In questo e nei prossimi articoli ci occuperemo di ripercorrere il lavoro operato dagli Esperti del Tavolo D, che ha interessato le tematiche relative alle risorse e all’organizzazione necessarie per facilitare l’accesso delle persone alle terapie psicologiche.
LA CURA PER ANSIA E DEPRESSIONE IN ITALIA – CONSENSUS CONFERENCE – (Nr. 16) Il rapporto costi/benefici delle terapie psicologiche
Il Tema D si è suddiviso in cinque sotto-temi, che hanno specificamente riguardato il rapporto costi/benefici legato alle terapie psicologiche (Tema D1), le strategie organizzative per facilitare l’accesso alle terapie (Tema D2), il ruolo della tecnologia nel migliorare l’accessibilità alle cure psicologiche (Tema D3), nonché le iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica (Tema D4) e i policy-makers (Tema D5) rispetto alla disponibilità di efficaci terapie psicologiche disponibili per la cura dei Disturbi Mentali Comuni (DMC, come ansia e depressione).
Quesito D1: il rapporto costi/benefici
Nella letteratura specialistica internazionale si hanno prove di un favorevole rapporto costi/benefici delle terapie psicologiche, anche in termini strettamente economici (assenze dal lavoro, maggiori costi sanitari e sociali, stress lavoro correlato, ecc.). Quali stime realistiche si potrebbero fare per il contesto italiano?
È stato calcolato che in Europa, nel 2010, il costo complessivo per i disturbi d’ansia è stato di 74,4 miliardi di euro e per i disturbi dell’umore di 113,4 miliardi di euro (Olesen et al. 2012).
Per quanto riguarda la Depressione maggiore, l’impatto sul sistema previdenziale è notevole. Secondo i dati dal 2009 al 2015, i beneficiari di prestazioni previdenziali sono stati 10.500; il 90% di essi beneficia di un Assegno Ordinario di Invalidità (AOI), con una spesa totale di 550 milioni di euro, mentre il 10% beneficia di una Pensione di Inabilità, con una spesa di 93 milioni di euro. Inoltre, il trend dei costi a carico del sistema previdenziale, che ha visto una crescita di +70% tra il 2006 e il 2015, sembra destinato a crescere.
In aggiunta, ansia e depressione comportano delle problematiche nell’ambito lavorativo. Sono infatti tra le principali cause di costi indiretti, ovvero assenza dal lavoro e perdita di produttività (che si traducono in una perdita di circa 4 miliardi di euro annui). Infatti, solamente per la depressione, sembra che il costo stimato sia di € 7.140 a persona, in termini di costi indiretti. A questo riguardo, numerosi studi hanno mostrato effetti positivi della psicoterapia per quanto riguarda i tassi di occupazione e ciò comporta, di conseguenza, una riduzione dei costi indiretti (Fournier et al., 2015).
Per quanto riguarda i costi diretti, ovvero spese mediche e di assistenza sanitaria a carico dell’utente e del Servizio Sanitario Nazionale, sembra che i comuni trattamenti biologici (come i farmaci) per ansia e depressione siano molto più costosi della psicoterapia, anche se quest’ultima fosse un intervento a lungo termine (per esempio, Cuijpers et al., 2010; Hollon et al, 2006; Wampold, 2007, 2010).
Riguardo ai benefici della psicoterapia sui costi che ricadono sul sistema sanitario, numerose metanalisi hanno riferito che la psicoterapia aiuta a ridurre le spese mediche e i tempi di ospedalizzazione, oltre che a ridurre disabilità, morbilità, mortalità e ricoveri in reparti psichiatrici (Linehan et al., 2006; Pallak et al., 1995). Se integrata nelle cure primarie, la psicoterapia sembra ridurre il costo di spese mediche di circa il 20-30% (Cummings et al., 2003). Inoltre, è interessante notare come circa il 50% dei pazienti preferisca la psicoterapia ai trattamenti farmacologici, a causa dei possibili effetti collaterali negativi di questi ultimi. Sarebbe ragionevole pensare che, qualora si proponesse la psicoterapia a pazienti che la preferiscono, ci sarebbe una maggiore aderenza al trattamento (Deacon & Abramowitz, 2005; Paris, 2008; Patterson, 2008; Solomon et al., 2008; Vocks et al., 2010).
A seguito della pandemia, è verosimile pensare che i costi diretti e indiretti siano aumentati, e un incremento, anche se ridotto, dei tassi di guarigione aiuterebbe a coprire costose e vaste iniziative in ottica di miglioramento dell’accessibilità alle cure psicologiche, come supportato dall’esperienza inglese con il programma Improving Access to Psychological Therapies (IAPT; Clark, 2017) più volte citato in questa Consensus.
Raccomandazioni D1
Dato il positivo rapporto costi/benefici evidenziato rispetto ai costi diretti e indiretti, gli Esperti raccomandano di “promuovere l’utilizzo di terapie psicologiche basate sulle prove di efficacia come interventi di prima linea per gli utenti affetti da ansia e/o depressione lieve o moderata” (ISS, 2022, p. 100). Ciò, dunque, consentirebbe –come detto spesso in questa Consensus Conference– non solo di fornire cure psicologiche adeguate migliorando così la qualità di vita delle persone, ma anche di ridurre i costi diretti e indiretti generati dai DMC, quindi incrementare le ore di produttività e diminuire le spese mediche.