Cosa si intende per stigma nell’autismo?
Una sfida importante per le persone con autismo e le loro famiglie è rappresentata dall’affrontare quotidianamente lo stigma sociale a cui sono esposte. Ancora poco approfondito nell’ambito della ricerca scientifica, lo stigma nell’autismo indica quel processo che conduce alla discriminazione sociale, sulla base di attributi sfavorevoli (come pregiudizi e stereotipi) con cui le persone autistiche vengono etichettate.
Nello stigma, stereotipi e pregiudizi possono implicitamente influenzare il modo in cui percepiamo le altre persone, creando una sorta di separazione tra “noi”e “loro” (ad esempio, persone autistiche contro tutti gli altri). Tale separazione può aumentare il rischio di perdita di status sociale e di discriminazione (ad esempio, essere rifiutati da un gruppo di amici, non essere assunti o promossi a un esame in quanto autistici). Sperimentare la perdita di status e la discriminazione in quanto persone stigmatizzate, significa dover affrontare quotidianamente la disuguaglianza e le complessità che essa comporta.
Alcuni esempi? Una recente revisione condotta dall’Università di Cardiff (Turnock et al., 2022) ha evidenziato che le persone autistiche possono sperimentare più solitudine e meno amicizie rispetto ai coetanei neurotipici o con altri bisogni educativi speciali, maggiori difficoltà nell’istruzione e nell’occupazione, scarsa integrazione sociale e più alti tassi di bullismo. Gli individui neurotipici, di contro, sembrano avere minori probabilità di scegliere di vivere nello stesso edificio di persone autistiche o di trascorrere del tempo insieme come amici; sono inoltre meno propensi a desiderare una relazione intima con una persona autistica (Jensen et al., 2016).
Perché l’autismo è stigmatizzato?
L’autismo è oggetto di una forte stigmatizzazione, radicata in una scarsa comprensione nell’opinione pubblica e in stereotipi negativi. Molti tendono a considerare l’autismo una fonte di imprevedibilità, pericolo o fastidio (Huang et al., 2023). Questa percezione è spesso aggravata da convinzioni culturali che isolano ulteriormente le famiglie che cercano aiuto.
Comportamenti specifici associati all’autismo possono rendere le interazioni sociali difficili sia per le persone autistiche che per i loro coetanei. Ad esempio, i bambini autistici possono avere difficoltà a mantenere il contatto visivo o avere crisi comportamentali, il che può portare a esclusione e bullismo. Uno studio ha rivelato che circa il 75% dei bambini autistici viene spesso escluso dalle attività con i coetanei e il 13% subisce bullismo fisico, sottolineando la profondità di questa sfida sociale (Kinnear et al., 2016).
Le interpretazioni errate dei comportamenti autistici possono rafforzare lo stigma, in quanto alcune persone possono attribuirli erroneamente a scarse cure genitoriali o ad altre condizioni di salute mentale. Inoltre, un mito diffuso secondo cui gli autistici mancano di empatia domina la percezione pubblica, sebbene gli individui autistici possano esprimere empatia in modo diverso (Seçer et al., 2025).
Fattori che influenzano la percezione dell’autismo
Tra i fattori che contribuiscono allo stigma dell’autismo vi sono la comprensione pubblica e professionale dell’autismo e i particolari tratti autistici espressi dagli individui. Secondo la revisione di studi effettuata dall’Università di Cardiff, infatti, una conoscenza pubblica e professionale più scarsa sull’autismo è spesso correlata ad atteggiamenti meno positivi e a maggiore stigma. Alcuni ambiti di disinformazione includono il fatto che l’autismo sia caratterizzato da sintomi di altre condizioni, che tutti i bambini autistici presentino scarso contatto visivo e che le persone autistiche non mostrino affetto o attaccamento.
Le difficoltà delle persone autistiche nella comunicazione sociale si manifestano spesso fisicamente, ad esempio con modalità insolite di contatto visivo, uso limitato dei gesti, ridotta espressione facciale e condivisione delle emozioni. I comportamenti ristretti e ripetitivi possono includere manierismi motori e risposte insolite agli stimoli sensoriali, mentre esperienze sensoriali travolgenti possono indurre un disagio significativo. Questi tratti autistici più “vistosi” possono portare ad atteggiamenti negativi durante la formazione della cosiddetta prima impressione, nella quale le persone autistiche possono essere percepite come meno attraenti, più sottomesse e più goffe rispetto alle controparti neurotipiche (DeBrabander et al., 2019).
