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Le fate ignoranti. Lutto, amore, amicizia e resilienza – Recensione

Nucleo pulsante della serie tv 'Le fate ignoranti' è Eros come amore, sentimento, poesia, sessualità, rappresentata con delicatezza e gioia, libera da tabù

Di Giuseppe Femia

Pubblicato il 10 Giu. 2022

Carica di emotività, Le fate ignoranti si presta a riflessioni e considerazioni di matrice clinica; si osservano: la tristezza, la gelosia, la rabbia e le fasi del lutto sino all’elaborazione e al reinvestimento che, salvifico, scioglie il dolore negato, favorendo l’accettazione di un dolore consapevole.

Attenzione! L’articolo potrebbe contenere spoiler

 

 Le fate ignoranti, serie TV che ripercorre le tracce del celebre film di Ferzan Ozpetek, diretta dallo stesso regista, ne ricostruisce i momenti più salienti, i dettagli trascurati dalla pellicola originaria, delineando i personaggi nel profondo della loro psicologia e storia, e stimolando riflessioni psicologiche ad ampio raggio.

La serie offre una fotografia di come il mondo degli affetti sia cambiato: attraverso l’immediatezza dei suoi personaggi, aiuta lo spettatore ad empatizzare e conoscere l’intimità psichica delle vicende narrate.

Così come avviene durante la psicoterapia, il regista consente di ricostruire lo stato mentale e partecipare al mondo emotivo di ciascun personaggio. Proprio per questa ragione, riflettere a partire da dipinti cinematografici ci allena a sentire, integrare e dunque comprendere.

Fra tutti i temi trattati in modo collaterale nella serie TV in questione, certamente il nucleo pulsante della storia è l’Eros come amore, sentimento, poesia, sessualità. Quest’ultima viene rappresentata con delicatezza e gioia, libera da pregiudizi, tabù e sovrastrutture mentali. Il mero piacere sessuale passa in secondo piano, superato da una forza affettiva che, anche se nata dal desiderio, si mostra libera di bypassare le paure, gli ancoraggi culturali, i pregiudizi e il concetto di identità di genere.

Una sorta di intervento di normalizzazione ben riuscito quello del regista.

Un antidoto all’ignoranza spregiudicata, una sberla creativa destinata a coloro che ancora additano la diversità, praticano psicoterapie riparative e predicano omofobia, ipocrisia e stigma: vince l’amore in ogni sua forma.

Carica di emotività, Le fate ignoranti certamente si presta a riflessioni e considerazioni di matrice clinica; si osservano: la tristezza, la gelosia, la rabbia e le fasi del lutto sino all’elaborazione e al reinvestimento che, salvifico, scioglie il dolore negato, favorendo l’accettazione di un dolore consapevole.

Erotismo e perdita come temi centrali che si snodano in un crocevia di avventure esistenziali, bisogni di base e scenari temuti che si alternano: il bisogno di appartenenza, di amore e accudimento, la paura di esser soli al mondo, inadeguati e non accettati, l’amore, il tradimento e la morte.

Proprio la perdita sembra innescare la ricerca dell’antagonista, dell’avversario, dell’amante, in qualche senso “dell’altro” che svela parti di sé.

Antonia ricerca la fata ignorante del marito morto in un incidente stradale e insiste a volerlo conoscere fino in fondo, per partecipare alla sua vita, sino a scoprire quanto siano affini, fino a sfiorarlo, ad amarlo cercando di elaborare l’assenza, il silenzio, i ricordi.

La morte, come ogni fine, contiene anche un inizio. Per una storia che finisce, un’altra sta per cominciare, ed è la storia di un incontro tra due persone che pensano di non avere niente in comune, ma poi scopriranno di assomigliarsi moltissimo. (Ozpetek, 2022)

La fata ignorante sembra rappresentare i bisogni primitivi, la mancanza di regole e convenzioni, il desiderio che esplode e irrompe, scompone quei fragili equilibri, rompe lo status quo e pretende attenzione.

 Le relazioni diventano centrali, fra amicizia ed eros. Sono trattati i temi della solitudine, di quel tentativo di riempire vuoti emotivi con moti sessuali, oltre che del perfezionismo e della ricerca di approvazione e riconoscimento che, seppure in modo collaterale, appaiono cruciali nella psicologia di alcuni dei personaggi proposti.

Il tutto in un’ottica positiva in cui i protagonisti risolvono i loro dilemmi e le loro paure attraverso condivisione, riflessione e collaborazione.

Tre osservatrici popolari attendono la vita degli altri, da una panchina sorvegliano i movimenti dei protagonisti con ironia e semplicità popolana, senza cattiveria ma con affetto.

Inganno e angoscia da separazione come trame che si muovono dietro le quinte; la pittura come mestiere creativo e psicologico che ricostruisce sentimenti e ricordi.

La pittura svela segreti, ritrae desideri e paure.

Tutti abbiamo un segreto, una parte di noi che dedichiamo solo a noi stessi. A volte per egoismo, a volte per vigliaccheria. (Ozpetek, 2022)

In generale, vince il gruppo che consola e ironizza, dimensione centrale della serie, una famiglia allargata che contiene e provoca e, proprio nella sua identità gruppale, protegge.

La famiglia supplementare che elargisce affetto e cure. La mamma istrionica che svaluta in modo maldestro la figlia, ambivalente nel suo modo di fornire cura, ma sorprendente nella sua capacità di recupero. Il gruppo come elemento di trasformazione e poi l’amicizia come valore portante ed assoluta resilienza che tutto tiene e consola.

Abbandono – perdita – lutto – e scoperta del tradimento mediante una pittura che ritrae la fata ignorante che disvela la bisessualità del personaggio principale: controverso e maledettamente persuasivo.

La psichiatra, sensibile e vulnerabile, in coppia con una donna astrologa che si rivolge alle stelle e ai pianeti per spiegarsi la realtà e si rimprovera per non essere madre, ma si scopre tradita e in conflitto fra voglia di recuperare il rapporto o scappare in cerca di evasione. Da qui la crisi di coppia che si ricompone e richiede cambiamento e apertura. La transizione di ruolo come fattore che rigenera e scompone equilibri. L’amante, l’esule, una sommatoria di lutti, rifiuti temuti, traumi che si ricompongono, si risolvono. Si evidenzia la resilienza, le risorse e la positività della vita.

Il tema della famiglia biologica e della famiglia logica, l’omosessualità e la mancanza dei figli nelle coppie gay come tema trasversale che batte sulle sponde della storia principale.

Gli episodi proposti: amore, assenza, segreto, tradimento, famiglia, mondo fuori, viaggio, altrove, forniscono fotografie dettagliate di stati d’animo, sentimenti – emozioni, pensieri, credenze, sofferenza psicologica, risorse e fattori di protezione.

Una scenografia a tratti radical-chic in cui si muovono personaggi carichi di emotività e vita, complessi, contemporanei, fortemente rappresentativi di una realtà che viviamo. Il confine fra fiction e realtà si confonde; la rappresentazione fornita dal regista riflette talmente bene la realtà dei sentimenti trattati che certamente si mostra un utile esercizio per spiegarsi al meglio la complessità della psicologia e delle differenze individuali, e nello specifico le motivazioni e le paure delle storie raccontate che spesso si riscontrano nella nostra pratica clinica.

 

LE FATE IGNORANTI – Guarda il trailer della serie TV:

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ozpetek, F. (2022). Le fate ignoranti. R&C Produzioni
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