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Congedo paterno: un’opportunità per rafforzare il legame con il neonato?

Un recente studio ha condotto un’indagine sul ruolo del congedo paterno nella costruzione del legame padre-neonato nei primi anni di vita

Di Silvia Bettoni, Silvia Carrara, Martina Gori, Alessandro Ocera

Pubblicato il 19 Mar. 2025

Aggiornato il 20 Mar. 2025 10:45

Legame genitore – neonato e congedo paterno

Il legame genitore-neonato è quel legame emotivo caratterizzato da sentimenti d’amore che il genitore prova nei confronti del figlio (Kinsey & Hupcey, 2013), un processo psicologico che sembra essere centrale durante il puerperio, cioè le prime sei settimane successive alla nascita del bambino (Brockington et al., 2006). Tale legame genitore-neonato è stato definito il prerequisito necessario affinché il genitore possa mettere in atto dei comportamenti genitoriali positivi (Condon & Corkindale, 1998) e, non a caso, sembra avere un ruolo importante nello sviluppo del bambino (de Cock et al., 2017).

Sebbene la ricerca scientifica si sia concentrata principalmente sul legame madre-neonato piuttosto che sul legame padre-neonato, esistono alcuni dati rilevanti. Per quanto riguarda le caratteristiche dei padri, essere un padre più giovane (Hall et al., 2015), avere un livello di istruzione inferiore (de Cock et al., 2016) e avere dei tratti di personalità più marcati di estroversione, coscienziosità, gradevolezza e stabilità emotiva (de Cock et al., 2016) sembrano essere associati ad un legame padre-neonato più elevato. Relativamente al rapporto di coppia, avere il supporto del partner, una migliore qualità della relazione (de Cock et al., 2016; Nishigori et al., 2020) e un livello più elevato di legame madre-neonato (Nishigori et al., 2020) sono associati ad un maggiore legame padre-neonato. Per quanto riguarda altri fattori contestuali, la depressione nei padri (Nishigori et al., 2020) e nelle madri (Kerstis et al., 2016), lo stress genitoriale (de Cock et al., 2016) e un temperamento difficile del bambino (Parfitt et al., 2014) risultano correlati a un minore legame padre-neonato. Inoltre, i padri di figli primogeniti sembrano provare verso questi ultimi un maggiore legame emotivo rispetto ai padri che hanno più di un figlio, probabilmente perché i primi possono dedicare più tempo all’unico figlio (de Cock et al., 2016). L’importanza del tempo condiviso è sottolineata dal fatto che i livelli del legame madre-neonato sono risultati più alti rispetto a quelli padre-neonato, probabilmente perché le madri trascorrono più tempo con i loro figli rispetto ai padri (de Cock et al., 2016;Hall et al., 2015). Da quando i Paesi facenti parte dell’OCSE hanno introdotto le prime riforme del congedo parentale (Castro-García & Pazos-Moran, 2016), la percentuale di padri che richiedono il congedo sta aumentando (Statistisches Bundesamt [Desatis], 2020). Molti padri che hanno usufruito del congedo parentale tendono a ridurre le ore lavorative (Hobler and Pfahl, 2015) e si impegnano in un maggiore coinvolgimento nei compiti di cura dopo la fine del congedo parentale (Bünning, 2015; Romero-Balsas, 2015), soprattutto a seguito di periodi di congedo parentale più lunghi (Pragg & Knoester, 2017); infatti, i padri costantemente coinvolti nella cura dei figli e nelle attività familiari nei loro primi mesi di vita sono più propensi ad essere presenti durante la loro crescita al fine di mantenere una relazione intima padre-bambino (Pfahl & Reuyss, 2010). Anche i bambini i cui padri hanno usufruito del congedo paterno (Petts et al., 2020) e sono stati maggiormente coinvolti nella loro cura nel primo anno di vita (Jessee & Adamsons, 2018), riportano una migliore relazione padre-figlio, a differenza dei bambini che hanno avuto padri meno coinvolti.

