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Mangiare in consapevolezza di Thich Nhat Hanh (2015) – Recensione

L'autore sottolinea l'importanza della presenza mentale e della consapevolezza in qualsiasi momento della vita e, dunque, anche nel momento dei pasti.

Di Carmen Settanta

Pubblicato il 24 Lug. 2017

Mangiare in consapevolezza. Questo il titolo del volume di Thich Nhat Hanh che apre una serie di riflessioni più ampie in merito alla pratica della presenza mentale in ogni momento della vita quotidiana. In questo testo il maestro zen mostra ancora una volta tutta la sua aura di grande comunicatore arrivando in maniera intuitiva, diretta, spontanea. Mastica il cibo e non le preoccupazioni diventa quasi il manifesto di una modalità differente di alimentarsi che Thich Nhat Hanh presenta attraverso questo testo fatto di paragrafi brevi ma molto incisivi.

 

Prestare consapevolezza ed essere pienamente presenti nel momento dei pasti

L’invito che il maestro propone è quello di provare a mangiare in piena presenza mentale, di condire i cibi con il silenzio per dedicare un tempo che sia quello del nutrimento, nel senso più autentico del termine, lontani dalla distrazione o dagli automatismi. E se ci immaginiamo qualche suggerimento su come poter apprezzare di più i gusti e i sapori del cibo, ebbene stiamo limitando le proposte che questo testo ci offre perché possiamo orientare la nostra consapevolezza sia prima di metterci a tavola (contro quella velocità che ci assale facendoci divorare i cibi e trascurando i gusti) sia dopo (avete mai provato ad osservare il vostro piatto vuoto? Pensare che ciò che c’era prima, adesso è dentro la vostra pancia e vi sta dando un senso di ripienezza e di fame soddisfatta?).

Ma la riflessione di consapevolezza si estende al mondo intero e anche oltre: ogni boccone ha in sé l’universo, il cielo e la terra, il duro lavoro del contadino, la luce solare. Un’attenzione particolare viene rivolta all’ambiente che troppo spesso diamo per scontato, perché in fondo la tutela del nostro mondo, dove un giorno vivranno i nostri figli, dipende anche da noi, dai nostri comportamenti e dalle scelte alimentari.

Così la suggestione continua: seguendo le tradizioni orientali, prendersi cura della propria salute fisica e mentale è considerata una precisa responsabilità nei confronti di antenati e discendenti. E se fossimo assaliti dal dubbio che questi discorsi vertano sui massimi sistemi perché suonano come troppo grandi e astratti, ecco che la seconda parte del testo è corredata di una parte più concreta ed esperienziale attraverso le 5 contemplazioni del cibo: dono della terra, gratitudine, moderazione, riduzione della sofferenza, nutrimento di tutti gli esseri viventi. Si tratta di vere e proprie meditazioni “guidate”, dal reggere una tazza di tè a come lavare i piatti.

L’autore fa anche un accenno alla sofferenza di chi è in lotta con il cibo, vincolato da abitudini disfunzionali e da fatiche emotive. Nonostante non venga mai usata la parola dieta, il messaggio che viene incisivamente sintetizzato, è quello che è possibile stare bene mangiando con presenza mentale: quando mangiamo in consapevolezza consumiamo esattamente ciò che ci serve per mantenere in buona salute il nostro corpo, la nostra mente e la terra.

Il testo recensito sembra che diventi un invito, una laica suggestione che può trasformarsi in una possibilità, in un dono, quello di concedersi di essere presenti a se stessi nell’atto del nutrire il proprio corpo, che poi è anche nutrimento per l’anima.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Thich Nhat Hanh. (2015) Mangiare in consapevolezza. Terra Nuova Edizioni.
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