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Genitori, come gestire il problema alimentare – Report e video dal webinar condotto dal CIPda Milano in occasione della X giornata nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione

Report e video del webinar tenuto dall’équipe multidisciplinare del CIPda dedicato ai disturbi alimentari e alle linee guida per i genitori

Di Arianna Belloli

Pubblicato il 23 Apr. 2021

Aggiornato il 08 Feb. 2024 14:59

Report sul webinar tenuto dall’équipe multidisciplinare del CIPda, in occasione della giornata nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione (DA), per fornire ai genitori delle linee guida su come gestire le problematiche alimentari vissute dai loro figli.

 

L’incontro si è aperto con un saluto di benvenuto da parte della direttrice sanitaria del centro: la Dott.ssa Sassaroli; la quale ha ribadito la rilevanza di questo seminario, in quanto la figura del genitore assume un ruolo cruciale e determinante all’interno del quadro sintomatologico che il figlio sta esperendo. È stata focalizzata l’attenzione sui seguenti punti: l’importanza di cogliere la problematica tempestivamente, il maggiore rilievo clinico attribuito al disturbo alimentare oggigiorno rispetto al passato, la necessità di invitare il proprio figlio a rivolgersi a specialisti e soprattutto il bisogno di vicinanza emotiva costante. È stato introdotto anche il concetto di alleanza terapeutica: sia tra paziente e curante, sia tra curante e genitori, in quanto quest’ultimi possono essere una risorsa nucleare per un esito terapeutico proficuo.

Ha preso successivamente la parola la direttrice operativa della clinica: la Dott.ssa Nocita, la quale ha esplicitato l’obiettivo dell’incontro, che consiste nell’offrire ai genitori dei suggerimenti pratici per fronteggiare le criticità emergenti dei propri figli verso cibo e forma fisica.

L’impostazione dell’incontro si è articolata in 3 momenti:

  • Il primo dando voce ai vari specialisti dell’équipe che hanno offerto una prospettiva multidisciplinare rispetto alle strategie efficaci per la gestione delle principali criticità
  • Il secondo proiettando una video-testimonianza di genitori di una paziente che ha superato il disturbo alimentare
  • Il terzo dando spazio al pubblico per domande e curiosità

La Dott.ssa Nocita ha introdotto gli specialisti e stimolato il loro intervento, tramite quesiti specifici:

Dott.ssa Colantonio (psicologa): “Quali sono i campanelli d’allarme per poter individuare precocemente un possibile disturbo alimentare?”

È stato immediatamente ribadito quanto sia difficile individuare i segnali prodromici, in quanto nella società attuale comportamenti quali esercizio fisico protratto e diete dimagranti sono ben accettati e rinforzati: il confine tra un’”innocua” attenzione per l’alimentazione e la forma del corpo e l’esordio di una psicopatologia è, dunque, alquanto labile. Il genitore può, però, concentrare la sua attenzione su tre aspetti cruciali: ipervalutazione del peso e della forma fisica, comportamenti finalizzati alla perdita di peso (dieta ferrea, esercizio fisico eccessivo, abbuffate e meccanismi di compenso) e un’evidente modificazione ponderale (diminuzione o aumento del peso).

Dott.ssa Zagarese (psicologa): “Una volta appurati questi elementi, a quali specialisti è opportuno rivolgersi?”

Primariamente alla figura del medico di base, per poter attuare un primo filtraggio della problematica. Secondariamente a centri clinici con équipe multidisciplinari (psichiatra, psicoterapeuta, nutrizionista/dietista), specializzati nelle problematiche alimentari, che seguano protocolli evidence-based empiricamente efficaci.

Dott.ssa Tramontano (psicologa – psicoterapeuta): “Una volta accertata la diagnosi, come si possono orientare i genitori alla ricerca del trattamento più adeguato?”

Il consiglio è di orientarsi sempre verso terapie Gold-Standard indicate dalle linee guida internazionali (NICE, 2017) come terapie d’eccellenza per il trattamento del disturbo alimentare: la terapia cognitivo-comportamentale migliorata (Enhanced Cognitive Behaviour Therapy, CBT-E), grazie alla sua concettualizzazione transdiagnostica del disturbo, è indicata per tutte le sotto-categorie diagnostiche del disturbo. Il centro CIPda adopera come modello teorico e clinico proprio la CBT-E, indicata come trattamento d’elezione per tutti i target d’età. Si tratta di una terapia individuale e personalizzata: nonostante siano previste procedure implementate in maniera sequenziale, vengono sempre adattate alle esigenze e caratteristiche del paziente, il quale assume un ruolo attivo e cooperativo all’interno del trattamento. Il format individuale prevede anche il coinvolgimento dei genitori o degli altri significativi: nel caso degli adolescenti i genitori vengono sempre coinvolti, mentre nel caso di pazienti adulti vengono coinvolti se e solo se possono configurarsi come una risorsa ai fini del trattamento.

