
Anche i paradigmi teorici che considerano la maggior parte delle azioni come governate da impulsi automatici e inconsci riconoscono che la coscienza possa avere una certa influenza tale da interrompere o prevenire azioni fortemente automatizzate (Baumeister, Masicampo & Vohs, 2011). Occorre una premessa: l’impatto di componenti neurochimiche o basate sulla relazione di attaccamento o sul condizionamento comportamentale su risposte automatizzate o coscienti non è escluso. Tuttavia l’interesse principale riguarda il modo in cui processi automatici e coscienti interagiscono nel governare il comportamento.
Il ruolo delle convinzioni sul controllo cosciente del comportamento
Un’altra componente che influenza il controllo cosciente sul nostro comportamento sono le convinzioni che noi abbiamo circa le nostre capacità di controllo (Wells, 2009). Negli articoli precedenti abbiamo descritto alcuni esempi in cui comportamenti apparentemente incontrollabili possano essere esito di un controllo cosciente. Questa lettura distorta circa la controllabilità del comportamento non colpisce solo chi osserva il comportamento ma anche chi lo agisce.
Le convinzioni più studiate in questa direzione sono le credenze circa l’incontrollabilità del pensiero e del proprio comportamento (es. non riesco a smettere di rimuginare quando comincio, dentro di me c’è qualcosa più forte di me su cui non ho controllo, sono i miei impulsi a decidere le mie azioni).
Quale impatto hanno queste convinzioni sull’esercizio dell’autocontrollo? Negli ultimi dieci anni numerose ricerche hanno rilevato come ritenere che certi sintomi siano incontrollabili porta a intensificarli (per una revisione vedi Wells, 2013). In sintesi, il miglior modo per perdere il controllo è pensare di non avere controllo. Rispetto a diversi fattori predisponenti come temperamento, attaccamento o personalità le convinzioni di incontrollabilità sono elementi prossimali nella cascata che conduce al fallimento dell’esercizio efficace di autocontrollo.
Messaggio pubblicitario Perché non cerchiamo di esercitare ogni giorno un controllo sul tempo atmosferico? Perché pensiamo che sia qualcosa fuori dal nostro controllo. Una convinzione magica circa la possibilità di influenzare il tempo atmosferico potrebbe indurci a esercitare uno sforzo in questo senso e provare a danzare intorno a un totem per evocare la pioggia. Al polo opposto, la convinzione che i nostri impulsi siano fuori controllo ci pone nella posizione peggiore per esercitare qualsivoglia forma di controllo efficace, uno stato di impotenza appresa rispetto ai propri automatismi. Ogni sforzo in una direzione di autocontrollo è percepito come inefficace e quindi superfluo. Si innesca una profezia che si auto-avvera: siccome non ho controllo sul mio comportamento, non esercito controllo, il mio comportamento appare impulsivo e privo di controllo e ciò conferma l’idea di non avere alcun controllo (Caselli, Ruggiero, Sassaroli, 2017).
L’esito finale solidifica una percezione di stabile impotenza verso ciò che ci accade dentro. Stati interni dolorosi, le reazioni a questi o addirittura le proprie scelte non ricadono sotto il dominio personale ma sono attribuiti agli scherzi del fato, all’intenzionalità avversa degli altri, alla propria ormai inflessibile natura genetica.
Coscienza & Comportamento:
3 – I comportamenti impulsivi e disregolati derivano da una scelta volontaria?
4 – Come le convinzioni sul controllo influenzano il comportamento
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Coscienza e inconscio tra neuroscienze e cognitivismo
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