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L’ossessione del peso in gravidanza: la pregoressia

La pregoressia descrive la riduzione dell’apporto calorico e l’impegno in esercizio fisico eccessivo per controllare l’aumento di peso in gravidanza

Di Elisabetta Carbone

Pubblicato il 21 Feb. 2024

La pregoressia nervosa

La gravidanza è indubbiamente un momento molto delicato, associato a imponenti cambiamenti nella vita della donna che, prima di tutto, si immaginerà in un nuovo ruolo, quello di madre, mentre assisterà al cambiamento della forma corporea e dei parametri fisiologici. 

La gestazione può essere vista come una complessa sfida biopsicosociale, potendo comportare il rischio di rivelare una serie di vulnerabilità psicobiologiche. Il più evidente cambiamento fisico è il cosiddetto “pancione”: l’aumento di peso durante la gravidanza può innescare risposte adattive (come un lieve disagio e la tendenza al controllo del peso con strategie adeguate, sotto la stretta supervisione medica), oppure l’insorgenza di sindromi psicopatologiche, come disturbi dell’adattamento – caratterizzati da ansia e depressione –, dismorfofobia o, ancora, disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Martìnez-Olcina et al., 2020). 

Considerando la sfera alimentare, nella donna in gravidanza può insorgere la condizione di Pregoressia Nervosa (PN), un quadro clinico tanto sfuggente quanto complesso, che descrive la riduzione dell’apporto calorico e l’impegno in un esercizio fisico eccessivo come metodo per controllare l’aumento di peso durante la gestazione. 

Il posto della pregoressia nei disturbi alimentari

Ad oggi rappresenta un’entità nosografica indefinita, la cui diagnosi non è formalmente riconosciuta né dal DSM-5 né dall’ICD-11. È una condizione che si sovrappone parzialmente ad altri quadri diagnostici meglio circoscritti, come quello dell’Anoressia Nervosa, oppure ad un altro disturbo senza criteri propri, l’Ortoressia Nervosa

La relazione tra i disturbi alimentari e lo stato di gravidanza è complessa, mediata da una moltitudine di variabili, come le distorsioni dell’immagine corporea, i problemi di fertilità, l’ansia e la depressione, preesistenti o di nuova insorgenza. I fattori neurochimici, ormonali, psicologici e sociali, assieme ai cambiamenti dello stile di vita dovuto alla gravidanza, creano un quadro molto complesso sia per il terapeuta che si trova di fronte la paziente, sia per chi cerca di definire le caratteristiche nosografiche della pregoressia

Tuttavia, questa sindrome ha delle caratteristiche che permettono di delinearne un quadro tipizzante: si presenta in donne in gravidanza e nel periodo immediatamente post-partum con restrizioni dietetiche e/o comportamenti compensatori (come il vomito autoindotto, l’uso di diuretici e/o lassativi, l’esercizio fisico eccessivo), finalizzati al controllo del peso e della forma corporea. I criteri diagnostici fondamentali per questa condizione sono infatti la mancanza di aumento di peso durante la gravidanza (documentabile clinicamente tramite il monitoraggio dell’IMC), l’eccessiva attenzione al conteggio delle calorie, l’esercizio fisico intenso, la diminuzione dell’interesse per la salute del feto, la mancanza di accettazione verso il cambiamento della forma del corpo e l’attenzione patologica per la propria immagine corporea. 

I cambiamenti adattivi dello stile di vita durante la gravidanza sono sicuramente meno restrittivi rispetto a quelli presenti in un quadro pregoressico, come l’eliminazione delle abitudini malsane (per esempio, il consumo di alcolici, di sigarette, di caffeina o di cibo spazzatura), ma anche la definizione di modelli alimentari centrati più sulla qualità che sulla quantità del cibo, nell’ottica del benessere personale e fetale. 

