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Il ruolo dell’abuso emotivo infantile e della percezione di sé nei Disturbi del Comportamento Alimentare

L' abuso emotivo infantile gioca un ruolo centrale nell'eziologia dei DCA: è soprattutto la percezione di sé a mediare tra abuso, Disturbi Alimentari e BMI

Di Luisa Resta

Pubblicato il 10 Nov. 2017

Aggiornato il 01 Lug. 2019 14:37

Un potenziale mediatore della relazione tra abuso emotivo infantile e obesità è il disturbo alimentare: diversi studi hanno messo in evidenza l’associazione tra DCA e sovrappeso e obesità, come pure i fattori di rischio comuni tra disturbi alimentari e obesità.

Luisa Resta – OPEN SCHOOL Scuola Cognitiva di Firenze

 

Nonostante i numerosi modelli eziologici del sovrappeso, dell’obesità e dei disturbi alimentari, gli interventi di gestione del peso rimangono efficaci in modo marginale, o spesso sono associati al recupero del peso. Questi dati sembrano suggerire la necessità di esplorare ulteriori modelli di trattamento e prevenzione di Disturbi del Comportamento Alimentare, sovrappeso e obesità.

La letteratura sostiene l’applicazione efficace del modello cognitivo comportamentale per il trattamento della bulimia e dell’ obesità. Tale quadro teorico indica come la percezione negativa di sé, la bassa autostima, unite all’insoddisfazione per il peso e la forma corporea, aumentano il rischio di sviluppare un disturbo legato all’alimentazione, nonché la sindrome da alimentazione notturna (NES), l’emotional eating, le abbuffate e i meccanismi di controllo sul peso (es. uso di lassativi, esercizio fisico eccessivo). La condotta alimentare disturbata, a sua volta, aumenta il rischio di sovrappeso e obesità.

Maltrattamento infantile e alimentazione disturbata

La ricerca ha dimostrato le associazioni tra maltrattamento infantile e il peso attuale; in particolare, gli individui obesi spesso riferiscono storie di maltrattamento infantile ed esperienze di abuso che a loro volta aumentano il rischio di sviluppare l’obesità. Ad ogni modo, i meccanismi che guidano la relazione tra maltrattamento infantile e lo status del peso non sono ancora stati pienamente spiegati. Quando si parla di maltrattamento psicologico o abuso emotivo, si intende una relazione emotiva inappropriata e dannosa caratterizzata da pressioni psicologiche, ricatti affettivi, indifferenza, rifiuto, denigrazione e svalutazioni che danneggiano o inibiscono lo sviluppo di competenze cognitivo-emotive fondamentali quali l’intelligenza, l’attenzione, la percezione, la memoria. Il maltrattamento psicologico si esprime attraverso critiche, ironia, sarcasmo, disprezzo e angherie ripetute e continue, modalità verbali fortemente svalutanti e sadiche, il coinvolgimento del bambino in conflitti e in ideazioni patologiche.

Un potenziale mediatore della relazione tra maltrattamento infantile e obesità è il disturbo alimentare; diversi studi hanno messo in evidenza l’associazione tra Disturbi del Comportamento Alimentare e sovrappeso e obesità, come pure i fattori di rischio comuni tra disturbi alimentari e obesità. Gli studi di popolazione hanno dimostrato che le condotte compensatorie, inclusi l’uso di lassativi, l’assunzione di pillole dimagranti e il vomito autoindotto, correlano trasversalmente con l’ obesità e sono predittori longitudinali dell’aumento di peso e dell’alimentazione incontrollata. Inoltre il disturbo da alimentazione incontrollata (BED) e la sindrome da alimentazione notturna (NES) sono frequenti tra soggetti in sovrappeso o obesi. La sovrapposizione tra meccanismi di compenso, bulimia e sindrome da alimentazione notturna, e la loro associazione con l’ obesità supportano la considerazione che questi fattori rappresentano dei mediatori nello sviluppo del sovrappeso e dell’ obesità.

Il periodo che va dall’adolescenza alla prima età adulta (18-25 anni) è considerata una fase distintiva dello sviluppo che richiede un aumento dell’ attenzione da parte del mondo della ricerca scientifica. Questa fase dello sviluppo risulta particolarmente critica per l’instaurarsi dei fattori di rischio per la salute, incluse le problematiche legate al peso, con oltre il 70% dei giovani adulti che aumentano di peso durante il periodo compreso tra le superiori e l’università. Sebbene tali meccanismi non siano ancora completamente compresi, i disturbi alimentari potrebbero avere un ruolo specifico, in particolare il loro aumento nella fase compresa tra l’adolescenza e la prima età adulta.

Il maltrattamento infantile in generale è stato associato con l’ alimentazione come strategia disfunzionale di gestione delle emozioni o dello stress, e con l’alimentazione incontrollata (binge eating). Nello specifico, l’ abuso emotivo infantile potrebbe essere il miglior predittore degli esiti negativi psicologici e comportamentali, rispetto ad altri tipi di maltrattamento o avversità. Kent, Waller e Dagnan hanno dimostrato che l’ abuso emotivo predice unicamente e in modo significativo gli atteggiamenti e i comportamenti alimentari disfunzionali (es. la spinta alla magrezza, le abbuffate e le condotte di compenso, e l’insoddisfazione corporea) ben oltre l’abuso fisico o sessuale. Inoltre, i soggetti con binge eating (BED) o quelli con sindrome da alimentazione notturna (NES) riportano un disturbo alimentare più frequentemente rispetto alla popolazione non clinica. L’ abuso emotivo potrebbe predire l’alimentazione incontrollata, il sovrappeso e le condotte di controllo del peso fino a cinque anni dopo.