I manierismi motori stereotipati o ripetitivi (anche detti stimming) sono stati indicati dalle persone autistiche come tratti giudicati negativamente dagli individui neurotipici, facendole sentire svalutate o “strane” (Kapp et al., 2019). Secondo un campione di individui autistici, alcune differenze tipicamente autistiche possono essere percepite come spaventose dalle persone neurotipiche, associando talvolta l’autismo ad atti violenti. Questo accade in particolare con i comportamenti dirompenti, percepiti più pericolosi rispetto ai comportamenti “ritirati” e associati a una maggiore stigmatizzazione (Botha et al., 2020; Gillespie-Lynch et al., 2021).
L’impatto dello stigma nell’autismo
La paura dell’esclusione e della discriminazione sembra essere tra le emozioni più intense provate dalle persone autistiche (Seçer et al., 2025). Coloro che si sentono stigmatizzati tendono a percepire maggiori difficoltà nel funzionamento sociale, una minore autoefficacia e una ridotta qualità della vita rispetto agli altri. Allo stesso modo, una percezione di stigma può aumentare le probabilità di adottare strategie disfunzionali per affrontarlo, sintomi depressivi più gravi e percezioni più elevate di rifiuto e discriminazione (Botha et al., 2020). Gli atteggiamenti e i comportamenti negativi della società possono porre anche i familiari delle persone autistiche in una situazione difficile, sia in termini di facilitazione della socializzazione e dell’integrazione dei loro cari, sia per quanto riguarda le esperienze psicologiche del nucleo familiare intero (Toklu Başkak & Aral, 2021).
Sforzandosi di apparire “normali”: il camuffamento
Sperimentare rifiuto, stigma e discriminazione, può indurre le persone autistiche ad adottare comportamenti socialmente desiderabili per gestire lo stress che deriva dal confronto col mondo esterno. Alcuni individui possono osservare l’ambiente circostante, interiorizzare comportamenti comuni, norme sociali e nascondere il loro vero sé nel tentativo di socializzare attraverso un processo di adattamento chiamato camuffamento o mimetizzazione sociale (Hull et al., 2017). La motivazione principale alla base della mimetizzazione è il desiderio di affrontare la minaccia dell’esclusione sociale e del rifiuto. Gli individui autistici spesso credono di dover modificare i loro tratti per essere accettati dalla società e si sforzano di apparire “normali” imitando comportamenti socialmente desiderabili (Cook et al., 2021).
Tra i comportamenti di camuffamento comunemente esibiti dagli individui autistici ci sono strategie come:
- cercare di mantenere il contatto visivo
- usare un’espressione facciale coinvolta
- porre domande all’interlocutore per incoraggiare la conversazione
- concentrarsi maggiormente sull’ascolto piuttosto che sul parlare.
Contrariamente alle aspettative, i comportamenti di mimetizzazione utilizzati dalle persone autistiche per adattarsi alla vita sociale possono portare a esiti negativi. La ricerca ha messo in luce forti relazioni tra comportamenti di mimetizzazione e ansia sociale, depressione e ansia generalizzata, indicando che il camuffamento può rivelarsi in realtà un’arma a doppio taglio per il benessere psicologico (Seçer et al., 2025). Più le persone autistiche si impegnano in sforzi di camuffamento, più l’ansia e lo stress causati da questi sforzi esercitano una pressione sul loro benessere psicologico. Il camuffamento sociale, infatti, rischia di sopprimere le identità autentiche degli individui, portando a lungo termine ad amplificare i sentimenti di solitudine e isolamento. Il fallimento degli sforzi di camuffamento per ottenere l’accettazione sociale, l’eccessiva motivazione ad adattarsi e la pressione associata all’occultamento dei tratti autistici possono contribuire a burnout, vari problemi di salute mentale e avere un impatto negativo sul benessere mentale (McQuaid et al., 2022).
I comportamenti mimetici utilizzati per contrastare lo stigma sembrano funzionare come una “strategia di sopravvivenza” nella vita sociale per gli individui autistici. Paradossalmente, gli individui autistici che tentano di mimetizzarsi per ottenere l’accettazione sociale e migliorare il proprio benessere, alla fine possono correre un rischio maggiore di essere stigmatizzati e compromettere ulteriormente il loro benessere mentale.
Promuovere la neurodiversità
Un crescente movimento per la neurodiversità e la rivendicazione dell’identità da parte delle persone autistiche promuove la giustizia sociale, i diritti civili, l’uguaglianza e l’inclusione delle persone neurodivergenti. Al centro di tale movimento vi è il superamento dell’etichetta di autismo come disabilità, etichetta che ingloba lo spettro autistico in una condizione minoritaria e dunque più facilmente soggetta a stigmatizzazione.
Promuovere la neurodiversità significa diffondere informazioni che migliorino la comprensione pubblica e professionale dell’autismo, creando una cultura – fatta di strumenti di formazione educativa e psicosociale, rappresentazioni più inclusive nei media e spazi fisici adeguati – in cui le persone autistiche si sentano maggiormente in grado di esprimere se stesse.