Diagnosi differenziale di pregoressia

Si è detto che il quadro clinico della pregoressia è un work in progress, anche se i pensieri ansioso- ossessivi relativi all’aumento di peso, la preesistenza di disturbi alimentari nell’anamnesi, l’attenzione eccessiva al conteggio delle calorie, il rifiuto di mangiare davanti ad altri e non assumere pasti regolarmente sembrano essere le caratteristiche chiave del disturbo (Tunçer et al., 2020). Il dato rilevante è il focus attentivo delle pazienti, che non è sulla gravidanza o la salute del nascituro, ma unicamente sulla propria immagine corporea: la mancanza di aumento di peso durante la gestazione è il segno più critico nella rilevazione della possibile pregoressia nervosa

Come nel quadro anoressico, anche nella pregoressia l’attenzione è rivolta verso il peso corporeo con diete ed esercizio fisico estenuante, ma limitati al momento della gestazione e associati a manifestazioni specifiche, come l’assenza di interesse per la gravidanza o altri aspetti legati al nascituro. Una caratteristica particolare lega l’anoressia alle capacità riproduttive femminili: le donne con questa sindrome hanno più difficoltà a concepire, le gravidanze indesiderate possono verificarsi più frequentemente quando il ciclo mestruale è irregolare e l’aumento di peso che accompagna la gravidanza può peggiorare i sintomi anoressici. Il fenomeno inverso (cioè il miglioramento dei sintomi del disturbo in gravidanza) può verificarsi come conseguenza delle preoccupazioni delle donne sulla salute dei loro bimbi non ancora nati, spostando parzialmente il centro dell’attenzione dal proprio peso corporeo allo sviluppo fetale: nonostante il corteo comportamentale e psichico si presenti lo stesso durante la gravidanza, la gravità dei sintomi può risultare inferiore rispetto al periodo precedente, al contrario di quanto accade nel quadro di pregoressia (Micali et. al., 2007). 

L’Ortoressia Nervosa è invece un’entità nosologica controversa, definita dall’interesse ossessivo per cibi sani e abitudini alimentari che influiscono negativamente sullo stato di salute e qualità della vita. Sia l’ortoressia che la pregoressia sono disturbi di tipo restrittivo, ma quest’ultima non comporta necessariamente un focus su cibi salutari e una cura estrema nella cottura o preparazione dei pasti.

La diagnosi, anche differenziale, rimane insidiosa, dato che le manifestazioni psicopatologiche e i cambiamenti fisiologici associati alla gravidanza possono sovrapporsi. Ad esempio, i cambiamenti nelle preferenze dietetiche e nei modelli alimentari, le avversioni per determinati cibi o le cosiddette “voglie”, la diminuzione o l’aumento dell’appetito sono riportati nella maggior parte delle donne durante la gravidanza, anche nelle pazienti con pregoressia o qualsiasi altro disturbo alimentare. Bisogna far attenzione a non patologizzare le risposte adattive alla gravidanza, differenziando i cambiamenti sani nello stile di vita distinguendoli dalle strategie restrittive, rigide e non convalidate dal punto di vista medico-scientifico per il controllo del peso. 

Statistica e fattori di rischio della pregoressia

Data l’esiguità degli studi epidemiologici, è difficile determinare con precisione l’incidenza della pregoressia nelle donne in gravidanza, considerando che circa il 25% delle gestanti presenta disturbi alimentari, con un tasso di prevalenza tra il 5,1 e il 7,5%. Non c’è consenso sui tassi di prevalenza della pregoressia, che sembrerebbero variare dallo 0,6% fino al più allarmante 27,8% (Easter et al., 2013, Martìnez-Olcina et al., 2020). 

