Il Disturbo affettivo stagionale unipolare (DAS), diagnosticato come Disturbo Depressivo Maggiore con Pattern Stagionale (APA, 2013), ricorre più spesso durante i mesi autunnali e invernali per poi regredire durante la primavera e l’estate (Rosenthal et al., 1984).
L’eziologia del Disturbo affettivo stagionale
Dato che le persone affette da Disturbo affettivo stagionale trascorrono più del 40% dell’anno a soffrire di depressione, che influisce negativamente su molti aspetti della vita quotidiana (Rosenthal et al., 1984), l’identificazione di trattamenti migliori per il Disturbo affettivo stagionale rappresenta un’importante sfida per la salute pubblica (Rohan et al., 2009)
La maggior parte degli studi passati sull’eziologia del Disturbo affettivo stagionale si è concentrata sui meccanismi biologici (Rohan et al., 2009). L’ipotesi più accreditata è che la diminuzione dei livelli di luce durante l’inverno possa alterare i ritmi circadiani e i livelli di neurotrasmettitori (James al., 1985). Tuttavia, sono stati ipotizzati e testati anche meccanismi cognitivi e comportamentali come fattori di rischio (Rohan et al., 2009), sottolineando per cui che il Disturbo affettivo stagionale non è un disturbo esclusivamente biologico.
Ad esempio, gli atteggiamenti disfunzionali e lo stile di pensiero ruminativo possono agire come vulnerabilità cognitive per l’insorgenza della depressione (Young et al., 2008), suggerendo analogie tra il Disturbo affettivo stagionale e la depressione non stagionale. Nella depressione non stagionale, l’esposizione a traumi, come il maltrattamento infantile, combinata con una diatesi sottostante può portare alla depressione dell’adulto (Liu, 2017).
Il legame tra maltrattamento infantile e Disturbo affettivo stagionale
Una meta-analisi di 261 studi ha infatti rilevato che l’esposizione al maltrattamento infantile è correlata a probabilità due volte maggiori di depressione in età adulta (Mandelli et al., 2015). Nonostante la relazione tra maltrattamento infantile e depressione adulta non stagionale sia già stata accertata (ad es, Heim & Binder, 2012), non è ancora stato studiato un possibile collegamento tra il maltrattamento infantile e la depressione stagionale. È interessante notare che l’abuso fisico e sessuale infantile è associato a sintomi neurovegetativi come iperfagia, aumento di peso e ipersonnia (Levitan et al., 1998) che sono sintomi comuni nel Disturbo affettivo stagionale.
Visto che alcuni studi hanno dimostrato che il maltrattamento infantile influisce sullo sviluppo cerebrale nell’infanzia attraverso un’alterazione della neurotrasmissione, con effetti duraturi nell’età adulta (Rutter, 2004), si potrebbe ipotizzare che una maggiore sensibilità allo stress dovuta all’esperienza del maltrattamento potrebbe aumentare la vulnerabilità alla depressione in risposta a fattori di stress in età adulta (Kendler et al., 2004).
Sulla base di quanto riportato, uno studio di Wang e colleghi (2021) è il primo studio che ha avuto come obiettivo quello di esaminare le associazioni tra il maltrattamento infantile (analizzato retrospettivamente) e la gravità dei sintomi depressivi nel Disturbo affettivo stagionale.
Disturbi del sonno e stile di pensiero come mediatori della relazione tra maltrattamento infantile e Disturbo affettivo stagionale
I risultati confermano l’ipotesi dei ricercatori, confermando quindi che gli individui che hanno riportato retrospettivamente più maltrattamenti infantili presentano una maggiore gravità dei sintomi depressivi nel Disturbo affettivo stagionale. È emerso inoltre che l’insonnia, l’ipersonnia, le convinzioni stagionali e il rimuginio hanno mediato l’associazione tra il maltrattamento infantile e la gravità dei sintomi del Disturbo affettivo stagionale. Per ciascuna di queste associazioni l’effetto medio era: insonnia (26%), convinzioni stagionali (25%), rimuginio (24%), ipersonnia (10%). Tutti questi elementi contribuiscono in modo indipendente all’associazione tra maltrattamento infantile e gravità della depressione nel Disturbo affettivo stagionale, anche se l’ipersonnia può contribuire a questa associazione in misura minore. Nonostante queste associazioni, essendo uno studio trasversale, non si possono trarre inferenze causali, per cui altri studi prospettici dovrebbero approfondire questi risultati.
L’insonnia come mediatore tra il maltrattamento infantile e la gravità dei sintomi del Disturbo affettivo stagionale è coerente con la teoria della sensibilità allo stress, secondo la quale gli individui che hanno subito maltrattamenti infantili sperimentano un’elevata sensibilità allo stress poco dopo gli episodi di maltrattamento, precludendo il senso di sicurezza necessario per il sonno (Bernier et al., 2013), (sebbene il sonno durante l’infanzia non sia stato valutato in questo studio).
I risultati supportano anche la letteratura precedente che suggerisce che l’ipersonnia nel Disturbo affettivo stagionale può essere un riflesso dell’evitamento e/o dell’aumento del tempo trascorso a letto (Kaplan & Harvey, 2009). Data la co-occorrenza di insonnia e ipersonnia nel Disturbo affettivo stagionale e nella depressione non stagionale (Soehner et al., 2014), è possibile che l’insonnia e l’ipersonnia, piuttosto che profili sintomatici distinti, siano processi correlati che possono rafforzarsi a vicenda. Per esempio, l’insonnia precoce potrebbe estendersi all’ipersonnia mattutina (per esempio, rimanere a letto più a lungo), che potrebbe poi precipitare nella difficoltà di iniziare il sonno la notte successiva.
In questo studio, inoltre, le credenze stagionali hanno predetto maggiormente l’associazione tra maltrattamento infantile e gravità della depressione nel Disturbo affettivo stagionale rispetto alle tipiche credenze depressogene disadattive.
In aggiunta, i risultati hanno mostrato che la componente della ruminazione media la relazione tra il maltrattamento infantile e la gravità della depressione nel Disturbo affettivo stagionale, estendendo al Disturbo affettivo stagionale le precedenti ricerche sulla depressione non stagionale (ad es, Raes & Hermans, 2008). I risultati delle credenze stagionali e del rimuginio come mediatori sono coerenti con i modelli cognitivi della depressione, secondo i quali gli individui che hanno subito maltrattamenti nell’infanzia (quando i loro schemi cognitivi tendono a essere malleabili) sviluppano stili cognitivi depressogeni, aumentando il rischio di depressione in età adulta (Liu, 2017).
Considerazioni conclusive
In conclusione, questo è il primo studio presente in letteratura che dimostra come il maltrattamento infantile riportato retrospettivamente sia associato alla gravità della depressione nel Disturbo affettivo stagionale. La maggior parte delle ricerche passate sull’eziologia di questo disturbo si è concentrata su meccanismi biologici legati ai livelli di luce ambientale ambientali e solo più recentemente sulle teorie psicologiche (Rohan et al., 2009). L’inclusione di un ruolo del maltrattamento infantile nell’eziologia del Disturbo affettivo stagionale può aprire nuove strade di ricerca utili per la comprensione e per il trattamento del disturbo.