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L’influenza delle prime esperienze sensoriali sullo sviluppo del neonato e sulla genesi delle relazioni: possibili interventi

Esperienze sensoriali e corporee durante la gravidanza supportano lo sviluppo emotivo e relazionale del neonato, favorendo il legame affettivo

Di Annalisa Sensi, Gabriella Gandino, Alessandra Benna

Pubblicato il 17 Set. 2025

Dalla gravidanza al legame: stimoli sensoriali e bonding prenatale

Già durante la gravidanza il nascituro entra in relazione con il mondo che lo circonda. Attraverso il contatto con il liquido amniotico, con le pareti uterine e con le vibrazioni sonore che arrivano dal corpo della madre o dal contesto esterno, il feto sperimenta stimoli sensoriali che – come vedremo – contribuiscono a gettare le basi del legame affettivo. Questa interazione precoce, nota anche come bonding prenatale, è stata al centro di numerosi studi che ne hanno messo in luce l’importanza per lo sviluppo psicologico e relazionale futuro.

Il feto ascolta

Uno degli stimoli più rilevanti per il feto è il suono. L’udito è il senso predominante nel feto durante la gravidanza e la sua maturazione funzionale si completa intorno alla ventiquattresima settimana di gestazione. A partire da quel momento, il nascituro è in grado di percepire frequenze, timbri e differenze tra le voci: distingue infatti le voci femminili da quelle maschili, mostrando una preferenza per quella della madre.

Questa preferenza sembra essere dovuta non solo alla vicinanza fisica, ma anche al fatto che la voce materna è accompagnata da altri suoni ritmici familiari, come il battito cardiaco e il respiro. Il feto non è un ascoltatore passivo: alcune ecografie hanno mostrato risposte corporee anche alla voce del padre, suggerendo che anch’essa venga percepita, sebbene in modo diverso.

Infine, è possibile che melodie ascoltate ripetutamente durante la gravidanza possano essere riconosciute dopo la nascita, generando nel neonato uno stato di calma. L’utilizzo della musica in gravidanza e nel post partum, quindi, può contribuire a creare uno spazio contenitivo e affettivo, utile allo sviluppo del sistema nervoso e alla formazione della personalità del bambino (Zorrillo Pallavicino, 2015).

L’importanza del contatto corporeo tra la mamma e il suo bambino

Il contatto corporeo gioca un ruolo centrale nello sviluppo del bambino, sin dai primi istanti di vita. Ashley Montagu, antropologo e saggista inglese, ha sottolineato come la pelle possieda una sorta di “memoria sensoriale”, che conserva l’impronta delle esperienze affettive vissute. Gli studi sugli animali hanno mostrato, ad esempio, come il leccamento materno non serva solo all’igiene, ma abbia effetti positivi sulla crescita, sul funzionamento del sistema immunitario e sulla regolazione dello stress.

Nell’essere umano, questo comportamento è stato sostituito dalle stimolazioni intrauterine e, dopo la nascita, dall’accarezzamento. Il contatto pelle a pelle, il cullare, l’allattamento non sono, quindi, solo semplici gesti di accudimento: rappresentano esperienze corporee fondamentali che influenzano l’organizzazione fisiologica e la costruzione delle prime rappresentazioni mentali relazionali.

Quando il contatto corporeo è stato assente oppure è avvenuto in misura minore – ad esempio nei bambini prematuri o nati con parto cesareo – possono comparire difficoltà come maggiore vulnerabilità alle infezioni, disturbi gastrointestinali o respiratori. Secondo Montagu (1971) e Lowen (1969), nei casi più estremi, la carenza di stimolazione tattile può compromettere il senso di identità, favorendo la comparsa di sintomi psicosomatici e disturbi della sfera affettiva. Come ultimo, l’assenza di stimoli corporei può portare a disturbi psicofisici e comportamenti auto-calmanti, come l’auto-cullamento.

Il contatto fisico precoce aiuta il bambino a uscire dallo stato di non-differenziazione, contribuendo alla definizione dei confini del Sé e influenzando anche la futura costruzione dell’immagine corporea e della sessualità.

