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Disturbi alimentari: scivolate, ricadute e come prevenirle

Il rischio di ricaduta nei disturbi alimentari rappresenta una sfida complessa del percorso di guarigione, influenzata da fattori biologici, psicologici e relazionali

Di Anna Boccaccio

Pubblicato il 03 Nov. 2025

Il rischio di recidiva nei disturbi alimentari

Circa un quarto delle persone con una diagnosi di disturbo alimentare sperimenta una ricaduta. Le ricerche attuali indicano che gli individui possono essere particolarmente vulnerabili alle ricadute nel primo anno dopo il trattamento o se presentano ancora sintomi di un disturbo alimentare a fine trattamento (in questo caso si parla di remissione parziale). Tuttavia, rimane un rischio significativo di ricaduta anche dopo la completa guarigione (Solmi et al., 2024; Heal-Cohen et al., 2025). 

Esistono alcuni fattori che possono aumentare il rischio di ricaduta. La ricaduta è più probabile quando le persone interrompono il trattamento prima che i comportamenti connessi all’alimentazione migliorino e che venga raggiunto il completo ripristino nutrizionale e del peso (Frostad et al., 2022). Altri fattori che aumentano il rischio possono includere (Sala et al., 2023):

  • maggiore durata e gravità dei sintomi
  • esordio del disturbo alimentare in età precoce
  • indice di massa corporea/peso/grasso corporeo più bassi
  • maggiore preoccupazione per il peso e per l’immagine, la forma o la dimensione del corpo
  • bassa autostima e difficoltà con le relazioni.

Alcuni fattori psicologici ed emotivi possono aumentare il rischio di ricaduta:

  • perfezionismo, schemi di pensiero rigidi, pensiero “bianco o nero”
  • paura di aumentare di peso e/o di avere una cattiva immagine corporea
  • basso sostegno sociale e alti livelli di assistenza ricevuta durante il trattamento
  • presenza di altri disturbi psichici concomitanti, come depressione, ansia, disturbo ossessivo compulsivo e abuso di sostanze
  • eventi di vita negativi o particolarmente stressanti (come lutti, traumi, licenziamenti, traslochi ecc.)
  • difficoltà nella regolazione delle emozioni
  • scarsa motivazione al cambiamento.

Ricaduta o “scivolata”?

Il percorso verso la guarigione da un disturbo alimentare può essere tutt’altro che semplice e lineare, ma richiedere tempo e presentare ostacoli che frenano il recupero temporaneamente (come in una “scivolata”) o per periodi più lunghi (come in una ricaduta). È importante, infatti, fare una distinzione tra una vera e propria ricaduta e quella che, in gergo psicologico, si definisce scivolata o caduta. 

In un disturbo alimentare, la ricaduta (o recidiva) può essere definita come la ricomparsa del disturbo nei suoi sintomi, schemi di pensiero e comportamenti tipici, a seguito di un periodo di miglioramento o del tutto libero dai sintomi. Un esempio? Dopo settimane o mesi di miglioramento, una persona potrebbe notare graduali ma costanti cambiamenti nelle proprie abitudini alimentari, una regressione a comportamenti alimentari disordinati (come saltare pasti, restrizioni dietetiche, seguire rigide regole alimentari, abbuffarsi ecc.), la ripresa di comportamenti di controllo del corpo (come pesarsi e guardarsi ripetutamente allo specchio) o di eliminazione (ad esempio, impegnarsi in eccessiva attività fisica), potrebbe ripensare al proprio disturbo alimentare in termini positivi o addirittura “nostalgici” (“Quando ero in anoressia, avevo il pieno controllo del mio corpo e della mia vita”), trascurare appuntamenti di monitoraggio e isolarsi dai rapporti sociali (in particolare con coloro che sono a conoscenza della sua storia di disturbo alimentare). Fondamentale è cogliere i segnali di ricaduta, superare vissuti di colpa, vergogna, paura del giudizio degli altri e di dover “ricominciare da capo”, per intervenire tempestivamente e riavviare un percorso di trattamento e recupero. In alcuni casi, potrebbe essere necessario un livello di assistenza più elevato, come un trattamento ospedaliero o residenziale.

Una scivolata (o caduta) indica un singolo episodio, un comportamento isolato riconducibile al disturbo alimentare che non sfocia necessariamente nel pieno ritorno dei sintomi. Un esempio può essere un pasto saltato o una singola abbuffata. Durante il processo di recupero, le “sviste” – per così dire – possono essere comuni e, quando si verificano, la persona può viverle come un fallimento totale e come sinonimo di una regressione irreversibile verso il disturbo. Tale atteggiamento può favorire, a sua volta, ulteriori scivolate fino all’instaurarsi di una vera e propria ricaduta

Prevenire scivolate e ricadute

Nei disturbi alimentari, scivolate e ricadute capitano. Si tratta di possibilità frequenti e più comuni di quanto pensiamo, e la prospettiva di esserne in qualche modo immuni può risultare non solo irrealistica ma dannosa. 

Sebbene cadute e ricadute possano sembrare un passo indietro rispetto al percorso svolto, in realtà rappresentano preziose opportunità per comprendere il funzionamento del proprio disturbo alimentare e imparare a gestirne i sintomi. Per prevenire una ricaduta, infatti, è importante imparare a riconoscere e affrontare quei fattori che possono mettere a rischio o ostacolare il recupero. La guarigione da un disturbo alimentare è possibile anche per chi ha lottato a lungo con i suoi sintomi e con le recidive. Essere consapevoli di alcuni segnali di ricaduta, può aiutarci a individuare un eventuale ritorno a vecchi schemi malsani di pensiero o comportamento. In questo modo, abbiamo la possibilità di impedire che una singola caduta si trasformi in una ricaduta, preparandoci al contempo a gestire in modo più funzionale i fattori scatenanti in futuro.

Può essere utile elaborare un “piano di emergenza” (di coping) per affrontare tali fattori di rischio. Un piano di coping potrebbe includere chiamare un amico, fare una passeggiata, scrivere un diario, tornare ad adottare un piano alimentare preciso, chiedere aiuto nella preparazione di pasti e spuntini, mettere in discussione un pensiero negativo sul disturbo alimentare o richiedere il supporto di un professionista della salute mentale. Programmare e seguire incontri regolari di monitoraggio in fase di miglioramento dei sintomi può rivelarsi una strategia utile a intervenire tempestivamente in caso di necessità.

La guarigione non deve essere necessariamente un “percorso perfetto” e una scivolata o una ricaduta non significano che il recupero sia irraggiungibile. Al contrario, superare questi ostacoli può fornire alla persona conoscenze, competenze e risorse utili ad affrontare le sfide del percorso di recupero. Le persone guariscono dai disturbi alimentari e superano le ricadute ogni giorno. Ritrovare la strada verso la guarigione è possibile.

Prevenzione delle ricadute: mantenere un rapporto equilibrato con il cibo e con il corpo – Evento online

Nel corso dell’incontro in live streaming aperto al pubblico verranno approfonditi i principali fattori di rischio per le ricadute e si forniranno strumenti pratici per riconoscere i segnali precoci che potrebbero indicare una regressione clinica. Inoltre, saranno discusse le strategie di prevenzione basate su interventi psicoeducativi, supporto nutrizionale e follow-up medico, con l’obiettivo di garantire una gestione efficace della patologia nel lungo periodo.

Al termine dell’incontro ci sarà uno spazio alle domande del pubblico per supportare coloro che vogliono comprendere meglio il percorso di mantenimento del benessere dopo un disturbo alimentare.

Prevenzione delle ricadute – 5 novembre 2025 ore 18:00

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