
Con la proliferazione dell’uso dei social media, gli studiosi hanno rivolto la loro attenzione alle implicazioni psicosociali di tali comportamenti, tra questi troviamo la FOMO, ovvero la ‘paura di rimanere esclusi’
La FOMO, ovvero la paura di rimanere esclusi
In particolare, la ricerca si è concentrata sui fenomeni negativi associati all’uso di queste piattaforme, parimenti definibili come il ‘lato oscuro’ (Dhir et al., 2021). Tra questi, la ‘paura di rimanere esclusi’ (dall’inglese Fear of Missing Out, FOMO) è stato argomento di forte interesse nel corso degli ultimi anni. Centrale per la FOMO è il bisogno percepito di rimanere costantemente connessi con la propria rete sociale, con conseguente uso frequente, e per alcune persone eccessivo, di siti di social networking e servizi di messaggistica. La FOMO è stata definita nella letteratura scientifica come coinvolgente due componenti primarie specifiche:
- a) l’apprensione che gli altri stiano vivendo esperienze gratificanti dalle quali si è assenti,
- b) il desiderio persistente di rimanere connessi con le persone della propria rete sociale.
La prima componente si collega all’aspetto cognitivo dell’ansia (ad esempio, preoccupazione, ruminazione, ecc.). La seconda componente coinvolge una strategia comportamentale volta ad alleviare tale ansia – analogamente a come le compulsioni mirano (anche se in modo disadattivo) ad alleviare l’ansia nel disturbo ossessivo compulsivo. Attualmente, questa componente comportamentale della FOMO coinvolge più spesso il controllo frequente di social network e servizi di messaggistica per mantenere le connessioni sociali ed evitare di perdere esperienze gratificanti (Li et al., 2020).
FOMO e utilizzo problematico dei social media
La FOMO, e dunque il tempo crescente o eccessivo trascorso sui social media, porta gli individui a monitorare e raccogliere informazioni sulle attività degli altri. L’assenza di intenti malevoli distingue tuttavia questo atto passivo di monitoraggio e raccolta di informazioni dal tradizionale comportamento di cyberstalking, ovvero il ripetuto ricorrere alle comunicazioni online per molestare o spaventare qualcuno. La devianza nell’uso dei social media (ad esempio, l’uso eccessivo, compulsivo o problematico) è stata inoltre collegata alla competizione e al confronto sociale (Holmgren & Coyne, 2017). La valutazione distorta della vita degli altri durante il processo di confronto sociale può far emergere emozioni negative o essere un fattore di stress che induce un impegno eccessivo nell’uso delle piattaforme al fine di alleviare questi sintomi. Si può dire che l’intensità e la frequenza di utilizzo forniscono agli utenti dei social media un maggiore accesso alle dimostrazioni altrui dei loro sé idealizzati, il che suggerisce che l’aumento della competizione potrebbe essere legato alla fatica. È stato inoltre trovato da Lim e Choi (2017) che il confronto sociale potrebbe addirittura portare gli utenti a sperimentare un esaurimento emotivo.
Il lato oscuro del social media: uno studio
Messaggio pubblicitario Lo studio di Tandon et al. (2021) ha esplorato le interrelazioni tra la paura di rimanere esclusi (FOMO), lo stalking, il confronto sociale e l’affaticamento nell’uso dei social media.
In questo studio sono stati coinvolti, tramite la piattaforma Prolific Academic, 321 giovani adulti inglesi di età compresa fra i 18 e i 25 anni. Di questi il 55% era di sesso femminile. La fascia d’età selezionata deriva da precedenti studi in cui si è scoperto che i giovani adulti possano avere una predisposizione agli effetti negativi legati all’uso dei social media (Marino et al., 2016; Zhou, 2019). Per misurare i livelli di invidia sono state selezionate 9 affermazioni tratte da scale precedentemente utilizzate da Charoensukmongkol (2018) e Tandoc e colleghi (2015). Ad esempio, è stata selezionata l’affermazione “di solito non apprezzo che i miei amici appaiano meglio di me sui social media”. Per misurare la frequenza di aggiornamento dello stato sui social, ai partecipanti è stato chiesto di rispondere alla domanda tratta da uno studio di Lin e colleghi (2018) “Con che frequenza carichi post di aggiornamento sui social?”. Per misurare la tendenza allo stalking online sono state utilizzate affermazioni inerenti al Social Media Stalking (Dhir et al., 2021). Successivamente sono stati proposti ai partecipanti degli items selezionati da strumenti utilizzati in studi sulla Online Social Comparison (Gibbons and Buunk, 1999; Steers et al., 2014; Reer et al., 2019; Latif et al., 2021) per valutare la tendenza a formulare paragoni con gli altri online. La paura di rimanere esclusi (FOMO) è stata misurata attraverso delle affermazioni utilizzate da Przybylski e colleghi (2013) in uno studio sulla Fear of Missing Out. Infine, per misurare l’affaticamento legato all’utilizzo dei social media sono stati selezionati da diversi studi items quali “faccio fatica a rilassarmi dopo aver usato a lungo i social media” (Dhir et al., 2018; Islam
et al., 2020; Whelan et al., 2020).
Il lato oscuro del social media: i risultati dello studio
I risultati confermano che la paura di rimanere esclusi (FOMO) ha un’associazione positiva con la fatica, il confronto sociale e lo stalking: credere che i propri amici e conoscenti abbiano esperienze relativamente più gratificanti sui social media può portare ad una sofferenza in termini di ansia, ed è più probabile che ci si senta sopraffatti e tesi a causa della grande quantità di informazioni disponibili. Inoltre, chi sperimenta la FOMO ha più probabilità di impiegare il proprio tempo per controllare e monitorare i profili social degli altri utenti per vedere cosa stanno facendo e di confrontarsi con loro in merito alla posizione sociale e alla realizzazione personale. I risultati del presente studio confermano che la FOMO può motivare ed indurre gli utenti dei social media ad investire più tempo nella sorveglianza passiva o “stalking” (Doster et al. 2013). Quest’ultimo può rappresentare una strategia per allontanare la frustrazione derivata dal non essere in grado di stare al passo con ciò che stanno facendo i propri amici (Wiesner, 2017). Pertanto, impegnarsi nello stalking rappresenta un meccanismo di coping o sollievo che non va a tradursi in fatica. Inaspettatamente, non è stato riscontrato nessun effetto di moderazione in merito alla frequenza con cui si aggiornano i propri stati sui social poiché, probabilmente a causa di un uso frequente, gli utenti potrebbero essere abituati a pubblicare o condividere, pertanto non sperimentano una maggiore stanchezza correlata alla FOMO. Un altro dato sorprendente riguarda la percezione di invidia nel contesto dell’uso dei social media che non ha avuto un effetto significativo rispetto all’associazione della FOMO con lo stalking. Una potenziale spiegazione potrebbe essere che chi si dedica a tale attività non è incline a provare invidia a causa della revisione passiva dei contenuti condivisi da altri sui social.
Date le crescenti preoccupazioni sulla pervasività dei social media e sulle influenze negative che questi ultimi hanno sui nativi digitali, sarebbe necessario attuare programmi educativi che possano incrementare la consapevolezza e il benessere degli utenti con il fine di incrementare le interazioni offline e mitigare l’uso eccessivo dei social media e della tecnologia.
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Bibliografia
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