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La sofferenza dei caratteri difficili

Giancarlo Dimaggio illustra con semplicità la grande sofferenza delle persone con caratteri difficili e cosa può offrire un percorso terapeutico in caso di Disturbi di personalità.

Di Giancarlo Dimaggio

Pubblicato il 18 Mag. 2018

Le persone con caratteri difficili soffrono molto. Ai caratteri difficili gli psicoterapeuti hanno dato un nome: Disturbi di personalità. La psicoterapia può aiutarli

 

Avere talento e non usarlo. Fermarsi un attimo prima di una prova – chiedere un appuntamento galante, affrontare un esame, un colloquio di lavoro – che appare insormontabile e che se superata aprirebbe la strada verso la realizzazione personale.

Vivere dominati dall’idea di essere senza valore, meritevoli di abbandono. Fare di tutto per evitare di essere lasciati soli: accettare relazioni tossiche con partner che le persone care invocano di lasciare. Ma persistere nella scelta dannosa, con determinazione che dall’esterno appare incomprensibile.

Oscillare tra l’idea di essere un grande, baciato dal destino, destinato alla gloria, preferito dagli dei. Ma covare il sentimento opposto: essere un bluff, destinato ad essere dimenticato, ignorato. Condannato a fallire. E per questo entrare nel mondo con un misto di arroganza – datemi ciò che mi spetta – e vergogna – scopriranno che non valgo niente. E in entrambi i casi ottenere risposte dagli altri che ostacolano la via verso la felicità.

Annusare l’aria intorno. Sentire l’odore di un mondo malevolo. Diffidare di chi ci sta accanto. Essere in guardia, rabbiosi, pronti a scattare al minimo segnale di insulto. Apparire forti, potenti, minacciosi, ma dentro sentirsi una nullità, fango, un tappeto su cui pulirsi i piedi. E chiudersi, proteggersi e poi ancora uscire e contrattaccare. Una lotta senza fine contro nemici che spesso dimorano solo nel teatro dell’immaginazione.

Caratteri difficili: la diffusione dei Disturbi di personalità

Pensateci un attimo. Quante persone conoscete con queste caratteristiche? Il vostro partner che vi chiede continue conferme del vostro amore e non bastano mai? Il vicino litigioso? Il capo arrogante e sprezzante? Un compagno di banco timido, impacciato, imbranato? Oppure… voi stessi?

Sono molte. Fanno parte della comunità a cui apparteniamo. Ci fanno arrabbiare, sono frustranti. Sono l’amico che cerchiamo di convincere a cambiare atteggiamento senza riuscirci, l’amica a cui consigliamo di leggere il libro sulla dipendenza amorosa così lascerà finalmente il fidanzato che la maltratta. E lei lo legge. Ci si ritrova. E non cambia niente.

Sono caratteri difficili: timidi, ipersensibili, sfuggenti, dipendenti, orgogliosi, moralisti, rancorosi, spacconi, chiusi. A volte li capiamo, più spesso no.

Ai caratteri difficili gli psicoterapeuti hanno dato un nome: Disturbi di personalità. Ne abbiamo descritti alcuni. Per amore di scienza: i disturbi evitante, dipendente, narcisista e paranoide. Ce ne sono vari altri. Se ne parla poco. È un errore. Se pensiamo alla sofferenza delle persone, le parole che ci vengono in mente più facilmente sono: ansia e depressione. Se pensiamo a problemi diffusi vengono in mente i disturbi alimentari, l’abuso di sostanze. Ai Disturbi di personalità ci si bada meno. La definizione stessa è poco nota. Invece, proprio queste persone sono più soggette a sperimentare con maggiore facilità e intensità esattamente ansia e depressione. A soffrire di disturbi alimentari, ad abusare di alcool e droghe. A soffrire da cani. E a non sapere come uscire dalla propria sofferenza. Chi sta loro intorno si danna spesso l’anima e paga un prezzo, a volte alto. Ma niente, non cambiano. Ancora una volta: li guardate da fuori e vi sembra che generino dolore inutile agli altri. La realtà è che sono carichi loro stessi di dolori che durano una vita.

La psicoterapia può affrontare questi problemi, purché sia disegnata attorno a loro. E funziona. È difficile, ma terapeuti preparati sono in grado di riconoscere questi problemi e di curarli con successo.

Caratteri difficili: perchè soffrono molto

Sono molti i motivi per cui queste persone persistono nella loro sofferenza e in comportamenti dannosi per sé e gli altri. Qui, ci basti citarne due. Il primo: il loro modo di vedere il mondo è filtrato da occhiali – i clinici li chiamano schemi interpersonali maladattivi – che li porta a leggere i segnali provenienti dagli altri sempre negli stessi modi. Chi pensa di non valere niente sarà convinto che il mancato saluto dell’altro sia necessariamente un segno di disprezzo. Chi diffida interpreterà, al di là di ogni ragionevole dubbio, uno sguardo sfuggente come l’intenzione di nascondere informazione che loro dovrebbero possedere. Intenderà in un sorriso amichevole un segno di scherno. Questi occhiali distorti, Steve Jobs non li avrebbe inventati così, si chiamano schemi. A volte colgono aspetti della realtà. Chi pensa male fa peccato ma… giusto? Più spesso no. Molto più spesso no.

Il secondo motivo: per vivere con gli altri abbiamo bisogno di riconoscere cosa desideriamo, cosa proviamo, cosa ci fa stare bene e cosa male e perché. Dobbiamo capire gli altri, le sfumature del loro animo e sapere come comportarci perché le relazioni scorrano con conflitti e incomprensioni al minimo. Chi soffre di Disturbo di personalità fatica in questo dominio. Il proprio mondo interno gli è spesso oscuro, quello degli altri comprensibile a fatica. La loro azione sociale, di conseguenza è meno efficace, fluida.

La psicoterapia può aiutare questi pazienti a migliorare la conoscenza del proprio animo, di quello degli altri, a cambiare punto di vista prima e il comportamento poi. Spesso i pazienti con Disturbo di personalità arrivano a rasserenarsi, a rompere abitudini tossiche, dannose per sé e per gli altri. Spesso fioriscono: le parti più vive del loro animo vengono alla luce e guidano la strada verso la realizzazione personale, il piacere dell’amicizia, la gioia di un bambino che scopre per la prima volta un pesce saltare fuori da un torrente.

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Giancarlo Dimaggio
Giancarlo Dimaggio

Psichiatra e Psicoterapeuta - Socio Fondatore del Centro di Terapia Metacognitiva-Interpersonale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Giancarlo Dimaggio, Antonella Montano, Raffaele Popolo, Giampaolo Salvatore (2013). Terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità. Raffaello Cortina: Milano.
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