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La teoria della mente – Introduzione alla Psicologia

La Teoria della Mente (Theory of Mind) ovvero la capacità di comprendere uno stato mentale di un individuo partendo dal comportamento manifesto

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 16 Mar. 2017

La Teoria della Mente (ToM) consiste nella capacità cognitiva di riuscire a rappresentare gli stati mentali propri e altrui, ovvero credenze, desideri, emozioni, per spiegare e prevedere la messa in atto di comportamenti. Si tratta di una capacità cognitiva innata in ogni essere umano, il cui sviluppo è influenzato dal contesto culturale e dalle capacità intellettive presentate dall’individuo.

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

 

Storia della Teoria della Mente

Premack e Woodruff (1978) per primi parlarono di Theory of Mind  ovvero la capacità di comprendere uno stato mentale di un individuo partendo del comportamento manifesto. Essi osservarono per la prima volta questa abilità negli scimpanzé che erano in grado di prevedere il comportamento di un uomo in situazioni finalizzate a uno scopo. Quindi, la Teoria della Mente è una abilità evolutasi negli ominidi in risposta all’ambiente sociale e alle situazioni che si presentano, diventando sempre più eterogenea in ambiti dissimili.

Naturalmente, trattandosi di un’attitudine ogni individuo presenterà una Teoria della Mente più o meno sviluppata a seconda delle proprie risorse cognitive e delle capacità relazionali.  Inoltre, ognuno potrebbe essere in grado di avere una rappresentazione della mente dell’altro anche non avendo dati comportamentali, ma basandosi su una serie di percezioni sensoriali che consentono, in ogni caso, di inferire un funzionamento cognitivo, quindi di avere ben presente come quella persona potrebbe comportarsi in alcune circostanze.

 

I modelli teorici della Teoria della Mente

Esistono tre principali modelli teorici relativi alla Teoria della Mente:

1) “Teoria della Teoria”, secondo Gopnik e Wellman l’attività mentale si basa su conoscenze che avvengono empiricamente e il bambino le acquisisce nel corso dello sviluppo imparando a discriminare le situazioni reali da quelle ipotetiche. In questo modo, si sviluppa una teoria della Teoria della Mente che gli permette di inferire rappresentazioni mentali e di costruire una propria rappresentazione del mondo. Le rappresentazioni mentali sono definite meta-rappresentazioni.

2) “Teoria Modulare”, si definisce “modulare” in quanto legato alla teoria della mente modulare di Fodor , secondo cui la mente umana è costituita da moduli specializzati, geneticamente determinati e funzionanti autonomamente. Per questo esiste un modulo  in cui è processata la Teoria della Mente (Theory of Mind-Module), che trae informazioni utili dall’ambiente sociale. Il ToM-Module è in grado di separare le informazioni contestuali rilevanti da quelle irrilevanti, aumentando così la probabilità di una corretta inferenza degli stati mentali altrui. Lo sviluppo di questa abilità dipenderebbe principalmente dalla maturazione neurologica delle strutture cerebrali coinvolte, mentre l’esperienza ne determinerebbe l’utilizzo della stessa.

3) “Teoria della Simulazione”, secondo Goldman e collaboratori l’attività mentale si basa sulla capacità di riuscire a provare lo stesso stato emotivo dell’altro. Inferire gli stati mentali altrui consisterebbe nel simulare il mondo ponendosi nella prospettiva dell’altro, sperimentandone i diversi stati mentali che ne derivano per poi poterli ripetere o condividere.

 

Evoluzione della Teoria della Mente

La Teoria della Mente si sviluppa in diverse fasi della vita di una persona. Secondo Tomasello (1999) la comprensione dei fenomeni mentali deriva dall’intenzionalità, processo che si manifesta intorno all’anno di vita del bambino, ovvero nel momento in cui la propria attenzione si dirige consapevolmente verso una azione. Tale capacità si evidenzia attraverso l’imitazione del comportamento dell’adulto, riproducendone un meccanismo simile a quello osservato ma con delle aggiunte proprie.

