Chirurgia estetica e benessere psicologico
State Of Mind (SoM): L’insoddisfazione per il proprio corpo nasce da una discrepanza tra la percezione dell’immagine corporea e la sua idealizzazione. Se in alcuni casi questo fenomeno resta di lieve entità all’interno di un percorso fisiologico di crescita e cambiamento, in altri la distorsione dell’immagine corporea è sintomo trasversale di diverse malattie mentali gravi, come i disturbi alimentari o la dismorfofobia. Non sorprende che molte persone, consapevoli o meno di essere affette da tali disturbi, possano richiedere un intervento di chirurgia estetica. In questi pazienti il miglioramento estetico può offrire immediato sollievo, ma potrebbe altrettanto velocemente lasciare spazio alla possibilità di focalizzarsi su altri dettagli estetici, con la conseguente ricerca di una nuova risposta correttiva che fornisca di nuovo quel miraggio di benessere.
Qual è il suo punto di vista rispetto a questo possibile scenario? C’è modo per i professionisti del suo settore di distinguere una richiesta di un intervento puramente estetico, semmai esiste, da una richiesta impropria di cura di un problema che di fatto è di natura psicologica?
Dr. Andrea Spano (S): Durante la prima fase di consultazione questi sono proprio interrogativi che non possono non essere presi in considerazione. Pongo sempre quindi molta attenzione a tutti i fattori di rischio prima di pianificare un intervento, siano essi di natura fisica ma anche psicologica, consapevole che entrambi possono pregiudicare il risultato atteso, che è sempre il benessere del paziente. Devo quindi necessariamente escludere la presenza di disturbi mentali che possono compromettere questo obiettivo, se non addirittura aggravare la salute del paziente a seguito di un mio intervento. In tutta sincerità, noi medici di chirurgia estetica non abbiamo certo le competenze per andare ad analizzare in profondità ogni aspetto del benessere psicologico del paziente, ma nel momento in cui fossimo colti da qualsiasi dubbio, ritengo doveroso che la condizione clinica del paziente che chiede il nostro intervento sia valutata da uno specialista in materia che ci aiuti a valutarne l’opportunità a tutela del suo benessere.
Mi rendo conto che, per chi è un medico alle prime armi, può essere difficile confrontarsi con tale complessità e in buona fede potrebbe sentirsi quasi in dovere di assecondare una richiesta che il paziente descrive come risolutiva di un profondo malessere. Negli anni io ho maturato la convinzione che sia necessario dedicare al paziente diverse visite prima di procedere con l’operazione chirurgica, al fine di avere quanta più certezza possibile che sia in possesso di aspettative realistiche rispetto agli esiti. Mi rassicura molto raccogliere in anamnesi il dato che il paziente sta affrontando un percorso di psicoterapia perché sono certo che un approccio multidisciplinare sia fondamentale quando si affronta un intervento di chirurgia estetica, molto invasivo e a contatto con aspetti profondi della persona, come la costruzione di un’identità e di un valore personale.
Anche quando correggo un difetto estetico evidente, come per esempio un’asimmetria tra due seni, sono consapevole che il mio intervento potrà non risolvere tutte le difficoltà che la paziente può aver sviluppato nell’intimità con il partner, ma so anche che posso contribuire in senso positivo all’interno di un percorso più ampio verso una migliore qualità di vita.
Non sempre però sono chiamato a intervenire su difetti evidenti; quando la richiesta del paziente è di omologazione a un modello estetico, spesso diffuso dai social, senza che vi sia esigenza di correggere una grave disarmonia ma anzi con il rischio di generarla, allora bisogna saper dire “no”.
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Imm. 1 – Dr. Andrea Spano
SOM: A proposito di saper dire di no, i genitori spesso faticano ad osservare la sofferenza dei figli, a considerarla un elemento fisiologico in un percorso di crescita. Nel periodo dell’adolescenza, in particolar modo, i figli si confrontano con le fatiche emotive di riconoscere e accettare un corpo che cambia e che manifesta tutte le sue differenze nel confronto con quello dei coetanei e delle innumerevoli immagini proposte dai social network. Troppo spesso i genitori sperimentano panico davanti a questa sofferenza che cercano quindi di tamponare appoggiando richieste di un intervento estetico che offra sollievo immediato. Le è capitato di osservare situazioni come queste?
S: Assolutamente sì, è all’ordine del giorno. L’intenzione di questi genitori è sempre quella di aiutare i propri figli a risolvere un problema ma non sempre la soluzione che immaginano è raggiungibile con il mio solo intervento. In questi casi è importante dedicare visite separate a genitori e figli per confrontare le reciproche aspettative e verificarne la bontà.
SOM: Avendo ormai ben chiaro che il tema del benessere psicologico irrompe spesso nella realtà lavorativa di chi si occupa di chirurgia estetica, secondo lei, prevedere, all’interno di strutture che operano in tale ambito, professionisti della salute mentale che accompagnano l’esperienza del paziente dal primo colloquio di consultazione fino ai controlli post operatori, potrebbe limitare i fattori di rischio che abbiamo già menzionato?
S: È un trend sicuramente in crescita quello di promuovere l’intervento di psicologi o psichiatri in occasione di interventi chirurgici irreversibili. Fanno da precursori i percorsi di riassegnazione dei caratteri sessuali, laddove un supporto psicologico è considerato un tassello fondamentale. Anche le decisioni legislative degli ultimi anni vanno nella direzione di una maggiore sensibilità intorno a questo tema e sempre più cliniche inseriscono l’analisi del benessere psicologico del paziente nel percorso propedeutico all’intervento di chirurgia estetica.
SOM: Immagino che tante volte un difetto estetico sia protagonista di una storia traumatica che ha dato vita a credenze disfunzionali su di sé e sul mondo. Quante volte la correzione di questo difetto può da sola curare gli esiti traumatici, migliorando per esempio il rapporto che il paziente ha con sé stesso e con gli altri?
S: Io come medico chirurgo non sono contento nel momento in cui ti rifaccio il naso ma se, rifacendoti il naso, contribuisco davvero a migliorare la tua qualità di vita. Le persone devono capire che a volte non è sufficiente il solo atto chirurgico ma questo deve fare parte di un percorso più ampio di presa in carico della salute del paziente. Solo all’interno di un percorso multidisciplinare si può avere la certezza che la chirurgia estetica sia promotrice del reale benessere delle persone.
Dott. Andrea Spano: specialista in chirurgia plastica estetica
Il Dott. Andrea Spano ha iniziato il suo percorso professionale a Milano all’Ospedale San Raffaele, successivamente presso MultiMedica, all’IRCCS Ospedale Galeazzi e all’Istituto Nazionale dei Tumori. Ha trascorso in seguito due anni in uno dei reparti più famosi d’Europa per la chirurgia plastica (a Gand, in Belgio). Tornato in Italia, è diventato dirigente della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori. È stato consulente per molti anni sia del Presidio Ospedaliero Gaetano Pini, del Galeazzi e dell’Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano.
Nella sua carriera ha effettuato più di ventimila interventi chirurgici. Si occupa principalmente di chirurgia estetica del seno, del viso e del corpo, ma anche di chirurgia plastica funzionale e di chirurgia ricostruttiva post-oncologica, oltre che di medicina estetica e trattamenti non invasivi.
Con la dottoressa Alessia Buscarini ha fondato tredici anni fa la clinica di medicina e chirurgia estetica “The Clinic”, a Milano.