FOMO: la paura di essere tagliati fuori nell’era digitale
La paura di essere tagliati fuori (Fear of Missing Out, FOMO) è un fenomeno che ha attirato un interesse crescente nella ricerca empirica negli ultimi anni. Questa forma di ansia si manifesta come un bisogno di rimanere costantemente connessi alla propria rete sociale, portando ad un uso eccessivo, dei social network e dei servizi di messaggistica (Przybylski et al., 2013).
La FOMO appare come un fenomeno universale, riconosciuto e validato attraverso studi condotti in diversi paesi e lingue. È stata oggetto di ricerca in campioni provenienti da Israele, Turchia, Belgio, Polonia, Regno Unito, Nuova Zelanda, Germania, Italia, Cina, Bosnia, India, America Latina e in varie regioni degli Stati Uniti (Elhai et al., 2021).
Definizione della FOMO
La Fear of Missing Out (FOMO) è emersa per la prima volta nei media all’inizio del 2010, in concomitanza con la diffusione dei social network a livello globale. La sempre maggiore diffusione degli smartphone ha reso ancora più semplice accedere a esperienze potenzialmente gratificanti, sia online che offline, aumentando la percezione di poterle perdere (Elhai et al., 2021).
La FOMO è composta da due componenti principali:
- la paura che gli altri stiano vivendo esperienze gratificanti alle quali si è assenti;
- il desiderio persistente di rimanere connessi con la propria rete sociale.
La prima componente riflette una dimensione cognitiva dell’ansia, caratterizzata da preoccupazione e ruminazione. La seconda componente implica un comportamento strategico volto a mitigare tale ansia, simile a come le compulsioni alleviano l’ansia nel disturbo ossessivo-compulsivo. Questa seconda dimensione comportamentale si manifesta spesso attraverso controlli frequenti del social e servizi di messaggistica per mantenere connessioni sociali e prevenire la perdita di esperienze (Przybylski et al., 2013).
Tale comportamento di controllo, intrinseco alla FOMO, si manifesta sia in forma attiva – quando gli utenti navigano intenzionalmente sui propri dispositivi – sia in forma reattiva, in risposta alle numerose notifiche ricevute durante il giorno. Le notifiche dei social, da un lato, possono risultare utili e favorire la vita sociale degli individui, alleviando temporaneamente la FOMO. Dall’altro lato, queste notifiche interruttive possono avere effetti negativi significativi, portando a una riduzione della concentrazione, interferenze nelle attività quotidiane e difficoltà a riprendere il filo delle proprie mansioni (Paul et al., 2015).
In tal senso, la FOMO può tradursi in un controllo compulsivo delle notifiche, compromettendo la produttività nella vita quotidiana.
Misurazione della FOMO
Per misurare la FOMO, sono state sviluppate diverse scale self-report, tra cui la più ampiamente utilizzata è la scala FOMO a 10 item sviluppata da Przybylski et al. (2013). Questa scala, basata su un formato Likert, include item come “Temo che gli altri abbiano esperienze più gratificanti di me” e “Quando perdo un incontro programmato mi dà fastidio”.
Un’altra scala rilevante è la scala FOMO di Alt (2013), proposta in versioni con 17 item e successivamente ridotta a 10 item.
Per arricchire ulteriormente l’analisi del fenomeno, una terza scala ha integrato alla scala di Przybylski nuovi item che distinguono la FOMO basata sui tratti da quella basata sullo stato (Wegmann et al., 2017). Gli item tratti dalla scala originale, come quelli sopra menzionati, sono stati affiancati da item che riflettono uno stato transitorio, ad esempio “Sono continuamente online per non perdermi nulla” e “Temo di non essere aggiornato nei miei siti di social networking”.
Oltre alle scale self-report, alcune ricerche hanno utilizzato misure comportamentali per esaminare la FOMO. Questi studi valutano il disagio fisiologico associato all’impossibilità di accedere agli smartphone o ai social, misurando parametri come la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna (Cheever et al., 2014).
FOMO e uso problematico della tecnologia
La FOMO è stata collegata sia a un uso frequente che a un utilizzo problematico dei social network e degli smartphone. Tuttavia, non sempre questo comportamento diventa un problema: un uso frequente può essere normale, ma diventa disfunzionale quando si trasforma in una dipendenza, causando difficoltà nella gestione del tempo o nelle relazioni personali.
Quando l’uso dello smartphone diventa eccessivo, si parla di uso problematico, con conseguenze simili a quelle di altre forme di dipendenza, come sintomi di astinenza, necessità di aumentare il tempo online per ottenere lo stesso beneficio, o difficoltà a concentrarsi su altre attività. Ad esempio, studi recenti hanno mostrato che la FOMO è associata a comportamenti come il controllo compulsivo delle notifiche o l’uso dello smartphone durante attività quotidiane, anche in situazioni pericolose come attraversare la strada (Akbari et al., 2021).
La FOMO: quale impatto su ansia, depressione e benessere?
La FOMO è stata definita come un costrutto legato all’ansia e diversi studi hanno mostrato come livelli più alti di FOMO siano associati a un incremento dei sintomi ansiosi. Questo vale soprattutto per giovani e adolescenti, categorie più vulnerabili a sentirsi esclusi dalle esperienze sociali altrui (Elhai et al., 2020).
Anche la depressione è stata collegata alla FOMO. Sebbene l’associazione sia meno intensa rispetto a quella con l’ansia, ricerche internazionali hanno evidenziato come chi soffre di FOMO tenda a riportare un minor benessere emotivo e una soddisfazione di vita inferiore. In altre parole, il costante confronto con le esperienze altrui, spesso filtrate e idealizzate dai social media, sembra minare l’autostima e la percezione di appagamento personale (Dhir et al., 2018).
Oltre ad ansia e depressione, la FOMO è collegata a emozioni negative come la ruminazione e la noia. Queste emozioni, a loro volta, possono aumentare la vulnerabilità all’ansia e alla depressione, creando un ciclo difficile da interrompere. Al contrario, le ricerche suggeriscono che le persone che sperimentano livelli più bassi di FOMO tendono a essere più soddisfatte della loro vita e a godere di un maggiore equilibrio emotivo (Dempsey et al., 2019).
Questi dati mostrano come la FOMO non sia solo una conseguenza dell’era digitale, ma anche un fattore che può incidere sul benessere psicologico. Comprendere il suo impatto è fondamentale per sviluppare strategie che aiutino a gestire questa sensazione e a promuovere un uso più consapevole della tecnologia.
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