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Autocontrollo: la sottile linea rossa tra libero arbitrio e automatismi comportamentali

L' autocontrollo si può allenare ma può perdere forza. Quando il nostro sistema cognitivo è affaticato il comportamento è nelle mani di abitudini e contesto

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 25 Set. 2017

Anche i paradigmi teorici che considerano la maggior parte delle azioni come governate da impulsi automatici e inconsci riconoscono che la coscienza possa avere una certa influenza tale da interrompere o prevenire azioni fortemente automatizzate (Baumeister, Masicampo & Vohs, 2011). Occorre una premessa: l’impatto di componenti neurochimiche o basate sulla relazione di attaccamento o sul condizionamento comportamentale su risposte automatizzate o coscienti non è escluso. Tuttavia l’interesse principale riguarda il modo in cui processi automatici e coscienti interagiscono nel governare il comportamento.

 

Negli articoli precedenti sono state evidenziate due cose: (1) in qualsiasi singolo momento gli esseri umani sono in pieno controllo del proprio comportamento e (2) anche l’apparente disregolazione può essere un tentativo volontario di abbandonare il controllo cosciente per evitare la fatica o il disagio che comporta e (3) la convinzione di non avere controllo porta gli esseri umani a non esercitare controllo su di sé.

Tuttavia non viviamo singoli monadici momenti non integrati con ciò che accade prima o dopo. Questo è un aspetto centrale. Il controllo cosciente è sensibile a quanto viene utilizzato (Baumeister, Heatherton & Tice, 2014). La scelta volontaria di abbandono della coscienza a fronte di una invalidazione non è l’unica via in cui i nostri impulsi automatici possono prendere il sopravvento. Un’altra via è l’esaurimento delle nostre risorse. Quando siamo a secco di carburante l’esercizio del controllo cosciente è fisicamente più difficile (Vohs, et al., 2014). Questo ci dice anche che le persone che più esercitano controllo sono sia quelle più allenate ma anche quelle che possono esaurirlo con maggior frequenza.

Allenare l’ autocontrollo

La metafora più semplice per spiegare questo meccanismo è considerare l’ autocontrollo come fosse un muscolo. Questo ha due implicazioni: (1) si può allenare e migliorare con il tempo, (2) si può stancare e perdere forza con l’esercizio, (3) può recuperare energia attraverso il riposo. Quando il nostro sistema cognitivo è affaticato (stato di cognitive load), le redini del comportamento vengono lasciate maggiormente nelle mani delle abitudini e del contesto. Per esempio, lo stato di cognitive load danneggia la capacità di imparare quale sia il mazzo di carte che porta il maggior numero di vincite tra quattro possibili opzioni (Iowa Gambling Task) e riduce i livelli di conduttanza cutanea davanti a scelte rischiose (Dretsch & Tipples, 2008). Inoltre condizioni di cognitive load risultano un impedimento al processo creativo (Wagner, 2002). Questo fenomeno è conosciuto con il nome di Ego-Depletion (Baumeister et al., 1998) vale a dire una propensione naturale ad esaurire risorse dedicate all’ autocontrollo con l’esercizio.

Una moltitudine di studi sperimentali hanno verificato questo fenomeno: l’esercizio del controllo cosciente è sempre possibile ma produce carico cognitivo. Il carico cognitivo affatica il muscolo del controllo cosciente. Conseguentemente processi automatici assumono maggior rilievo. Inoltre l’energia impiegata per un esercizio di autocontrollo è sempre la medesima, quindi compiti di natura diversa si influenzano reciprocamente: il carico cognitivo generato dal tentativo di resistere a un desiderio ha un impatto su un successivo problema di resistenza alle tentazioni come su un esercizio di ragionamento, di risoluzione di un anagramma, di organizzazione di una decisione difficile.

Il correlato fisiologico del libero arbitrio

Abbiamo un’ unica risorsa cognitiva limitata che è garante del nostro libero arbitrio. Questa risorsa ha un chiaro correlato fisiologico: la concentrazione di glucosio nel cervello (Gailliot et al., 2007). Esercizi di autocontrollo riducono la concentrazione di glucosio che è correlata al calo delle prestazioni dovuto all’ego-depletion.

Parallelamente la somministrazione di glucosio tra due compiti di autocontrollo è in grado di ridurre o annullare gli effetti del processo di ego-depletion.

In sintesi, esercitare autocontrollo consuma glucosio; se il glucosio è scarso si perde la capacità di governare coscientemente il proprio comportamento che torna in mano ad automatismi radicati e routinari. Volendo un po’ esagerare potremmo sostenere che il glucosio sia la molecola su cui si fonda la libertà.

Altra considerazione affascinante: più usiamo il nostro libero arbitrio, più rischiamo di finire esauriti nella gabbia dei nostri automatismi. Quindi, libero arbitrio: usare con cura.


Coscienza & Comportamento:

1 – Libero dalla coscienza o libero arbitrio? Il comportamento umano tra neurochimica e processi cognitivi consci e inconsci – Introduzione

2 – Emozioni, attenzione e controllo cosciente delle azioni – Il comportamento umano tra neurochimica e processi cognitivi consci e inconsci

3 – I comportamenti impulsivi e disregolati derivano da una scelta volontaria?

4 – Come le convinzioni sul controllo influenzano il comportamento – Coscienza e comportamento

5 – Autocontrollo: la sottile linea rossa tra libero arbitrio e automatismi comportamentali

 

 

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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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