l’accesso alle terapie psicologiche delle persone con DMC.

LA CURA PER ANSIA E DEPRESSIONE IN ITALIA – CONSENSUS CONFERENCE – (Nr. 17) Come facilitare l’accesso alle terapie psicologiche?

 

Quesito D2: una linea d’azione a più livelli

 Quale strategia appare più efficace e operativamente gestibile per facilitare l’accesso alle terapie psicologiche delle persone con disturbi d’ansia e depressivi e ridurre il grave gap di trattamento?

Thornicroft e colleghi nel loro report del 2017 osservano che, nel mondo, la maggioranza delle persone affette da ansia e depressione non riceve alcun trattamento. Ciò è dovuto al fatto che, come è scarsa la disponibilità dei servizi, così è scarsa la richiesta di aiuto da parte di chi è affetto da disturbi ansiosi o depressivi. Infatti, dall’indagine World Mental Health (WMH), condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS; Wang et al., 2007), è emerso che una significativa percentuale di persone con un disturbo d’ansia (41%) e di quelle con un disturbo depressivo (57%) non ritenevano necessario iniziare un trattamento. Alcuni autori (Lega & Gigantesco, 2008) attribuiscono ciò a fattori come disinformazione, scarsa consapevolezza di essere affetto da un disturbo mentale e paura dello stigma legato proprio ai disturbi mentali. 

In Italia, tra il 2001 e il 2003, sembra che solamente il 17% degli individui con un Disturbi Mentali Comuni si fosse rivolto al Servizio sanitario nel corso dell’anno precedente allo studio ESEMeD (European Study of the Epidemiology of Mental Disorders; Alonso et al., 2004; De Girolamo et al., 2005). Tra questi, il 38% aveva consultato solo il Medico di Medicina Generale (MMG), il 21% solamente uno psichiatra e il 6% solamente uno psicologo. Dunque, il MMG e il suo ambulatorio rappresentano un punto di riferimento anche per la gestione dei Disturbi Mentali Comuni, anche perché spesso disturbi depressivi e d’ansia presentano comorbilità con problematiche fisiche; perciò, l’ambulatorio del medico di base rappresenta un luogo favorevole per la diagnosi precoce e la prevenzione.

La World Health Organization (WHO) seleziona i Servizi di cure primarie come luoghi dove formare operatori specializzati nel riconoscere i Disturbi Mentali Comuni, oltre che a fornire interventi di psicoeducazione. Questi programmi richiedono una collaborazione tra Servizi di cure primarie e Servizi specialistici di salute mentale, al fine di implementare procedure adeguate. L’efficacia dell’integrazione di questi due Servizi è stata osservata in diverse rassegne sistematiche (Bower et al., 2006; Gilbody et al., 2006).

In Italia, sembra che i Servizi di salute mentale siano principalmente concentrati sulla presa in carico di disturbi mentali gravi, offrendo poco spazio ai Disturbi Mentali Comuni (Lega & Gigantesco, 2008). Ciò è determinato dal gap tra la stima della domanda potenziale e le risorse effettivamente disponibili. Infatti, la disponibilità di psicologi nel Sistema Sanitario Nazionale (SSN) garantisce solamente una copertura del 20% delle potenziali richieste di psicoterapia per coloro che soffrono di Disturbi Mentali Comuni (CREA, 2019). Il risultato è una carenza di alternative rispetto al trattamento farmacologico, che rappresenta nella maggior parte dei casi la principale opzione terapeutica (De Girolamo et al., 2005). 

 Gli Esperti sottolineano inoltre che “la disponibilità di terapie psicologiche efficaci non garantisce, di per sé, che esse siano implementate in maniera efficace e efficiente” (ISS, 2022, p. 30), in questi termini la formazione professionale continua e il monitoraggio degli esiti dei percorsi di cura rivestono un ruolo determinante. Rispetto al monitoraggio e al controllo di qualità degli interventi psicosociali e psicoterapeutici, e alla loro conseguente implementazione, una recente Consensus Conference (Institute of Health Economics, 2014) ha suggerito di avvalersi di un ente di assistenza tecnica composto principalmente da accademici esperti preposti alla gestione di tali aspetti.

Raccomandazioni D2

Con l’obiettivo di individuare soluzioni percorribili per rendere maggiormente accessibili le cure psicologiche, nell’ottica di ridurre l’attuale grave gap di trattamento, gli Esperti suggeriscono di agire “a tutti i livelli del problema”, considerando la struttura del Sistema Sanitario Nazionale e le differenze regionali.

Primariamente, è necessario attivare iniziative di sensibilizzazione su ansia e depressione per tutti i cittadini, rivolgendosi in modo mirato a specifiche fasce di età e popolazioni più a rischio, per combattere lo stigma e incrementare la consapevolezza dei trattamenti efficaci esistenti.

