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Dismorfia Muscolare: quando l’ideale femminile diventa autodistruttivo

La dismorfia muscolare è stata descritta come una forte preoccupazione riguardo la percezione del proprio corpo come non abbastanza magro e muscoloso

Di Manuel Luciani

Pubblicato il 13 Ott. 2022

Secondo Pope e collaboratori (1993), tra i primi a studiare la dismorfia muscolare, nello sviluppo del disturbo avrebbe un ruolo centrale l’insoddisfazione corporea.

 

 Questo articolo si concentra su quella parte del wellness femminile caratterizzata da una significativa sofferenza psichica dovuta alla propria immagine corporea, nel caso specifico alle dimensioni e alla perfezione dei propri muscoli. Le radici dell’emergere in letteratura di questi temi si legano alle basi culturali sulle quali si costruisce la mente delle donne in questione. Una ricerca dimostra infatti che ad oggi l’ideale di muscolosità sia molto forte tra le donne (Boepple et al., 2016). Questo articolo si sofferma sugli aspetti psicopatologici collegati, sottolineando la grande differenza che c’è tra il coltivare il proprio ideale corporeo, rispetto invece alla vera e propria psicopatologia e il suo possibile sviluppo, dimostrato anche dalle ricerche sul genere femminile. Non è obiettivo di questo articolo individuare le caratteristiche di personalità delle donne considerate, ma esclusivamente la manifestazione di sintomi e disfunzioni significative a cui si può incorrere.

Caratteristiche psicopatologiche della dismorfia muscolare

La dismorfia muscolare è stata descritta come una variante del disturbo da dismorfismo corporeo, riguardante una forte preoccupazione riguardo la percezione del proprio corpo come non abbastanza magro e muscoloso (McFarland & Karninski, 2008; Pope et al., 2005; Phillips et al., 1997).

In uno studio del 2021 su adolescenti australiani, la prevalenza della dismorfia muscolare era del 2,2% nei maschi e dell’1,4% nelle femmine, sottolineandone lo sviluppo anche in questa fascia d’età ed in entrambi i generi (Mitchison et al., 2021).

Una ricerca pubblicata quest’anno conferma la possibilità di utilizzare il “Muscle Dysmorphic Disorder Inventory” (Hildebrandt et al., 2004), un questionario che valuta le principali caratteristiche della dismorfia muscolare, anche nelle donne, confermandone la validità e la possibilità di diagnosticare il disturbo (Nagata et al., 2022). Il questionario è caratterizzato da tre domini individuati statisticamente, la ricerca delle dimensioni, l’intolleranza del proprio aspetto e la compromissione del funzionamento. Ciò è coerente con il fatto che livelli eccessivi di esercizio, nonché steroidi anabolizzanti e altri integratori sono componenti comportamentali chiave del disturbo (Gruber e Pope, 1999, Pope et al., 1997).

Quando si rientra nei criteri patologici di questa diagnosi, il corpo è oggetto di modificazioni dannose. Alcuni fattori principali sono stati messi insieme nel lavoro di Foster e colleghi del 2015, e possono essere la dipendenza dal bodybuilding, il muscle checking, l’uso di sostanze, la presenza di infortuni o l’insoddisfazione muscolare. Questo disturbo fu inizialmente catalogato come anoressia nervosa inversa, per via delle caratteristiche riguardanti il peso corporeo (Pope et al., 1993). Inoltre, sono state identificate caratteristiche parallele al disturbo ossessivo-compulsivo (Phillips, 1998). In sintesi, sembra che questo disturbo si componga di aspetti legati al dismorfismo corporeo, al disturbo ossessivo compulsivo e ai disturbi alimentari (Jones & Morgan, 2010; Maida & Armstrong, 2005; Murray et al., 2010; Nieuwoudt et al., 2012; Pope et al., 1997; Pope et al., 2005). Altri autori hanno considerato la dismorfia muscolare come un’addiction (Demetrovics & Griffiths, 2012).

