Oltre i conflitti: il potere trasformativo della gentilezza
Ideologie estreme, conflitti, guerre, quotidiane emergenze umanitarie e sanitarie… Potremo mai fare la differenza di fronte alla portata di questi problemi mondiali?
Se la comunità degli psicologi italiani manifesta apertamente il proprio “no” riguardo alle violenze umanitarie in corso, l’attualità sembra ricordarci che oggi più che mai il mondo ha bisogno di gentilezza.
Per la scienza, la gentilezza potrebbe rivelarsi l’antidoto all’antico detto “homo homini lupus” e fare davvero la differenza. Come? Rendendoci più “umani” non solo come singoli individui ma anche (e soprattutto) come comunità.
Un po’ di gentilezza
La gentilezza è stata definita come una preoccupazione genuina e appropriata all’età per il benessere degli altri e di se stessi (Malti, 2020).
La gentilezza è caratterizzata da tre elementi distintivi (Canter et al., 2017):
- tolleranza, un atteggiamento del tipo “vivi e lascia vivere”, permeato da permissività, cortesia e accettazione verso il prossimo;
- empatia, ovvero il considerare i sentimenti degli altri individui;
- proazione, comportarsi in modo rispettoso, altruistico e proattivo verso gli altri.
Un atteggiamento gentile riflette l’apprezzamento della dignità di ogni essere umano e la comprensione del valore di ogni vita, in generale il rispetto per la vita (Malti, 2025).
La gentilezza può manifestarsi in varie forme. Non è necessario scalare l’Everest per beneficenza o salvare qualcuno da un edificio in fiamme per praticare la gentilezza nella vita di tutti i giorni e fare la differenza. Secondo uno studio condotto in collaborazione tra l’Università del Sussex e la BBC, gli atti di gentilezza potrebbero essere più semplici e insospettabili di quello che pensiamo. Nella top five dei gesti gentili, infatti, troviamo:
- aiutare le persone quando lo chiedono
- fare favori agli amici
- aprire le porte per far passare le persone
- aiutare gli sconosciuti a raccogliere oggetti caduti
- nutrire sentimenti di preoccupazione e compassione per le persone meno fortunate di noi.
L’impatto della gentilezza
A livello individuale
La gentilezza ci fa stare bene. Maggiori livelli di gentilezza ed empatia sembrano connessi a migliore regolazione emotiva, migliori relazioni sociali e più alto rendimento scolastico (Feshbach & Feshbach, 2009; Wong et al., 2023). Lo sviluppo della gentilezza può attenuare la frequenza di comportamenti aggressivi e aumentare quella di atti di coraggio e audacia morale (come sostenere in modo nonviolento i propri valori e difendere vittime di bullismo). Secondo altre ricerche, l’empatia nei bambini potrebbe persino influenzare la loro capacità di relazionarsi a membri di gruppi esterni in contesti di conflitto (Taylor et al., 2022; Moran et al., 2024).
A livello collettivo
La ricerca dimostra che i singoli atti di gentilezza e di connessione possono avere un impatto reale sul cambiamento globale quando sono collettivi. L’empatia, ad esempio, può rappresentare una risorsa in grado di connettere i gruppi al di là delle differenze di ideologie e partiti politici. Le persone in grado di empatizzare con gli altri risulterebbero, inoltre, più persuasive e convincenti nei dibattiti a tema politico (Santos et al., 2022).
Uno studio condotto su studenti ungheresi e rumeni (Cernat, 2019), provenienti da gruppi etnici con una storia di tensioni sociali ma con forti amicizie tra loro, riportavano anche atteggiamenti migliori nei confronti dell’altro gruppo. Al contrario, avere un’amicizia “difficile” con qualcuno dell’altro gruppo (il cosiddetto outgroup) può danneggiare gli atteggiamenti verso l’intero gruppo etnico nel suo complesso. Ancora una volta, coltivare la qualità delle relazioni, anche su scala oggettivamente ridotta, può avere potenti implicazioni per la riduzione delle tensioni su larga scala (Buliga et al., 2021).
In un altro studio (Legault et al., 2021), i ricercatori hanno esaminato i pregiudizi verso l’outgroup, chiedendo ai partecipanti di riflettere sulle qualità positive di qualcuno che conoscevano all’interno dell’outgroup o sulle proprie. Quando i partecipanti hanno scritto delle qualità positive di qualcuno appartenente al gruppo esterno, hanno successivamente riferito livelli inferiori di pregiudizio nei confronti di tale gruppo. In questo caso, orientarsi verso l’apprezzamento dell’altro si è rivelato un modo efficace per trasformare le convinzioni preconcette e superare i pregiudizi.
Ogni essere umano è inserito in una rete sociale composta da individui e contesti – meglio detti sistemi – di tipo politico, economico, geografico, climatico e persino religioso che lo circondano e che gli psicologi definiscono ecologia sociale. Un cambiamento compassionevole a qualsiasi livello dell’ecologia sociale di una persona è in grado di influenzare tutti gli altri livelli, in una sorta di circolo virtuoso o spirale ascendente (Oishi & Graham, 2010; Cook et al., 2014).
Nel complesso, la scienza suggerisce che la gentilezza potrebbe avere un impatto decisivo sulla salute mentale, sul benessere relazionale, sulla produttività e sullo sviluppo etico di bambini e adolescenti. Sottolinea inoltre il ruolo determinante della gentilezza nel superare le divisioni ideologiche, la percezione dell’alterità, l’aggressività e la violenza tra gruppi. Più gentili e meno divisi, insomma.
Festival della Gentilezza 2025
In occasione del 13 Novembre, Giornata mondiale della gentilezza, Corriere della Sera, in collaborazione con Amplifon, dedicano due giornate al Festival della Gentilezza 2025. Il 24 e 25 Ottobre, nella Sala Buzzati del Corriere della Sera, scrittori, artisti, psicoterapeuti, sportivi, professori e molti altri dialogheranno con i giornalisti del Corriere, offrendo al pubblico riflessioni ed esperienze.
Nell’ambito del Festival, venerdì 24 Ottobre, la dottoressa Sandra Sassaroli, Presidente inTHERAPY e Gruppo Studi Cognitivi, Psichiatra e Psicoterapeuta, sarà ospite della tavola rotonda dal titolo “La rivoluzione della gentilezza”. Un’occasione per riflettere sul valore universale della gentilezza e sul suo potere di renderci più umani.