Philip Zimbardo e l’esperimento carcerario di Stanford
È scomparso il 14 ottobre 2024 all’età di 91 anni Philip Zimbardo, uno dei più influenti studiosi della psicologia sociale. Divenne celebre nel 1971 con l’Esperimento Carcerario di Stanford che mirava a studiare il comportamento delle persone all’interno di un gruppo sociale, in particolare in un ambiente carcerario simulato.
Zimbardo, per realizzare l’esperimento, si riferì alla teoria del comportamento sociale di Gustave Le Bon, detta della deindividuazione, secondo la quale gli individui di un gruppo coeso, tendono a perdere l’identità personale, la consapevolezza, il senso di responsabilità, alimentando in questo modo la comparsa di comportamenti antisociali. Utilizzando studenti volontari, nell’esperimento Zimbardo assegnò loro casualmente il ruolo di guardie o prigionieri. Le guardie svilupparono comportamenti sadici e abusivi, mentre i prigionieri divennero sempre più sottomessi e stressati. L’esperimento dimostrò come il potere della situazione e l’assunzione di ruoli sociali punitivi potessero portare a comportamenti crudeli e disumani. Questo studio è considerato un esempio importante per comprendere il potere della situazione nel determinare il comportamento umano e continua a essere ampiamente discusso nelle lezioni di psicologia.
I principali studi condotti da Philip Zimbardo
Negli anni successivi, Philip Zimbardo continuò a condurre studi sull’influenza delle situazioni sul comportamento umano. Alcuni dei suoi lavori approfondiscono l’idea che l’anonimato nel contesto di gruppo possano portare le persone a comportarsi in modi che non rispecchiano la loro personalità individuale. Questo lavoro proseguì le sue ricerche iniziali, includendo ulteriori esperimenti sui comportamenti antisociali e criminali in gruppi. Negli anni 2000, Zimbardo si è concentrato sulla percezione del tempo e il suo impatto sul comportamento, pubblicando il libro The Time Paradox nel 2008. In questo lavoro, Philip Zimbardo esplora come la visione del passato, presente e futuro influenzi il modo in cui le persone prendono decisioni e vivono la propria vita.
I risultati di tutti questi studi sulla crudeltà sociale di gruppo furono raccolti nel libro The Lucifer Effect: Understanding How Good People Turn Evil (2007) dove Zimbardo analizza il processo attraverso il quale persone ordinarie possono compiere azioni malvagie in determinate circostanze, approfondendo anche le implicazioni dei suoi studi passati come l’esperimento di Stanford. Infine, dopo aver esplorato per tutta una vita il male, dal 2010 Zimbardo ha iniziato a studiare il bene fondando il progetto Heroic Imagination Project, che cerca di promuovere il comportamento eroico nella vita quotidiana, insegnando alle persone a resistere alle pressioni sociali negative e a scegliere azioni moralmente positive e altruistiche in situazioni di crisi.
Ricordando Philip Zimbardo: l’incontro con la redazione di State of Mind
Il suo ricordo è per noi della redazione di State of Mind non solo scientifico ma anche personale dall’11 luglio 2015, quando potemmo incontrare e conoscere di persona Philip Zimbardo. In quell’occasione egli ci raccontò il suo percorso di vita e di studi nella lezione magistrale che tenne a Milano alla Sigmund Freud University, lezione intitolata “My Journey from Evil to Heroism – The secret power of Time in our lives”.
L’idea della visita a Milano era nata l’anno prima, quando il direttore Di State of Mind Giovanni M. Ruggiero aveva incontrato Zimbardo al convegno annuale del 2014 dell’American Psychological Association a Washington D.C. Come molti italo-americani, Zimbardo nutriva un legame affettivo con il paese di origine della sua famiglia e fu felice di accettare. Si recava frequentemente anche in Sicilia, dove aveva promosso collaborazioni di ricerca sociale.