expand_lessAPRI WIDGET

Empatia: come evolve nel corso della vita?

Un recente studio scientifico ha approfondito il modo in cui l’empatia si sviluppa e si trasforma lungo il corso della vita

Di Silvia Bettoni, Silvia Carrara, Martina Gori, Giulia Onida

Pubblicato il 31 Lug. 2025

Empatia: un’abilità fondamentale per la vita sociale

Il termine empatia deriva dal greco en-pathos (sentire dentro) e si riferisce alla capacità di condividere e comprendere gli stati emotivi, i pensieri e i sentimenti altrui come se fossero i propri (Davis, 1980). Questa capacità di “mettersi nei panni degli altri” svolge un ruolo cruciale nel comportamento sociale umano, consentendoci di rispondere in modo adeguato alle diverse situazioni sociali (Ferguson & Wimmer, 2023; Stietz et al., 2019), ed è costituita da due componenti primarie, una affettiva e una cognitiva. L’empatia affettiva può essere definita come la capacità di comprendere e condividere lo stato emotivo di un’altra persona, permettendoci di provare compassione; mentre l’empatia cognitiva implica la valutazione e la comprensione della prospettiva mentale altrui, coinvolgendo i processi di perspective-taking e le abilità di Teoria della Mente (Beadle & de la Vega, 2019).

Gli studi condotti sulla componente affettiva dell’empatia sembrano evidenziare che essa emerge inizialmente nella prima infanzia (Decety, 2010) e continua a svilupparsi durante l’adolescenza (Kim et al., 2020), per poi stabilizzarsi o crescere ulteriormente nel corso dell’età adulta (Sun et al., 2018). Tuttavia, la maggior parte di questi studi si è basata su misure comportamentali e ha esaminato i cambiamenti nei livelli di empatia in un’unica fascia d’età, o ha confrontato tali cambiamenti tra due sole fasce d’età, rendendo più difficile affermare con sicurezza quale sia la traiettoria seguita dall’empatia affettiva lungo l’arco di vita. Per questo motivo, il gruppo di ricerca di Heather Ferguson – ricercatrice e professoressa presso la University of Kent – ha recentemente condotto uno studio volto a esplorare come cambiano le risposte empatiche in un’ampia fascia d’età, utilizzando sia misure comportamentali che neurali (Ferguson et al., 2024).

Lo studio di Ferguson et al. (2024)

Lo studio ha coinvolto un totale di 240 partecipanti di età compresa tra i 10 e gli 80 anni, suddivisi in tre fasce d’età: adolescenti (10-19 anni), giovani adulti (20-40 anni) e adulti più anziani (60-80 anni). I partecipanti hanno osservato una serie di fotografie che ritraevano mani o piedi in situazioni fisicamente dolorose (ad esempio, un piede che calpesta delle puntine) o non dolorose (ad esempio, un piede sfiorato da un batuffolo di cotone), e situazioni socialmente dolorose (ad esempio, una mano posata su una bara) o non dolorose (ad esempio, una mano appoggiata su un tavolo). L’empatia affettiva è stata misurata attraverso una misurazione self-report, chiedendo ai partecipanti di valutare il livello di dolore provato dalla persona nell’immagine su una scala da 0 (nessun dolore) a 100 (il peggior dolore possibile), ma anche attraverso una misurazione più “oggettiva”. Nel corso dell’esperimento, infatti, i partecipanti sono stati sottoposti a un elettroencefalogramma (EEG), un esame che permette di misurare l’attività elettrica del cervello attraverso l’applicazione di una serie di elettrodi sullo scalpo. In particolare, i ricercatori hanno analizzato la desincronizzazione del ritmo mu, che sembra essere un buon indicatore dell’empatia affettiva: infatti, empatizzare con qualcuno a causa di un dolore o di un evento spiacevole che sta vivendo crea una attivazione nelle aree sensomotorie e premotorie del cervello, attivazione che a sua volta sopprime il ritmo mu (Fabi & Leuthold, 2017; Woodruff et al., 2011). 

I risultati dello studio sull’empatia

Dai risultati è emerso che i partecipanti hanno mostrato una desincronizzazione del ritmo mu più elevata in risposta alle fotografie che ritraevano situazioni fisicamente e socialmente dolorose (rispetto a quelle non dolorose), confermando la validità di questo indice per valutare l’attivazione empatica dei soggetti. I dati hanno inoltre evidenziato che l’effetto della visione di situazioni dolorose sulla desincronizzazione del ritmo mu è aumentato in modo lineare dall’adolescenza all’età adulta avanzata, avvalorando l’ipotesi secondo cui le reti cerebrali legate all’empatia si sviluppano dall’infanzia all’adolescenza, per poi rimanere stabili o svilupparsi ulteriormente nel corso dell’età adulta (Beadle & de la Vega, 2019): il fatto che gli adulti più anziani mostrino livelli più elevati di empatia affettiva potrebbe essere spiegato dalla loro maggiore esperienza nei contesti sociali, legata inevitabilmente a una maggiore esposizione a scenari di vita dolorosi, la quale rafforzerebbe la loro capacità di condividere esperienze e sentimenti altrui (De Lillo & Ferguson, 2023).

