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Ego Depletion: autocontrollo e il dispendio di risorse mentali. Rimuginio, ruminazione e soppressione del pensiero

Ego depletion - Alcuni processi cognitivi di autocontrollo producono fatica mentale e stress emotivo: rimuginio, ruminazione e soppressione del pensiero...

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 02 Ott. 2017

Anche i paradigmi teorici che considerano la maggior parte delle azioni come governate da impulsi automatici e inconsci riconoscono che la coscienza possa avere una certa influenza tale da interrompere o prevenire azioni fortemente automatizzate (Baumeister, Masicampo & Vohs, 2011). Occorre una premessa: l’impatto di componenti neurochimiche o basate sulla relazione di attaccamento o sul condizionamento comportamentale su risposte automatizzate o coscienti non è escluso. Tuttavia l’interesse principale è come processi automatici e coscienti interagiscono nel governare il comportamento.

 

Gli studi sul fenomeno dell’Ego Depletion ci danno informazioni interessanti sul nostro libero arbitrio. In particolare esercitare autocontrollo nelle sue varie modalità (es. resistere alle tentazioni, perseverare innanzi alle frustrazioni e così via) consuma una energia che ostacola esercizi di autocontrollo successivi. Questo significa che l’ autocontrollo è una risorsa limitata, che si può allenare, esaurire e recuperare con il riposo.

Ma è possibile usare strategie di autocontrollo che consumano una ridotta quantità di energia? È possibile esercitare autocontrollo con modalità così efficaci in grado di rallentare il processo di ego-depletion e aumentare i gradi di esercizio della libera volontà?

Probabilmente un minimo livello di carico cognitivo è comunque richiesto dall’azione conscia più che dall’abitudine automatizzata. Tuttavia esistono modalità consce di gestione del comportamento (in termini di espressione, presa di decisione, realizzazione dell’atto) che consumano maggiori risorse mentali e lasciano proni a un successivo esaurimento del muscolo dell’autocontrollo (Ego-Depletion, Baumeister et al., 1998).

Nel panorama scientifico alcuni processi cognitivi sono ormai considerati una modalità piuttosto costosa in termini di fatica mentale e stress emotivo di governo del comportamento. Tra questi, i più conosciuti sono rimuginio, ruminazione e soppressione del pensiero. Rimuginio e ruminazione sono particolarmente cancerogeni non solo perché determinano il cognitive load ma perché continuano a elaborare le medesime informazioni e non prendono in alcuna considerazione nuove informazioni dall’ambiente.

Qui la questione centrale è la sovrapposizione tra la necessità di uno stato interno equilibrato (assenza di pensieri o emozioni negative) e la possibilità di esercitare libero arbitrio. Una pretesa nei confronti di sé stessi, quella che il corpo e la mente siano d’accordo con noi. Le semplici traduzioni di questo scopo (metacognitivo) irrealistico sono forse più chiare: la pretesa di scegliere l’esposizione senza provare paura; la pretesa del rischio senza dubbi e preoccupazioni che ronzano in testa; la pretesa della rinuncia alle tentazioni senza un pensiero pulsante; la pretesa di fronteggiare una critica senza che la mente ci giudichi inadeguati. L’essere umano tende un po’ a cercare l’accordo assoluto con i propri eventi interni e a far dipendere le proprie decisioni da questo accordo. Ma la ricerca della coerenza per decidere, anziché aiutare a prendere decisioni buone o autentiche, rende le decisioni sofferte, difficili e confuse.

Come l’individuo procede a questa ricerca di coerenza interna? Prima via: rimuginare, ovvero il tentativo di risolvere i dissidi interiori attraverso svariate forme di ragionamento, le persone cercano di risolvere dubbi e domande esistenziali prima di decidere. Seconda via: la soppressione dei pensieri e delle emozioni, il tentativo di oscurare, combattere, cancellare o semplicemente ignorare i propri stati interni per garantirsi un finto equilibrio. Entrambe queste risorse consumano energia, sono faticose e superflue per arrivare a una decisione e quindi generano un carico cognitivo che riduce nel tempo le risorse a disposizione per l’esercizio del libero arbitrio.

Come aumentare i gradi di esercizio della libera volontà? Abbandonando l’uso di queste strategie, il che però implica decidere anche indipendentemente da segnali di incoerenza interna (emozioni e pensieri negativi) o aspettare che si plachino da soli. Possiamo prendere decisioni indipendentemente dal disaccordo (o dall’accordo) espresso dai nostri pensieri o dalle nostre emozioni.

 


Coscienza & Comportamento:

1 – Libero dalla coscienza o libero arbitrio? Il comportamento umano tra neurochimica e processi cognitivi consci e inconsci – Introduzione

2 – Emozioni, attenzione e controllo cosciente delle azioni – Il comportamento umano tra neurochimica e processi cognitivi consci e inconsci

3 – I comportamenti impulsivi e disregolati derivano da una scelta volontaria?

4 – Come le convinzioni sul controllo influenzano il comportamento – Coscienza e comportamento

5 – Autocontrollo: la sottile linea rossa tra libero arbitrio e automatismi comportamentali

6 – L’ autocontrollo e il dispendio di risorse mentali: rimuginio, ruminazione e soppressione del pensiero

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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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