La dismorfia muscolare è caratterizzata dal pensare per più di tre ore al giorno a come diventare più muscoloso/a, dalla credenza di non avere sufficiente controllo sull’attività di sollevare pesi, dall’interferenza significativa sulla propria vita sociale e lavorativa dell’esercizio fisico e della dieta, dall’evitamento di altre persone dovuto alla preoccupazione di mostrare i propri muscoli, dal controllo costante del proprio corpo allo specchio e/o camuffamento per nasconderlo, ad esempio con vestiti larghi (Tod et al., 2016).

Nel DSM-5 (APA, 2013), la dismorfia muscolare si colloca come specificatore del disturbo da dismorfismo corporeo, nella sezione “disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati”. Brevemente, i sintomi per soddisfare tale diagnosi sono una preoccupazione per difetti percepiti nell’aspetto fisico non rilevati dagli altri, comportamenti ripetitivi come potrebbe essere il guardarsi allo specchio, preoccupazioni riguardo l’aspetto, il disagio che ne consegue clinicamente significativo in diversi ambiti di vita. Inoltre per il manuale la preoccupazione non si lega ai criteri di un disturbo alimentare, e si valuta il grado di insight delle convinzioni, in questo caso riguardanti i muscoli.

Dal punto di vista comportamentale anche secondo altre ricerche, gran parte della giornata trascorre pensando alla propria muscolatura, con costante monitoraggio ed evitamento sociale (Dèttore et al., 2020; Olivardia, 2001; Phillips & Diaz, 1997).

Secondo Pope e collaboratori (1993), tra i primi a studiare questa psicopatologia, sarebbe l’insoddisfazione corporea ad avere un ruolo centrale per lo sviluppo del disturbo. Tra le motivazioni spicca, oltre all’insoddisfazione corporea, la sua plasticità. Suffolk (2015) mette in evidenza l’importanza per le donne di modificare il corpo come preferiscono, lavorando su quelle parti per le quali sentono maggiormente il bisogno. Il craving potrebbe avere in seguito un ruolo importante. La ricompensa correlata al piacere di mantenere un’immagine corporea ideale può essere ricercata continuamente, allo stesso modo con cui si ricercano certe sostanze psicoattive, in maniera continua e dispendiosa nelle forme patologiche. Foster e colleghi (2015) hanno osservato le seguenti caratteristiche che possono favorire lo sviluppo ed il mantenimento del disturbo con una chiave di lettura legata alle addiction. Questi aspetti sono una totale preoccupazione sulle attività che mantengono l’immagine corporea, i sintomi legati alla dieta, le sostanze assunte, l’eccessiva attività sportiva, la modificazione dell’umore legata al sistema della ricompensa, la tolleranza, la fatica psicologica, la dipendenza dalle endorfine dovuta all’esercizio compulsivo. Anche il piacere di apparire in pubblico durante le competizioni può giocare un ruolo importante (Suffolk, 2015).

 Fabris e colleghi (2018) hanno trovato una correlazione tra il disturbo e stili di attaccamento insicuri, seppur in uno studio sugli uomini. Vi è inoltre un’associazione tra il criticismo genitoriale durante la crescita e la dismorfia muscolare nelle donne, con un’importante mediazione del sistema di attaccamento (Badenes-Ribera et al., 2021). Questi aspetti sono fattori di rischio nello sviluppo di un’immagine negativa del proprio corpo e la conseguente possibilità di sviluppare un disturbo da dismorfismo corporeo. Soprattutto dall’adolescenza si tende a dare un’importanza rilevante al corpo, in particolar modo nelle giovani donne (Esnaola et al., 2010).

Possono esservi tracce anche di abusi nell’infanzia oppure altri eventi traumatici. Inoltre, la paura di essere vulnerabili gioca un ruolo sul forte investimento sull’apparenza e l’ossessione per il corpo ed i suoi muscoli (Tod et al., 2016).