A dodici-tredici mesi dalla nascita il bambino è in grado di riconoscere e distinguere le espressioni del volto e il loro significato emotivo; a due-tre anni è in grado di comprendere gli stati mentali non epistemici, come desideri, emozioni, intenzioni e i giochi di finzione in cui si simula il funzionamento di qualche oggetto, per esempio imitare con due dita un telefono o una pistola. Infine, intorno ai quattro anni di età, si espleta a pieno la Teoria della Mente. Infatti, si manifesta la capacità di comprendere stati mentali epistemici e di prevedere il comportamento proprio e altrui.

Secondo Fonagy, possedere una buona capacità riflessiva implementa la probabilità che il bambino possa sviluppare un attaccamento sicuro e un’adeguata capacità di mentalizzazione, ovvero possedere una rappresentazione della mente dell’altro. Una relazione di attaccamento sicuro permette di esplorare e di rappresentare adeguatamente la mente del caregiver e, quindi, di conseguenza consente di capire e interpretare adeguatamente gli stati mentali altrui.
Qualora il bambino non sviluppi un attaccamento di tipo sicuro si potrebbe verificare un deficit in termini di Teoria della Mente che si manifesterebbe attraverso la sofferenza psichica.

Inoltre, secondo Baron-Cohen lo sviluppo dell’individuo avviene in base alla progressiva maturazione biologica delle strutture cerebrali, per questo determinati assetti caratteriali derivano da particolari corredi genetici che nell’interazione con l’ambiente esterno portano al manifestarsi di particolari rappresentazioni mentali.

 

Le basi neurobiologiche della Teoria della Mente

Gli studi di neuroimaging funzionale e quelli condotti su lesioni cerebrali hanno aiutato a localizzare i circuiti cerebrali alla base della Teoria della Mente.

Esperimenti eseguiti sui  macachi hanno rivelato che i neuroni nel solco temporale posteriore (STS) si accendono selettivamente quando le scimmie osservano la direzione dello sguardo di altre scimmie. Inoltre, questi neuroni si attivano anche quando queste scimmie osservano un’azione diretta ad uno scopo (Gallese e Goldman, 1998). Studi di imaging funzionale hanno rivelato, inoltre, che negli umani si attiva un’area omologa del lobo temporale nell’osservare oggetti finalizzati a uno scopo.

Il lobo temporale, inoltre, contiene anche i neuroni specchio che si attivano sia durante l’esecuzione di un movimento di un arto, a esempio, sia durante la semplice osservazione dello stesso movimento compiuto da un’altra persona. Non solo, i neuroni specchio si attivano anche quando si osserva o si prova la stessa emozione dell’altro. La scoperta dei neuroni specchio permette di capire come si possono imitare non solo le azioni degli altri ma anche gli stati mentali. Per avere una buona Teoria della Mente è inoltre necessario imitare sia lo stato emotivo sia differenziare tra quello che si priva in prima persona da quanto provato da altri.

Recenti studi di risonanza magnetica funzionale fanno rilevare che la Teoria della Mente è divisa da altre funzioni cognitive, poiché espressa da una rete neurale che collega  la corteccia pre-frontale mediale e la corteccia cingolata (MPFC), la corteccia cingolata posteriore e le regioni temporo-parietali bilaterali.

 

Psicopatologia e Teoria della Mente

Aspetti deficitari della Teoria della Mente si riscontra in differenti quadri psicopatologici e si manifesta grazie a una diversa gamma di anomalie comportamentali.  A esempio:

Disturbi autistici  e schizofrenici

In pazienti affetti da tali patologie è presente un deficit specifico nella comprensione delle credenze che regolano il comportamento, non imputabile a difficoltà linguistiche, ignoranza della causalità o incapacità di sequenziamento. Si è ipotizzato che bambini affetti da disturbi dello spettro autistico non sviluppino una Teoria della Mente o presentino difficolta’ in relazione a tale ambito, di conseguenza non ci sarebbe un meccanismo meta-rappresentazionale sottostante la costruzione di una Teoria della Mente e per questo mostrerebbero deficit nella messa in atto di comportamenti.