La pratica dello skin to skin

Tra le modalità di contatto più studiate, lo skin to skin – ovvero il contatto pelle a pelle tra genitore e neonato – ha mostrato numerosi benefici. In ambito ospedaliero, questa pratica viene proposta sia nei parti fisiologici sia in situazioni di nascita più delicate, come per esempio quelle premature. Infatti, lo skin to skin è alla base della cosiddetta Kangaroo Therapy, applicata nei reparti di terapia intensiva neonatale per neonati prematuri o con basso peso alla nascita.

Porre il neonato nudo sul petto materno subito dopo la nascita favorisce l’allattamento, riduce il pianto, diminuisce lo stress da separazione e stabilizza la temperatura corporea ancora meglio della culla termica. Inoltre, contribuisce allo sviluppo del sistema immunitario e alla prevenzione di infezioni.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 2020) raccomanda il mantenimento del contatto pelle a pelle continuativo almeno fino al termine della prima poppata. Questo gesto rafforza il legame affettivo – o bonding – stimolando la secrezione di ossitocina, l’ormone della cura e dell’attaccamento (Klaus & Kennel, 1976).

Anche lo skin to skin paterno si è rivelato efficace, in quanto consente al neopapà di partecipare emotivamente fin da subito alla costruzione del nido familiare e facilita l’emergere di una genitorialità vissuta in senso pratico da ambo i partner. Tuttavia, nonostante i numerosi effetti positivi, queste esperienze corporee restano spesso sottovalutate e poco integrate nella pratica clinica.

Le attività di educazione perinatale devono tenere conto della corporeità dell’esperienza

La nascita è solo l’inizio di un processo lungo e complesso attraverso cui il bambino costruisce la propria identità. Attraverso le esperienze sensoriali e corporee, il neonato impara a distinguere sé stesso dal mondo esterno e a stabilire relazioni significative. Il corpo è il primo canale attraverso cui il bambino conosce e interpreta il mondo che lo circonda.
Già a partire dalla gravidanza è possibile proporre esperienze che rafforzano il legame affettivo, tramite la messa in gioco corporea. Diversi studi suggeriscono l’inclusione, nei corsi preparto, di attività musicali e sonore che aiutano i futuri neogenitori a rilassarsi, stare meglio fisicamente e cominciare a entrare in relazione con il bambino in arrivo. Tecniche come lo Yoga del Suono – che unisce voce, respiro e movimento – stimolano la creatività, aumentano la consapevolezza del proprio corpo e favoriscono l’espressione delle emozioni (Sommovigo, 2009).

In gravidanza, un altro semplice esercizio consiste nella selezione di alcune canzoni rilassanti da ascoltare, per poi riproporle nel post-partum: queste melodie diventano una sorta di “ponte sensoriale” capace di evocare esperienze affettive precoci e aiutare i genitori a sintonizzarsi meglio con i segnali non verbali del neonato.

Un’altra tecnica efficace è il massaggio farfalla di Eva Reich, basato su un tocco leggero e caldo, che favorisce la creazione di un linguaggio affettivo non verbale. Questo approccio è adatto non solo ai neonati prematuri, ma anche a tutti i bambini nati in condizioni fisiologiche, e persino alle coppie in gravidanza (Reich & Zornanszky, 2006).
Infine, anche semplicemente osservare immagini artistiche o partecipare ad attività creative guidate – come avviene nell’arteterapia – può aiutare le future mamme ad avvicinarsi in modo più consapevole e sereno al parto. L’espressione artistica, infatti, si è dimostrata un valido strumento per esplorare e dare voce alle emozioni che accompagnano la gravidanza, favorendo un contatto più profondo con sé stesse e con il bambino. Diversi studi evidenziano come l’arte, in tutte le sue forme, possa diventare un canale potente per elaborare vissuti interiori e rafforzare le risorse emotive durante l’intero percorso perinatale.

Dal corpo alla relazione: l’importanza delle esperienze sensoriali nei primi momenti di vita

La stimolazione corporea e sensoriale è una componente strutturale e fondativa dello sviluppo. Come scrive Merleau-Ponty (1945), il corpo non è solo un contenitore biologico, ma uno strumento che consente di entrare in relazione con il mondo. Fin dai primi momenti di vita, grazie al corpo, il bambino costruisce una realtà interna, distingue sé stesso dall’altro e comincia a dare senso all’esperienza. Le esperienze corporee prenatali e post-natali, se sostenute e valorizzate, possono rafforzare il legame affettivo e rappresentare una risorsa fondamentale, soprattutto nelle situazioni in cui il contatto è stato limitato o assente.

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