Aspetti socioculturali ed emotivi correlati

Studi recenti hanno suggerito cambiamenti nell’ideale del corpo femminile che pongono maggiore enfasi sull’essere tonici, in forma o atletici; parallelamente si è notato che le donne hanno una spinta crescente alla muscolatura (Campos et al., 2021). Questo ideale muscolare tonico può essere caratterizzato sia da magrezza (ad esempio, bassa percentuale di grasso corporeo) che da muscolosità ed è percepito –in uno studio su alcuni studenti universitari– come più attraente della magrezza in assenza di definizione muscolare (Bozsik, et al., 2018). Le influenze socioculturali, come una maggiore promozione mediatica del corpo femminile tonico, svolgono un ruolo importante in questi ideali di bellezza e nel desiderio di muscolosità tra alcune donne (de Carvalho et al., 2017, Girard et al., 2018). Nella ricerca di una maggiore muscolatura, gli individui si impegnano patologicamente in attività di costruzione muscolare, come esercizio fisico eccessivo, uso di steroidi anabolizzanti e aderenza a regimi dietetici rigorosi (Pope et al., 1997). Questi comportamenti richiedono tempo e si correlano alla vergogna o alla paura di farsi vedere dagli altri (Olivardia et al., 2000).

Il disgusto verso sé stessi è stato correlato all’ideazione suicidaria, e farebbe da mediatore tra il disturbo dell’immagine corporea e l’ideazione suicidaria stessa. I risultati di questa ricerca evidenziano il ruolo del disgusto di sé nel trattamento dei disturbi dell’immagine corporea e nelle sue conseguenze più dannose (Akram et al., 2022).

Un ultimo studio rileva l’associazione tra l’esercizio fisico eccessivo e la dismorfia muscolare (Hale et al., 2013). Il collegamento interessante riguarda il ruolo della dipendenza emotiva in questa correlazione, con il bisogno di attirare l’attenzione del partner tra gli aspetti motivanti (Olave et al., 2021).

Conclusioni

Con questo articolo si è cercato di fare chiarezza differenziando la dismorfia muscolare, intesa come psicopatologia che causa una significativa sofferenza psichica nel soggetto in diversi ambiti di vita, da tutte quelle attività sportive che invece non riguardano il disturbo. Si è inoltre osservata la validità del costrutto anche nelle donne. Non è stato posto come obiettivo la comprensione del motivo per cui alcuni ideali corporei si siano affermati maggiormente piuttosto che altri, considerando che non rappresentano di per sé alcun tipo di problematica nella vita delle persone. Ciò su cui si è soffermato questo articolo è stato il cercare di comprendere quali siano le caratteristiche principali alla base del disturbo nel genere femminile, considerando alcune delle ricerche in letteratura.

Riassumendo, si evince che alcuni dei temi centrali siano l’insoddisfazione del proprio corpo, che può prendere un certo tipo di modificazione a seconda del proprio modello ideale, in questi casi eccessivamente rigido e punitivo, che una volta raggiunto è difficile da mantenere. Un aspetto che può caratterizzare la psicopatologia è la grande sofferenza psichica prodotta dalla distanza esistente tra la percezione di se stessi ed il proprio modello ideale; appena raggiunto tale modello ideale, la persona può tendere svilupparne uno ulteriore, non accontentandosi mai, ma soprattutto con la sperimentazione di dolore psichico ed insoddisfazione, anziché rendere la persona contenta del proprio livello agonistico. Un altro elemento è il rimuginare, per quanto concerne il pensiero, su come diventare maggiormente muscolose o definite. Vi è poi la credenza secondo cui non si abbia sufficiente controllo sul proprio corpo e sulla propria attività, che spinge ad agire. Un altro elemento riguarda la ricerca dello sguardo altrui, di apparire nelle competizioni pubbliche e di attirare l’attenzione delle persone importanti nella propria vita, il che non è un aspetto negativo, ma va sempre considerato nei termini dell’interpretazione mentale che la persona ha degli eventi, correlata alla paura di non aver soddisfatto lo sguardo dell’altro, e le conseguenze che questo può avere sull’atleta. La vulnerabilità e le situazioni che possono causarla vengono considerate pericolose e da evitare. Oltre alla paura, altre emozioni centrali nel disturbo sono il disgusto verso se stessi e la vergogna di mostrare i propri muscoli nonostante il costante lavoro su di essi, collegati anche a pensieri suicidari. Infine il criticismo degli altri appare un nucleo importante sin dalle prime relazioni di attaccamento.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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