Disturbi di Personalità

Le persone che manifestano disturbi di personalità possiedono deficit di mentalizzazione e per questo carenti nell’attuazioni di comportamenti adeguati allo scopo. Inoltre,  la capacità di mentalizzazione risulta compromessa in una percentuale significativa di soggetti che hanno vissuto un’esperienza traumatica, soprattutto nell’infanzia. Inoltre, scarse capacità di mentalizzazione, inducono il soggetto a regredire a livello mentale a uno stadio di sviluppo precedente (Fonagy et al., 2000).

 

Testare la Teoria della Mente

Il  gold standard dei test per valutare la comprensione degli stati mentali altrui è il  false-belief task, utilizzato in adolescenza e infanzia soprattutto nell’autismo e nella schizofrenia Esso consiste nel valutare se un soggetto è in grado di capire che gli altri possono avere delle credenze errate rispetto ad un evento di cui lui ha una conoscenza corretta. Tale test è utile per verificare le false credenze da cui il soggetto deve trarre conclusioni, su una situazione, prevedendo lo stato mentale di un altro individuo che compie un’azione, e le convinzioni che si possiedono sui comportamenti o stati emotivi di un’altra persona.

Un altro strumento di valutazione della Teoria della Mente è il test Sally and Anne caratterizzato da una situazione in cui il soggetto deve distinguere tra il sapere che un oggetto è stato nascosto da uno dei due personaggi (Anne) in assenza dell’altro (Sally) e uno dei due personaggi (Sally) non abbia questa conoscenza.

Inoltre, Baron-Cohen e collaboratori hanno sviluppato un test, l’Eye Test, in cui il compito dei soggetti è di inferire lo stato mentale altrui osservando lo sguardo di un’altro soggetto. Un ultimo esempio è il Theory Of Mind Picture Sequencing Task, ideato da Brune, che utilizza come materiale di somministrazione 6 storie, ognuna composta da 4 vignette da riordinare. Le vignette sono presentate coperte e in ordine sparso. Al soggetto esaminato è richiesto di scoprirle e riordinarle nel minore tempo possibile per formare una sequenza di eventi che abbia un senso logico.

 

Teoria della Mente e familiarità

La Teoria della Mente deriva anche dal tipo di relazione instaurata con la figura di riferimento. Le interazioni genitore-bambino, specialmente con la madre, indubbiamente svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo cognitivo e sociale del bambino. Quindi, una buona relazione genera una buona Teoria della Mente. Inoltre, i deficit riscontrabili a carico della Teoria della Mente sono tratti presenti sia nei pazienti, sia nei familiari degli stessi, e frequentemente si manifestano attraverso un disagio mentale.

 

Trattamenti riabilitativi della teoria della mente

E’ possibile riabilitare la Teoria della Mente grazie all’acquisizione di competenze psico-sociali attraverso trattamenti che si focalizzano su i deficit funzionali presentati dal paziente, che a loro volta sono associati a deficit cognitivi. Fondamentale durante questo processo è riuscire ad attribuire e riconoscere gli stati mentali degli altri e tarare il proprio funzionamento emotivo rispetto a quello altrui.

Esistono anche tecniche riabilitative, come ad esempio il Metacognitive Training (MCT), che si concentrano maggiormente sui meccanismi cognitivi deficitari derivanti dalla percezione e dall’interpretazione dei segnali ambientali. Il Metacognitive Training si basa su due componenti fondamentali: la knowledge translation, in cui si rilevano gli errori cognitivi e la loro relazione con la patologia, e la dimostrazione delle conseguenze negative che derivano dagli errori cognitivi, parte composta da esercizi focalizzati sui singoli deficit cognitivi presentati. Ai pazienti è insegnato a riconoscere e confutare gli errori attraverso l’uso di strategie alternative che consentono di giungere a delle conclusioni senza rimanere schiavi di trappole mentali. Si tratta principalmente di un approccio gruppale in cui il paziente riceve e vive esperienze correttive in un ambiente supportato e protetto.

 

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

Sigmund Freud University - Milano - LOGORUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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