Successivamente, si raccomanda di sviluppare percorsi diagnostici e assistenziali per i disturbi d’ansia e depressivi condivisi da diversi professionisti e servizi, per garantire cure basate sui tre livelli del modello stepped care in specifiche organizzazioni regionali, oltre a facilitare la comunicazione e le transizioni tra i servizi per garantire la continuità territoriale.

Inoltre, mettendo in pratica le competenze degli operatori e dei servizi di assistenza sanitaria primaria (come medicina di base, consultori familiari, ecc.), nonché della medicina penitenziaria, i disturbi d’ansia e depressivi possono essere individuati precocemente in tali contesti, così da attivare conseguentemente e contestualmente il trattamento di I livello (come l’auto-aiuto guidato). Riguardo i trattamenti di intensità maggiore (quindi II e III livello, secondo il modello stepped care) è necessario incrementare le competenze dei professionisti e dei servizi di salute mentale per poterli erogare adeguatamente. Infine, in previsione di situazioni più complesse (per esempio, in presenza di una compresenza di più psicopatologie) deve essere messo a disposizione un numero sufficiente di operatori per organizzare i diversi livelli d’intervento e le procedure necessarie.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Alonso J., Angermeyer M.C., Bernert S., Bruffaerts R., Brugha T.S., Bryson H., de Girolamo G., Graaf R., Demyttenaere K., Gasquet I., Haro J.M., Katz S.J., Kessler R.C., Kovess V., Lépine J.P., Ormel J., Polidori G., Russo L.J., Vilagut G., Almansa J., Arbabzadeh-Bouchez S., Autonell J., Bernal M., BuistBouwman M.A., Codony M., Domingo-Salvany A., Ferrer M., Joo S.S., Martínez-Alonso M., Matschinger H., Mazzi F., Morgan Z., Morosini P., Palacín C., Romera B., Taub N., Vollebergh W.A. (2004). ESEMeD/MHEDEA 2000 Investigators, European Study of the Epidemiology of Mental Disorders (ESEMeD) Project. Sampling and methods of the European Study of the Epidemiology of Mental Disorders (ESEMeD) project. Acta Psychiatrica Scandinavica, 5 (Suppl. 420): 8-20. DOI: 10.1111/j.1600-0047.2004.00325.x.
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  • CREA (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) (2019). L’assistenza Psicologica, scenari e prospettive alla luce dei bisogni della popolazione italiana e dei nuovi LEA. Roma: CREA.
  • De Girolamo G., Polidori G., Morosini P., Mazzi F., Serra G., Scarpino V., Reda V., Visonà G., Falsirollo F. & Rossi A. (2005). Prevalenza dei disturbi mentali comuni in Italia, fattori di rischio, stato di salute uso dei servizi sanitari: Il progetto ESEMeD-WMH. Epidemiologia e Psichiatria Sociale, 14 (Suppl. 8): 1-100.
  • Gilbody S., Bower P., Fletcher J. et al. (2006). Collaborative care for depression: a cumulative metaanalysis and review of longer-term outcomes. Archives of Internal Medicine, 166 (21): 2314-2321.
  • Gruppo di lavoro “Consensus sulle terapie psicologiche per ansia e depressione” (2022). Consensus Conference sulle terapie psicologiche per ansia e depressione. Istituto Superiore di Sanità. (Consensus ISS 1/2022).
  • Institute of Health Economics (2014). Consensus statement on improving mental health transitions (Institute of Health Economics Consensus Statement, vol. 7, November 4-6, 2014). Edmonton, Alberta (Canada): Institute of Health Economics.
  • Lega I. & Gigantesco A. (2008). Disturbi mentali comuni in Italia: il Progetto EPREMeD e lo studio ESEMeD. Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità, 21, 9: 11-15.
  • Thornicroft G, Chatterji S, Evans-Lacko S, et al. (2017). Undertreatment of people with major depressive disorder in 21 countries. British Journal of Psychiatry, 210, 2: 119-124.
  • Wang P.S., Angermeyer M., Borges G., Bruffaerts R., Tat Chiu W., de Girolamo G., Fayyad J., Gureje O., Haro J.M., Huang Y., Kessler R.C., Kovess V., Levinson D., Nakane Y., Oakley Brown M.A., Ormel J.H., Posada-Villa J., Aguilar-Gaxiola S., Alonso J., Lee S., Heeringa S., Pennell B.E., Chatterji S. & Ustün T.B. (2007). Delay and failure in treatment seeking after first onset of mental disorders in the World Health Organization’s World Mental Health Survey Initiative. World Psychiatry, 6, 3:177185.
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