Relativamente alla misurazione dell’empatia attraverso le valutazioni soggettive del livello di dolore immaginato, in linea generale le situazioni fisicamente dolorose sono state valutate come più dolorose rispetto alle situazioni socialmente dolorose. È però interessante osservare che, mentre le risposte alle situazioni fisicamente dolorose si sono dimostrate stabili nelle diverse fasce d’età, le risposte alle situazioni socialmente dolorose hanno mostrato un picco nei giovani adulti: in altre parole, i giovani adulti sembrano essere particolarmente sensibili agli eventi socialmente dolorosi, rispetto ad adolescenti e adulti più anziani. Questo potrebbe essere dovuto alla particolare traiettoria di sviluppo dei comportamenti prosociali: la prosocialità sembra infatti diminuire durante l’adolescenza – tra i 13 e i 17 anni – per poi aumentare nuovamente una volta raggiunta l’età adulta (Carlo et al., 2007; Matsumoto et al., 2016), evocando una sensibilità più elevata al proprio ambiente sociale durante tale periodo di vita (Peper & Dahl, 2013).

Nel complesso, i risultati dello studio di Ferguson et al. (2024) contribuiscono a una comprensione più completa di come l’empatia affettiva opera in contesti e fasce d’età differenti, evidenziando la complessa interazione tra attivazione neurale, elaborazione emotiva e sviluppo socio-cognitivo. Tuttavia, come spesso accade, vi sono alcune limitazioni che è importante considerare al fine di orientare la ricerca futura. In particolare, le immagini utilizzate per suscitare empatia nei partecipanti presentano una scarsa validità ecologica, in quanto i segnali ambientali in esse presenti per poter contestualizzare gli eventi dolorosi sono alquanto limitati. Questo è particolarmente rilevante per il dolore sociale, che tipicamente può essere osservato e compreso all’interno di un contesto ricco di segnali e dettagli, molti dei quali vengono manifestati nel corso di un’interazione con l’altra persona. I risultati ottenuti nei setting controllati di laboratorio, dunque, potrebbero non essere rappresentativi dei processi che si attivano nei contesti “reali”, in quanto la possibilità di interagire con altri gioca un ruolo fondamentale nel modulare la propria sensibilità alle prospettive altrui (Surtees et al., 2016). Un obiettivo interessante per la ricerca futura sull’empatia potrebbe essere quindi quello di ideare compiti più ecologicamente validi, al fine di valutare le risposte empatiche in scenari più “realistici”.

Riferimenti Bibliografici
  • Beadle, J. N., & de la Vega, C. E. (2019). Impact of Aging on Empathy: Review of Psychological and Neural Mechanisms. Frontiers in Psychiatry, 10
  • Carlo, G., Crockett, L. J., Randall, B. A., & Roesch, S. C. (2007). A Latent Growth Curve Analysis of Prosocial Behavior Among Rural Adolescents. Journal of Research on Adolescence, 17(2), 301–324. 
  • Davis, M. H. (1980). A Multidimensional Approach to Individual Differences in Empathy. Journal of Personality and Social Psychology, 10(85). 
  • De Lillo, M., & Ferguson, H. J. (2023). Perspective-taking and social inferences in adolescents, young adults and older adults. Journal of Experimental Psychology: General, 152(5), 1420–1438.
  • Decety, J. (2010). The Neurodevelopment of Empathy in Humans. Developmental Neuroscience, 32(4), 257–267. 
  • Fabi, S., & Leuthold, H. (2017). Empathy for pain influences perceptual and motor processing: Evidence from response force, ERPs, and EEG oscillations. Social Neuroscience, 12(6), 701–716. 
  • Ferguson, H. J., De Lillo, M., Woodrow-Hill, C., Foley, R., & Bradford, E. E. F. (2024). Neural empathy mechanisms are shared for physical and social pain, and increase from adolescence to older adulthood. Social Cognitive and Affective Neuroscience, 19(1), nsae080. 
  • Ferguson, H. J., & Wimmer, L. (2023). A psychological exploration of empathy. In F. Mezzenzana & D. Peluso, Conversations on Empathy. Interdisciplinary Perspectives on Imagination and Radical Othering. Routledge.
  • Kim, E. J., Son, J.-W., Park, S. K., Chung, S., Ghim, H.-R., Lee, S., Lee, S.-I., Shin, C.-J., Kim, S., Ju, G., Park, H., & Lee, J. (2020). Cognitive and Emotional Empathy in Young Adolescents: An fMRI Study. Journal of the Korean Academy of Child and Adolescent Psychiatry, 31(3), 121–130.
  • Matsumoto, Y., Yamagishi, T., Li, Y., & Kiyonari, T. (2016). Prosocial Behavior Increases with Age across Five Economic Games. PLOS ONE, 11(7), e0158671.
  • Peper, J. S., & Dahl, R. E. (2013). The Teenage Brain: Surging Hormones—Brain-Behavior Interactions During Puberty. Current Directions in Psychological Science, 22(2), 134–139. 
  • Stietz, J., Jauk, E., Krach, S., & Kanske, P. (2019). Dissociating Empathy From Perspective-Taking: Evidence From Intra- and Inter-Individual Differences Research. Frontiers in Psychiatry, 10
  • Sun, B., Luo, Z., Zhang, W., Li, W., & Li, X. (2018). Age-related differences in affective and cognitive empathy: Self-report and performance-based evidence. Aging, Neuropsychology, and Cognition, 25(5), 655–672. 
  • Surtees, A., Apperly, I., & Samson, D. (2016). I’ve got your number: Spontaneous perspective-taking in an interactive task. Cognition, 150, 43–52. 
  • Woodruff, C. C., Martin, T., & Bilyk, N. (2011). Differences in self- and other-induced Mu suppression are correlated with empathic abilities. Brain Research, 1405, 69–76. 
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Empatia e compassione a confronto: le emozioni ci impediscono di essere d’aiuto?

Come spiegare l'atteggiamento di indifferenza verso la sofferenza umana e di inazione collettiva? Ci ragioniamo parlando di empatia e compassione

cancel