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La chirurgia estetica è un trattamento efficace per la Dismorfofobia?

Le persone con dismorfofobia tendono a cercare maggiormente trattamenti come la chirurgia estetica rispetto a interventi psichiatrici: sono efficaci?

Di Margherita Rinaldi

Pubblicato il 16 Dic. 2022

Essendo il Disturbo da Dismorfismo Corporeo caratterizzato da una tendenza a ossessionarsi e preoccuparsi in modo persistente di difetti inesistenti o minori, il trattare chirurgicamente solo una parte del corpo non migliora la gravità complessiva del disturbo.

 

La Dismorfofobia

La Dismorfofobia o Disturbo da Dismorfismo Corporeo (Body Dismorphic Disorder [BDD]) è un disturbo cronico con esordio nell’adolescenza che ha una prevalenza dell’1,7-2,4% nella popolazione generale (Lai et al., 2010). Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders [DSM-5]) definisce il Disturbo da Dismorfismo Corporeo come un disturbo caratterizzato da una preoccupazione per un difetto immaginario del proprio aspetto che causa disagio significativo o una compromissione funzionale (cioè una condizione di salute in cui una o più delle normali funzioni fisiologiche sono compromesse; American Psychiatric Association [APA], 2014). Qualsiasi parte del corpo può essere oggetto del Disturbo da Dismorfismo Corporeo, ma le preoccupazioni riguardano spesso uno o più aspetti visibili, del viso o del corpo (Mulkens & Jansen, 2006). Le persone che ne soffrono tendono a esaminare e modificare in modo ossessivo la particolare parte del corpo (Lai et al., 2010).

Il Disturbo da Dismorfismo Corporeo e i trattamenti di chirurgia estetica

La maggior parte delle persone affette da Disturbo da Dismorfismo Corporeo fatica a riconoscere il proprio disturbo come un problema di natura mentale: il problema è considerato di natura fisica e ritengono, di conseguenza, di avere una reale deformità per la quale è necessario un trattamento estetico (Crerand et al., 2010; Lai et al., 2010). Le persone con Disturbo da Dismorfismo Corporeo, infatti, tendono a cercare maggiormente trattamenti cosmetici come soluzione a quelli che percepiscono come “difetti” rispetto a interventi psichiatrici (Crerand et al., 2010).

La chirurgia estetica è diventata sempre più popolare negli ultimi 15 anni, in particolare tra gli under 30 (Mulkens & Jansen, 2006) ed è stimato che il 26-40% dei pazienti con Disturbo da Dismorfismo Corporeo si è sottoposto a chirurgia estetica (Lai et al., 2010). Tuttavia, sembrerebbe che raramente i trattamenti medici migliorino i sintomi del Disturbo da Dismorfismo Corporeo sia nel breve che nel lungo termine (Crerand et al., 2010; Phillips et al., 2001). Inoltre, sembrano avere un ruolo cruciale le aspettative dei pazienti con Disturbo da Dismorfismo Corporeo che si sottopongono alla chirurgia estetica: aspettative irrealistiche sembrerebbero condurre a una maggiore probabilità di insoddisfazione degli interventi medici effettuati (Castle et al., 2002), ancor più se il soggetto si è sottoposto a più interventi (Lai et al., 2010).

Le ragioni dell’inefficacia della chirurgia estetica nel Disturbo da Dismorfismo Corporeo

Essendo il Disturbo da Dismorfismo Corporeo caratterizzato da una tendenza a ossessionarsi e preoccuparsi in modo persistente di difetti inesistenti o minori, il trattare chirurgicamente solo una parte del corpo non migliora la gravità complessiva del Disturbo da Dismorfismo Corporeo (Crerand et al., 2010). Sembrerebbe, invece che, dopo l’intervento chirurgico, i pazienti spostino la loro preoccupazione su una nuova area corporea: si preoccupano maggiormente di imperfezioni minori nella zona trattata o temono un suo imbruttirsi (Phillips et al., 2001). Questo potrebbe spiegare il perché un cambiamento “superficiale” come quello di chirurgia estetica non possa essere considerato una cura (Crerand et al., 2010).

Un altro elemento che sembrerebbe giocare un ruolo importante nel mantenimento del Disturbo da Dismorfismo Corporeo è riconducibile all’area neurobiologica, cioè quella branca della biologia relativa allo studio del sistema nervoso. In particolare, sono state riscontrate delle anomalie neurobiologiche in soggetti con Disturbo da Dismorfismo Corporeo: hanno una maggiore attivazione delle aree cerebrali specializzate nell’elaborazione dei dettagli piuttosto che in quella globale (Feusner et al., 2007), di conseguenza, è improbabile che tali differenze neurobiologiche e pregiudizi percettivi possano essere modificati dalla chirurgia (Crerand et al., 2010).

Interventi efficaci per il Disturbo da Dismorfismo Corporeo

Nonostante i soggetti con Disturbo da Dismorfismo Corporeo vedano la chirurgia estetica come unica soluzione, la terapia cognitivo-comportamentale è, a oggi, il trattamento evidence-based (ovvero basato su prove di efficacia) più efficace per questo disturbo, anche se un’altra opzione efficace di trattamento può essere quello farmacologico (Mulkens & Jansen, 2006). Dati questi aspetti, sarebbe importante che i chirurghi estetici prima di un intervento somministrassero strumenti di screening (come il Body Dysmorphic Disorder Questionnaire; Thanveer & Khunger, 2016) in modo da identificare i soggetti con Disturbo da Dismorfismo Corporeo, così da evitare ripetuti interventi medici che non migliorerebbero i sintomi del paziente (Crerand et al., 2010).

Conclusione

In generale, le persone ricorrono alla chirurgia estetica quando la loro autostima dipende fortemente dall’immagine corporea e quando sono molto insoddisfatte della stessa. Tuttavia, le persone con Disturbo da Dismorfismo Corporeo sembrano non avere esiti positivi da questo tipo di intervento, anzi, i sintomi tendono a permanere nel tempo e a peggiorare in caso di trattamenti di chirurgia estetica ripetuti.

 

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