Lo studio di Schaber et al. (2021)

Lo studio longitudinale di Schaber e colleghi (2021) si è posto l’obiettivo di verificare se trascorrere più tempo con il bambino possa predire livelli più elevati di legame padre-neonato all’età di 14 mesi e se la fruizione del congedo paterno faccia aumentare il numero di ore trascorse con il bambino dopo il congedo parentale. Dunque, gli autori hanno ipotizzato una relazione tra la durata del congedo paterno e il legame padre-neonato mediata dal tempo che i padri dedicano attivamente alla cura dei figli. Sono stati reclutati madri e padri tedeschi durante la gravidanza, durante la quale essi hanno compilato alcuni questionari, mentre le successive somministrazioni sono avvenute a 8 settimane dalla data prevista del parto, a 14 mesi, 2 anni, 3 anni e 4 anni e mezzo dopo il parto effettivo. Oltre alla valutazione del legame padre-neonato (mediante il Postpartum Bonding Questionnaire; Reck et al., 2006), la durata in mesi del congedo paterno e le ore settimanali dedicate alla cura dei bambini (es. dare da mangiare, mettere a letto, giocare), sono stati valutati anche possibili fattori confondenti, come lo stato attuale del congedo paterno (se è terminato o in corso), la presenza o meno di un lavoro part-time durante il congedo paterno, la durata del congedo paterno in solitaria (mentre la madre lavorava), l’età (poiché le nuove generazioni di padri desiderano essere maggiormente coinvolte nella cura dei figli rispetto a quelle precedenti; Juncke et al., 2018, come citato da Schaber et al., 2021), l’istruzione (in quanto talvolta un grado di istruzione più alto è stato correlato a periodi più lunghi di congedo parentale; Lappegard, 2008) e la soddisfazione di coppia (in quanto essa a 9 mesi dal parto è associata positivamente al congedo paterno (Petts & Knoester, 2019).

Risultati dello studio

Lo studio ha indagato il legame tra la durata del congedo di paternità e la qualità del rapporto tra padre e figlio a 14 mesi dalla nascita, considerando anche il numero di ore settimanali dedicate alla cura del bambino. Dai risultati emerge che un congedo di paternità più lungo favorisce una maggiore partecipazione dei padri nella cura del bambino. Tuttavia, quando si tengono in considerazione alcuni fattori come la soddisfazione nella relazione di coppia, l’età e il livello di istruzione del padre, questa associazione non è più statisticamente significativa. Anzi, in alcuni casi, un congedo paterno più prolungato sembra avere un effetto negativo sul legame padre-figlio, suggerendo che la qualità del tempo trascorso insieme potrebbe essere più importante della quantità.

Un dato interessante riguarda la soddisfazione nella relazione di coppia: i padri che vivono una relazione stabile e appagante tendono a sviluppare un legame più solido con il proprio figlio. Inoltre, i padri più giovani e con un livello di istruzione inferiore dedicano più tempo alla cura dei figli rispetto ai padri più istruiti, forse a causa di minori responsabilità lavorative o di una diversa concezione del ruolo paterno. Al contrario, fattori come il lavoro part-time durante il congedo paterno non sembrano influenzare il tempo dedicato alla cura del bambino. Questi risultati suggeriscono che il congedo di paternità da solo potrebbe non essere sufficiente a rafforzare il legame padre-figlio, ma dovrebbe essere accompagnato da politiche di supporto alla genitorialità e alla qualità della vita familiare.

Limiti e implicazioni future

Tra i principali limiti dello studio vi è il fatto che tutte le variabili chiave, come la durata del congedo parentale, il tempo trascorso con il bambino e la qualità del legame padre-figlio, sono state misurate nello stesso momento temporale (14 mesi dopo la nascita). Questo impedisce di stabilire un vero e proprio rapporto di causa-effetto. Inoltre, la maggior parte dei padri coinvolti ha usufruito solo dei due mesi di congedo non trasferibili all’altro genitore, riflettendo la situazione generale della Germania ma non quella di altri Paesi con politiche più generose in materia di congedo parentale. Il campione dello studio è inoltre composto prevalentemente da padri con un livello di istruzione medio-alto, limitando la generalizzabilità dei risultati a tutta la popolazione.

Nonostante questi limiti, la ricerca offre spunti interessanti per le politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia. Se da un lato i risultati suggeriscono che un congedo paterno più lungo non è necessariamente sinonimo di un miglior legame padre-figlio, dall’altro confermano che una maggiore partecipazione paterna è possibile con incentivi adeguati, come i mesi di congedo riservati ai padri. In futuro, sarebbe utile approfondire il ruolo di altri fattori, come l’esperienza del parto e il contatto fisico nei primi giorni di vita, nella costruzione del legame tra padre e figlio. Inoltre, sarebbe interessante studiare gli effetti del congedo paterno in contesti in cui i padri possono usufruire di periodi più lunghi di assenza dal lavoro. Comprendere meglio queste dinamiche potrebbe aiutare a sviluppare politiche più efficaci per sostenere il coinvolgimento paterno nella crescita dei figli.

Riferimenti Bibliografici
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