expand_lessAPRI WIDGET

Emozioni, attenzione e controllo cosciente delle azioni – Il comportamento umano tra neurochimica e processi cognitivi consci e inconsci

E' possibile esercitare un controllo conscio sul comportamento, grazie a due aspetti: consapevolezza di uno stato emotivo e assenza di fissazione attentiva

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 04 Set. 2017

Aggiornato il 18 Set. 2017 12:13

Anche i paradigmi teorici che considerano la maggior parte delle azioni come governate da impulsi automatici e inconsci riconoscono che la coscienza possa avere una certa influenza tale da interrompere o prevenire azioni fortemente automatizzate (Baumeister, Masicampo & Vohs, 2011). Occorre una premessa: l’impatto di componenti neurochimiche o basate sulla relazione di attaccamento o sul condizionamento comportamentale su risposte automatizzate o coscienti non è escluso. Tuttavia l’interesse principale riguarda il modo in cui processi automatici e coscienti interagiscono nel governare il comportamento.

 

Il controllo cosciente del comportamento

Molte azioni che appaiono fortemente automatizzate possono essere sempre riportate sotto il controllo cosciente nel momento in cui il soggetto diviene consapevole della decisione che sta prendendo. Le emozioni per esempio sono una guida motivazionale che spesso sorge in automatico sulla base di esperienze apprese. Le persone che si rendono conto delle emozioni che stanno provando possono scegliere liberamente se seguire l’impulso verso cui sono guidati oppure no. Un primo punto: il potere determinante delle emozioni sul nostro comportamento è inversamente proporzionale a quanto le persone sono consapevoli di provare un’emozione (Lambie, 2009).

Allo stesso modo anche l’acquisizione di nuove informazioni a livello conscio può ripristinare il controllo del comportamento, favorendo l’interruzione di automatismi. Persone che ricevono un feedback molto negativo su di sé da uno sperimentatore riducono immediatamente il comportamento aggressivo nel momento in cui vengono informate che lo sperimentatore ha letto un profilo sbagliato. Innanzi alla coscienza di informazioni nuove le persone sono capaci di interrompere il proprio comportamento automatizzato (Krieglmeyer et al., 2009). Le istruzioni verbali (comprese a livello conscio) hanno il potere di azzerare l’effetto di apprendimenti condizionati, compresa la loro controparte fisiologica, vale a dire possono placare stati emotivi intensi (Colgan, 1970). Ne deriva che il comportamento governato da automatismi è più facile che rimanga tale e incontrollato qualora l’attenzione dell’individuo sia fissata rigidamente su stimoli congrui al proprio stato emotivo, in quanto ciò può ostacolare la raccolta di nuove informazioni (Malik, Wells & Wittkowski, 2015).

In sintesi, in un qualsiasi momento è possibile esercitare un controllo conscio sul comportamento volto a cambiare, interrompere o intensificare un’azione appresa. Questa operazione di libero arbitrio sembra facilitata da due aspetti:

  1. la consapevolezza che si sta provando uno stato emotivo/impulso all’azione,
  2. l’assenza di una rigida fissazione attentiva su stimoli congruenti all’impulso.

Il controllo degli automatismi

Un altro punto della nostra esplorazione del controllo cosciente del comportamento riguarda quanto spesso riusciamo ad agire volontariamente sui nostri automatismi. Talvolta la frequenza delle situazioni in cui esercitiamo controllo è mascherata alla nostra percezione dall’intensità delle occasioni in cui non la eseguiamo. Immaginiamo una persona permalosa che legge facilmente come offensive le parole degli altri e se ne difende con una reazione aggressiva come risposta appresa. Una descrizione dello stile comportamentale potrebbe catalogare la persona come impulsiva e disregolata, incapace di tollerare la minima frustrazione. Tuttavia la descrizione, come dire estetica, può restare cieca rispetto alla proporzione opposta: quante sono le situazioni in cui si è sentita offesa e ha scelto di non reagire aggressivamente, vale a dire di controllare consciamente il proprio impulso all’azione? Se il rapporto tra stimolo e risposta automatizzata è 100/10 (cinque agiti aggressivi per cento esposizioni all’impulso) rispetto a una proporzione di 4/1, quale potrebbe essere definito come più autoregolato? Ma soprattutto se il nostro disregolato riesce a controllare il 90% degli impulsi, potremmo davvero definirlo impulsivo?

Tuttavia, se ci fermiamo a una prospettiva estetica, potremmo contare cinque risposte aggressive contro una e in modo distorto classificarlo impulsivo. Purtroppo sull’esplorazione di questo punto cieco esiste al momento poca ricerca. Nell’ambito della Psicologia Clinica l’eccessiva attenzione alla descrizione della psicopatologia può portare con sé una scarsa attenzione agli elementi che discriminano un funzionamento patologico da uno non patologico. In sintesi, troppo poco si sa di come funziona la salute mentale.

Non solo esiste la concreta possibilità che in qualsiasi singolo momento nel tempo noi possiamo avere il controllo sul nostro comportamento (vedi articolo precedente), ma che i singoli episodi in cui manifestiamo un comportamento impulsivo vengano considerati come prova di una deficitaria capacità di autocontrollo, piuttosto che un singolo fallimento di autoregolazione che può far da spola ad altrettanti e forse maggiori episodi di autoregolazione efficace.

 


Coscienza & Comportamento:

1 – Libero dalla coscienza o libero arbitrio? Il comportamento umano tra neurochimica e processi cognitivi consci e inconsci – Introduzione

2 – Emozioni, attenzione e controllo cosciente delle azioni – Il comportamento umano tra neurochimica e processi cognitivi consci e inconsci

3 – I comportamenti impulsivi e disregolati derivano da una scelta volontaria?

4 – Come le convinzioni sul controllo influenzano il comportamento


Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

Tutti gli articoli
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Coscienza e inconscio: le teorie di neuroscienze e cognitivismo
Coscienza e inconscio tra neuroscienze e cognitivismo

Si ripercorrono le teorie formulate su coscienza e inconscio a partire dalla filosofia fino a quelle più recenti di neuroscienze e cognitivismo.

ARTICOLI CORRELATI
Scienze Cognitive e Cognitivismo

Un approfondimento sulle Scienze Cognitive e sul Cognitivismo alla scoperta dei legami tra queste due campi

Roberto Lorenzini il suo prezioso contributo al cognitivismo clinico
Il contributo di Roberto Lorenzini al cognitivismo clinico

L’importanza del lascito culturale e morale di Roberto Lorenzini, una tra le principali figure di riferimento del cognitivismo clinico

WordPress Ads
cancel