La relazione tra l’ abuso emotivo infantile e i Disturbi del Comportamento Alimentare si vede anche nei giovani adulti, anche se non è ancora completamente chiaro quanto il grado di gravità dell’ abuso emotivo aumenti il rischio di sviluppare BED, sindrome da alimentazione notturna o meccanismi di controllo del peso.

Abuso emotivo infantile e percezione di Sé

La relazione tra l’ abuso emotivo infantile e i Disturbi Alimentari non è propriamente diretta; uno dei mediatori proposti dal gruppo di Hymovitz è la percezione di sé negativa. Studi sperimentali, longitudinali e trasversali dimostrano un collegamento tra la percezione di sé negativa legata all’ alimentazione, alla forma corporea e all’autostima, e i Disturbi Alimentari. Nella popolazione, l’ abuso emotivo infantile è associato con la percezione negativa del peso, forma corporea e autostima, e a livello longitudinale predice maggiormente un disagio interiore rispetto all’ abuso fisico o sessuale.

Le associazioni tra l’ abuso emotivo infantile e la percezione di sé negativa si rintracciano anche nei soggetti con BED. Nello specifico, in quelli che cercano attivamente un intervento per la gestione del peso, l’ abuso emotivo era associato all’insoddisfazione corporea, alla bassa autostima e al criticismo verso se stessi. La ricerca indica inoltre che la percezione di sé come vulnerabile e isolato media la relazione tra la vittimizzazione verbale e i Disturbi Alimentari, inoltre giustifica l’inclusione della percezione negativa di sé e l’ abuso emotivo infantile nei modelli teorici sui Disturbi del Comportamento Alimentare.

In accordo con il modello cognitivo comportamentale dei Disturbi Alimentari e dell’ obesità, la letteratura indica che i pensieri e la percezione negativa di sé legate all’ alimentazione predicono i Disturbi del Comportamento Alimentare che a loro volta predicono l’obesità.

Secondo alcuni, i modelli cognitivo comportamentali per i Disturbi Alimentari e l’ obesità non si sono interessati abbastanza al ruolo dei primissimi fattori ambientali, come l’ abuso emotivo infantile. Altri studi che prendono in considerazione l’ abuso e i Disturbi Alimentari suggeriscono come il primo giochi un ruolo centrale a livello eziologico, e i pensieri associati alla percezione negativa di sé mediano la relazione tra abuso emotivo e Disturbi del Comportamento Alimentare. Inoltre, l’avvicinarsi all’età adulta costituisce probabilmente un periodo critico per lo sviluppo delle problematiche legate al peso e dei Disturbi Alimentari.

Il modello di mediazione della relazione tra abuso emotivo, percezione di sé, disturbo alimentare e obesità

La ricerca di Hymowitz et al. ha tentato di comprendere se l’ abuso emotivo impatta sui Disturbi Alimentari attraverso la percezione di se stessi e se il disturbo alimentare ha un impatto sul BMI nella prima età adulta e quindi contribuisce allo sviluppo dell’ obesità. Secondariamente i ricercatori hanno valutato se l’ abuso emotivo predice un disturbo alimentare e come la gravità dell’ abuso aumenta il rischio di binge eating, alimentazione notturna o meccanismi di controllo sul peso nei giovani adulti.

Il modello ipotizzato dagli autori è stato confermato, evidenziando la significatività delle relazioni tra abuso emotivo infantile e percezione di sé, percezione di sé e Disturbi AlimentariDisturbi Alimentari e BMI.

Abuso emotivo infantile: quale ruolo nella percezione di sé e nei Disturbi Alimentari? - IMM1

Fig. 1 – Modello di mediazione della relazione tra abuso emotivo, percezione di sé, disturbo alimentare e obesità

Tali dati confermano un modello cognitivo-comportamentale che include l’ abuso emotivo come un fattore di rischio per le distorsioni cognitive (bias) e il successivo sviluppo di un Disturbo Alimentare e problematiche legate al peso durante la prima età adulta. Il collegamento possibile tra storia di trascuratezza infantile e successivo sviluppo di Disturbi del Comportamento Alimentare sembra risiedere nella capacità di regolare l’intensità delle emozioni e degli impulsi. Dal momento in cui i bambini trascurati non fanno esperienza di contenimento da parte del caregiver, sono costretti ad apprendere meccanismi esterni che favoriscono lo sviluppo di meccanismi di controllo in contrasto al contesto di trascuratezza, in cui evidentemente tali soggetti non esercitano alcun controllo, favorendo così la modulazione di uno stato di calma interiore e affettiva quando si presentano degli stati emotivi negativi intensi.

Queste conclusioni sostengono la necessità di approfondire ulteriormente la relazione tra la percezione di sé, la sindrome da alimentazione notturna e il binge eating nei giovani adulti con una storia di abuso infantile.

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