Nell’epoca dei cooking show e degli chef-star, il libro Tra vita e girovita raccoglie le riflessioni sulla nutrizione e sul cibo dei professionisti che si occupano di alimentazione e amanti della tavola imbandita
Questo libro nasce a tavola, quasi letteralmente. Ogni contributo viene da un diverso professionista, legato agli altri dall’amicizia celebrata e goduta nelle cene fatte insieme. Ne risulta un gradevole insieme di punti di vista, che lascia informazioni e riflessioni sull’alimentazione stimolanti anche per chi, per lavoro, si occupa dell’uso patologico del cibo.
Chi, inoltre, è appassionato consumatore di buon cibo, vi ritrova anche qualche gustosa ricetta.
Tra vita e girovita: l’alimentazione come definizione di identità
È l’uomo a fare la dieta o è la dieta a fare l’uomo? È vera la seconda. Perché l’umanità nasce nel momento in cui inventa il suo regime alimentare. Come dire che homo sapiens e homo edens sono la stessa persona. Mentre i nostri antenati pre-umani si comportavano come animali e mangiavano quel che offriva madre natura.
Gli antichi concepivano la medicina come parte della dietetica: in altre parole il cibo era concepito come terapia per le diverse patologie. Quindi di dieta si parla da moltissimo tempo, prima dei regimi alimentari che spopolano oggi. Allo stesso modo, come illustrato nell’ultimo capitolo, il modo di nutrirsi nel susseguirsi dei secoli è profondamente legato alle innovazioni tecniche e tecnologiche, agli assetti politici, alle condizioni economiche, al modo di comunicare, al commercio.
L’alimentazione come cura di se, un tempo. Oggi?
Ma oggi la “dieta” è la stessa cosa di quella degli antichi? No, afferma Marino Niola, antropologo e giornalista. Per gli antichi greci, ad esempio, era sinonimo di stile di vita e comportamenti che comprendevano oltre al cibo l’attività fisica ed il sonno. Un modo di prendersi cura di sé, per conoscersi e capire i propri bisogni, anche alimentari, senza arrivare agli eccessi (come bulimia, anoressia e ortoressia). Oggi la dieta invece perlopiu è intesa come controllo e diminuzione quantitativa delle calorie, perciò porta frustrazione e può dare luogo a disturbi del comportamento alimentare. Mi sembra un’interessante prospettiva da avere in mente quando, come clinici, ci approcciamo a pazienti che col cibo e con l’immagine corporea hanno un rapporto difficoltoso.
L’ultima tendenza in ambito alimentare è il “senza”: senza glutine, lattosio, zucchero, lieviti.. e sempre più spesso l’alimentazione dei figli viene discussa davanti agli avvocati quando le famiglie si sfasciano e le coppie genitoriali divorziano.
Alimentazione come amore
Antonella Gallo, psicologa psicoterapeuta, nel secondo capitolo, ricorda come per la psicoanalisi (cita Freud, Lacan e Winnicott) nutrizione, amore, mancanza, desiderio e sessualità sono strettamente legati. A partire dal seno materno, che ci nutre, ognuno di noi può esperire l’amore oltre al nutrimento. Detto in altri termini, il cibo e la nutrizione sono protagonisti nel processo di costruzione del legame di attaccamento, che tanto influenza anche le relazioni sentimentali e sessuali da adulti.
Le credenze da ristrutturare nei disturbi del comportamento alimentare
Alberto Vito, psicologo, racconta invece i suoi colloqui psicologici “tipici” con pazienti obesi che stanno per sottoporsi ad un intervento di chirurgia bariatrica. Il metodo di conduzione del primo colloquio procede per ristrutturazioni cognitive rifacendosi a Bateson e alla “Teoria dei tipi logici” di Russel, intercettando, per dirla alla cognitivista, le false credenze del/a paziente.
L’alimentazione nel sistema famiglia e nelle società
Giuseppe Viparelli, psichiatra e psicoterapeuta, allarga l’analisi agli aspetti sociali della nutrizione e a come questi hanno da sempre condizionato ruoli e identità sociale degli individui. Il cibo è sempre stato anche un mezzo di comunicazione: mangiando affermiamo chi siamo: la nostra appartenenza etnica e culturale, la famiglia, le tradizioni, la religione, le istituzioni religiose, nonostante questa sia l’era della globalizzazione. Se guardiamo la cucina di una famiglia possiamo dedurne molte informazioni: sulle emozioni dei componenti, su come si prendono cura l’uno dell’altro, su regole e ruoli impliciti, sulle loro relazioni, su quello che condividono, sui significati trasportati e re-interpretati dalle famiglie di origine. Da qui emergono aspetti dell’alimentazione molto più profondi e complessi di come i media lo rappresentano oggi e di come molti di noi lo veicolano sui social.
Tra vita e girovita: l’alimentazione, ciò che ne sappiamo ed i rischi percepiti
Raffaele Sibilio, sociologo, vede l’odierna perdita del senso vero della nutrizione anche come conseguenza del fatto che ormai, non sappiamo più nulla di come il cibo viene prodotto. Nonostante viviamo nell’era dell’informazione, ci lasciammo travolgere da ondate emotive come quelle sulla mucca pazza o sul vino all’etanolo, senza però comprendere l’etichetta degli ingredienti di ciò che acquistiamo al supermercato. Davvero curioso se pensiamo che il cibo, oltre ai farmaci, è l’unico bene di consumo che introduciamo nel nostro corpo. Di fatto quindi
L’uomo è anche ciò che sceglie sulla base di quello che conosce, percepisce e concepisce.
Ecco perché tendiamo a ritenere più salubri e sicuri i prodotti a km 0 e quelli privi di colesterolo.
Ciò che non conosciamo si tramuta in rischio percepito e quindi ansia.
In conclusione, ho trovato interessante anche il contributo di Paolo Sassone Corsi, che spiega l’influenza del cibo sul metabolismo degli organi interni e l’impatto della “crono-nutrizione”.
Tra vita e girovita è un libro che, da psicologa e amante del cibo, della convivialità e del cucinare, consiglio a chiunque abbia questi interessi. Si gusta in poche ore di lettura e lascia un buon sapore.