Sicuramente una storia anamnestica caratterizzata da disturbi alimentari rappresenta il fattore di rischio più importante, accanto alla distorsione della percezione del proprio corpo, la preoccupazione per i segni visibili della gravidanza e la più generica paura di ingrassare. Altri fattori di rischio che aumentano la probabilità di sviluppare la pregoressia sono: 

  • Disturbi psichici in atto, come depressione, ansia o disturbo ossessivo compulsivo; 
  • Esperienza di abusi sessuali e fisici; 
  • Dismorfofobia;
  • Gravidanza non voluta; 
  • Dipendenze comportamentali; 
  • Mancanza di sostegno durante la gravidanza. 

Ambiente e cultura influenzano la pregoressia

Oltre ai fattori psicofisici, la cultura ha un impatto fondamentale sulle donne in gravidanza: basti pensare all’influenza dei media e del web, che trasmettono l’idea che sia necessario tenere costantemente sotto controllo il peso e la forma del corpo. Le immagini proposte esercitano una pressione incessante sulle donne affinché cerchino di apparire fisicamente attraenti, conformandosi agli standard di bellezza. 
Nel periodo postnatale la pregoressia può essere innescata dalla pressione della società sulle donne affinché ritornino rapidamente alla loro forma corporea pre-gravidanza, mentre allattano e danno priorità ai bisogni del bambino. Le aspettative conflittuali di essere sia una madre che una donna “perfetta” contribuiscono ad uno stato di stress emotivo cronico, che spinge alcune donne a ricorrere a restrizioni dietetiche estreme e ad esercizi fisici compulsivi come mezzo per autoregolare le proprie emozioni. 

Essere esposte continuamente a corpi idealizzati, talvolta irrealistici, da parte dei media crea uno stress supplementare per le donne che stanno ingrassando naturalmente per la gravidanza: la discrepanza tra gli ideali di bellezza culturali e quelli reali aumenta il rischio di insoddisfazione verso il proprio corpo, emozioni negative, bassa autostima e ovviamente disturbi alimentari (De Sousa Silva et. al., 2020).

Conseguenze della pregoressia per la donna e il bambino

In generale, tra i rischi per la donna e il nascituro si annoverano: 

  • Disidratazione e disfunzione cardiovascolare; 
  • Ipertensione, anemia, diabete, depressione post-partum; 
  • Insufficienza placentare con conseguente aborto; 
  • Aborto spontaneo;
  • Parto prematuro, necessità di parto cesareo;
  • Bambino sottosviluppato per l’età gestazionale, basso peso alla nascita, nascita prematura; 
  • Difetti del tubo neurale, anencefalia, microcefalia, onfalocele, gastroschisi, malformazioni fetali. 

La prevenzione della pregoressia

L’esplorazione degli aspetti clinici ed epidemiologici della Pregoressia Nervosa è essenziale sia per la promozione della salute che nelle campagne di prevenzione per le donne in gravidanza. Nonostante sia una condizione con gravi conseguenze a lungo termine sia per la madre che per il bambino, tutt’oggi rappresenta una sfida per la diagnosi e per le strategie di intervento. Un ulteriore limite è rappresentato dal fatto che non esiste alcuna scala specifica per questa sindrome, se non l’adattamento degli strumenti generali per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, utili a fini di screening e per la valutazione della gravità del disturbo.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • De Sousa, A. F., Japur, C.c., Olveira Penaforte, F. R. (2020). Repercussions of social networks on their users’ body image: integrative review. Psicologia: Teoria e Pesquisa 36:e36510. Doi: 10.1590/0102.3772e36510 
  • Easter, A., Bye, A., Taborelli, E., Corfield, F., Schmidt, U., Treasure, J., & Micali, N. (2013). Recognising the symptoms: how common are eating disorders in pregnancy?. European eating disorders review : the journal of the Eating Disorders Association21(4), 340–344. 
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  • Tunçer, E. , Bayındır Gümüş, A. & Keser, A. (2020). The Importance of Pregorexia Awareness. Clinical and Experimental Health Sciences, 10 (3), 186-190. Retrieved here.
  • “Pregorexia” Inspired By Thin Celebs?. Retrieved here.
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