Dott.ssa Ranzini (psicologa – psicoterapeuta): “All’interno di un trattamento individuale, come possono i genitori rappresentare una risorsa per il cambiamento di loro figlio?”

Nonostante la CBT-E preveda un format individuale, i dati di ricerca affermano che i genitori assumono un’importanza cruciale per l’esito del trattamento, potendo diventare una risorsa attiva e determinante. In merito a ciò spetta al terapeuta fornire ai genitori sia spiegazioni sul razionale del trattamento, sia indicazioni psicoeducazionali sulle procedure pratiche ed efficaci da mettere in atto. L’obiettivo del coinvolgimento genitoriale consiste, dunque, nel favorire un ambiente familiare accogliente che possa facilitare il cambiamento; grazie anche alla fiducia che i genitori nutrono verso l’impegno del figlio per il trattamento.

Dott.ssa Ramponi (dietista): indicazioni pratiche per gestire proficuamente il momento del pasto

Il pasto e il seguente post-pasto costituiscono momenti di cruciale difficoltà sia per i pazienti, sia per gli altri significativi. A tal proposito, la prima strategia utile consiste nel prepararsi ai pasti anticipatamente: coinvolgendo il proprio figlio nella pianificazione del menù, individuando insieme a lui gli alimenti soggettivamente più semplici da gestire e concordando la porzione di consumo. La seconda direttiva consiste nel creare un clima più idoneo possibile, attraverso l’attenzione focalizzata su argomenti che non concernono minimamente i temi dell’alimentazione, del peso e della forma fisica. Il terzo punto consiste nel conoscere e saper gestire eventuali difficoltà emergenti: in questi casi è opportuno non costringere il proprio figlio a mangiare, bensì gli si rimanda che sta consumando quanto precedentemente concordato. Queste difficoltà potrebbero essere esacerbate da una sensazione di pienezza durante e post-pasto: è doveroso rimandare che queste sensazioni possono essere fortemente influenzate da stimoli emotigeni o essere conseguenti al sottopeso. Anche nel post-pasto risulta fondamentale proporre attività distraenti per distogliere l’attenzione dal cibo, dal corpo e da tutte le emozioni connesse.

Dott.ssa Amianti (biologa – nutrizionista): indicazioni pratiche per gestire i pasti fuori casa

L’alimentazione sociale si rivela un’esperienza notevolmente complessa, motivo per cui la reazione più frequente è l’evitamento, a cui segue un circolo vizioso di frustrazione, ansia e sensi di colpa. Il genitore può cercare di supportare il proprio figlio pianificando l’uscita, in quanto la pianificazione può aumentare il senso di controllo e conseguentemente abbassare l’ansia.

La specialista invita a focalizzare l’attenzione su tre momenti particolari:

  • Pre-pasto: risulta utile contestualizzare l’evento, definendo tutti gli aspetti che comportano l’uscita stessa: location, tipologia di menù proposto (es. scaricare menù online) per poter concordare a priori i dettagli del pasto
  • Durante il pasto: un ruolo cruciale è assunto dalla rete familiare e amicale che circonda l’individuo, dovrebbero essere totalmente evitati temi connessi a cibo, peso e forma fisica; orientando la conversazione su temi distraenti di altra natura
  • Post-pasto: potrebbero subentrare sensi di colpa e ansia per essere usciti dalla propria zona di comfort; il genitore, per essere di aiuto, potrebbe organizzare attività distraenti e interattive

Conclusi gli interventi dei singoli specialisti, ha avuto inizio il secondo momento dell’incontro: la video-testimonianza dei genitori la cui figlia ha superato il suo disturbo alimentare, a seguito della presa in carico al CIPda. Dalla video-testimonianza dei genitori sono emerse le seguenti indicazioni:

  • Ricordarsi che la causa del disturbo alimentare è sempre multifattoriale: non è mai solo “colpa” del genitore, il quale spesso può provare sensi di colpa per la condizione del figlio
  • Viene ribadita l’importanza di rivolgersi a protocolli validati scientificamente (“Nonostante la rigidità, si è rivelato efficace”), aiutando il proprio figlio a scegliere il percorso più adeguato
  • Manifestare supporto costante ai propri figli, ma sempre rispettando il loro spazio di cura
  • Tenere a mente la metafora dell’orchidea paragonata ad un figlio con disturbo alimentare: “Un’orchidea spoglia, se ben curata, può sempre rifiorire in tutta la sua bellezza; bisogna, però, ricordarsi di tenerla annaffiata!”

Il webinar si è concluso con un ultimo spazio dedicato alle domande dal pubblico: le risposte ai quesiti rimanenti sarebbero state reperibili sulla pagina Facebook, sotto forma di brevi video, che hanno riscontrato un elevato livello di gradimento dagli ascoltatori.

 

GENITORI: COME GESTIRE IL PROBLEMA ALIMENTARE – Guarda il video integrale del webinar:

 

 


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